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Greyhound: il nemico invisibile - recensione

Un uomo solo ne può salvare tanti.

Tom Hanks è un uomo animato da un encomiabile intento didascalico, oltre che da una volontà di civile divulgazione della storia e dei suoi insegnamenti.

Dopo la collaborazione con Spielberg in 'Salvate il Soldato Ryan' e come produttore di serie memorabili come 'Band of Brothers' e 'The Pacific', la sua carriera è ricca di titoli istruttivi.

Come interprete negli ultimi anni ha scelto tanti personaggi diversi, alle prese con problemi più grandi di loro affrontati con l'incredibile coraggio del singolo, solo contro nemici di vario genere (pirati, uomini politici disonesti, spie, i media e pure i guasti meccanici). Forse è anche nostalgico dei bei tempi passati e quali sono per il suo Paese?

Sono quelli di quando gli USA, per un brevissimo momento, sono stati davvero i paladini della libertà del mondo, quando il confine fra Bene e Male era chiaro, netto. ossia ai tempi della Seconda Guerra Mondiale.

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Lo ritroviamo come interprete e sceneggiatore in Greyhound, puro e semplice film di guerra come non si vedeva da tempo. La pellicola si apre sulle voci di Churchill e Roosevelt, a confermare la veridicità storica di quanto si racconterà. Dal momento della stipulazione dell'accordo Lend-Lease nel 1941, gli Stati Uniti avevano iniziato a inviare aiuti alla Gran Bretagna attraverso convogli di navi, che solcavano il gelido nord Atlantico protetti da caccia dell'Aviazione.

Ma gli aerei avevano un'autonomia che li costringeva a ritornare indietro prima che le navi si trovassero nel raggio d'azione degli aerei dell'alleato, lasciandoli indifesi per circa 48 ore. In questo lasso di tempo erano da soli a difendersi dagli attacchi del nemico, che avvenivano soprattutto grazie ai sommergibili tedeschi, i temibili U-Boot, nemici subdoli e mortali che li attendevano al varco, come tanti film di guerra ci hanno insegnato (Duello nell'Atlantico, U-Boot 96, U-429, L'affondamento del Laconia).

Sarebbero stati parzialmente neutralizzati solo grazie all'incremento della tecnologia di radar e sonar e, soprattutto, alla decifrazione dei codici di comunicazione (Codice Enigma). Sull'argomento di Greyhound ricordiamo il film 'Affondate la Bismarck' del 1960.

Siamo nel febbraio del '42, pochi mesi dopo l'ingresso in guerra degli USA. Il protagonista della storia è il Capitano Ernest Krause, al suo primo comando di un convoglio di aiuti sul cacciatorpediniere USS Keeling, detto Greyhound. Arrivati nella zona chiamata "Black Pit", privi di protezione aerea, affronterà circa 48 ore di inferno.

Al comando si è soli con i propri rovelli.

Il convoglio composta da 37 navi finirà nel mirino di ben 6 sommergibili, che con tattiche di indiscussa astuzia riusciranno a seminare morte e devastazione fra le navi. Sotto il comando di Krause però, gli americani riusciranno a difendersi eroicamente, salvando molti sopravvissuti e affondando alcuni sommergibili.

Il film racconta le ore di caccia fra navi e sommergibili dove le parti spesso si invertono, una "battaglia navale" di mosse e contromosse, di astuzia e coraggio, con il "levriero" americano tallonato dal "lupo grigio" tedesco, come si autodefiniva il nemico nelle trasmissioni che riusciva a infiltrare con scopi propagandistici nelle frequenze della nave.

Pur nella sua struttura da camera, ambientato quasi interamente nella plancia di combattimento, con incursioni all'esterno rese in CG, dopo un inizio un po' lento appesantito dai tanti dialoghi tecnici, Greyhound riesce a coinvolgere e a generare una certa suspense, che ci fa accogliere con infantile entusiasmo ogni affondamento nemico, mentre sullo sfondo esplodono e affondano tante navi alleate.

Sui titoli di coda leggeremo che nelle varie battaglie sull'Atlantico sono state affondate più di 3500 navi con varie tonnellate di carico e sono morte 72.200 persone.

Quando il pericolo si vede a occhio nudo.

Dirige senza guizzi particolari Aaron Schneider, ex direttore della fotografia al suo secondo film dopo Get Low. Il film è stato girato a Baton Rouge con alcune vere fregate della Royal Canadian Navy e molti effetti in computer grafic. Tom Hanks scrive anche la sceneggiatura, per la sua sesta volta, a partire dal libro The Good Shepherd di C. S Forester, scritto nel 1955.

I personaggi di contorno sono appena abbozzati, funzionali alla pura azione, solo qualcuno gode di un attimo di maggiore approfondimento, ma va detto che anche per il protagonista, ruolo che Hanks si è riservato, non si indulge in troppi dettagli, con una concessione alla retorica di genere solo nel finale, mentre il resto del film è efficace azione svolta in base a strategie e tattiche in costante, frenetica evoluzione.

Tom Hanks, attore universalmente amatissimo, è perfetto per il suo personaggio, un uomo sobrio, pacato e composto anche nel mezzo di un attacco multiplo, politicamente corretto nella celebrazione delle diverse origini etniche dei suoi soldati, profondamente credente.

Ogni errore costerà caro.

Il film, un'ora e mezza di pulita e lineare narrazione, si apre e si chiude su un uomo che prega e pensa alla sua amata, che vuole fare al meglio il suo dovere, conscio che ogni suo errore, ogni mancanza, costerà vite umane. Un uomo semplice, che dopo tanta azione angosciante riesce a coricarsi e finalmente dormire il sonno del Giusto, con la consapevolezza di avere fatto il suo dovere. Un uomo sentimentale che la sorte costringe all'azione, senza però dargli mai la certezza che le scelte che sta compiendo siano esatte.

L'uscita del film era programmata per giugno, visti i noti problemi lo troviamo adesso su Apple TV+, che si dice abbia pagato 70 milioni di dollari per acquistare i diritti, a fronte di un costo del film di 50 milioni. Se forse la CGI di professionale (ma non sublime) livello può trarre vantaggio dal mancato passaggio sui grandi schermi, a essere penalizzato potrebbe essere il comparto sonoro, che merita un buon impianto audio e un volume adeguato per accrescere l'indubbio coinvolgimento.

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A proposito dell'autore

Giuliana Molteni

Contributor

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