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Galveston - recensione

Da certi destini ci si può salvare?

Siamo tutti bravi a gestire la morte degli altri e se siamo dei killer anche a somministrarla, con indifferenza. Ma se ci tocca da vicino, le cose cambiano. Siamo a New Orleans nel 1988 e Roy (Ben Foster), quarantenne senza futuro, fa il lavoro sporco per un boss che ha come base operativa una lavanderia industriale (Beau Bridges, quasi un cameo).

Lo conosciamo mentre rifiuta con violenza la diagnosi di tumore al polmone, anzi ci accende sopra una sigaretta. Nell'incarico che subito dopo gli affida il suo capo, si nasconde però un'insidia, che lo costringe a mettersi contro il suo gruppo e a fuggire. Roy è un delinquente incallito ma in fondo ha ancora un cuore, e così si porta dietro la giovanissima prostituta che era rimasta coinvolta nel colpo, destinata a finire ammazzata pure lei: Rocky (Elle Fanning), 19 anni, un fardello di ferite da devastare un bisonte, che nasconde la sua fragilità sotto pose da bambolina spregiudicata.

Le coppie in fuga negli squallidi motel si assomigliano tutte.

Durante il solito on the road, con pausa nel consueto squallido motel dalle parti di Galveston, i due avranno modo di conoscersi, Roy soprattutto di riflettere su se stesso e di conseguenza anche sulla vita complicata di Rocky, che ha aggiunto alla loro fuga l'impegno di una bimbetta di tre anni, una sorellina sottratta a forza alla famiglia da cui era scappata un paio di anni prima. Roy insegnerà a Rocky a darsi un valore, lei cercherà di far capire a Roy che anche lui non lo ha perduto. Sono due navi piene di falle che navigano nel mare turbolento di una vita spietata, in mezzo a miseria, umiliazioni, sangue, sudore e tanto whisky. Cosa mai potrà andare storto? Qualcosa si salverà, in mezzo a tanta sofferenza, in un mondo tanto indifferente e crudele? Un uragano violentissimo, atto con cui la natura sembra ripulirsi da un po' di sporcizia, apre e chiude la storia, vent'anni dopo il suo inizio.

A fare da cornice ai due protagonisti, c'è quel popolo di gente fuori dal Sistema, che sopravvive grazie a leggi tutte sue, piccole alleanze di famiglia allargate (le donne del motel), altri che sognano il colpo decisivo che mai sarebbero in grado di gestire, e intanto si campa di espedienti, mentre stringe da vicino quella violenza quotidiana che la Legge guarda da lontano. Fra questi personaggi, il più duro è proprio Roy, forgiato da una vita miserabile in cui si è avvoltolato con compiacimento, senza mai cercare di risalire, anche se intellettualmente ne avrebbe i mezzi, meno animalesco e bieco di chi lo circonda.

On the road succede di tutto.

Nell'attesa di un difficile lieto fine, le vite dei protagonisti riflettono tanti cliché, molto visti in tanto cinema indipendente e non, storie tristi e violente di emarginati ai quali il destino non riserva nulla di buono, rimasti ai margini del giro di quelli che anche delinquendo ce l'hanno fatta e ora tocca accontentarsi delle loro briciole. Finché ci si comporta in base alle loro regole, sia chiaro, perché altrimenti saranno definitivamente spazzarti via. Ed è questa sconsolata crudezza che fa di Galveston un film che vale la visione, che non pesa data anche la sua brevità (90 minuti compresi titoli di coda). Sempre convincente Ben Foster, attore rimasto ai margini del giro dei divi, affezionato a eroi proletari e perdenti, e sempre deliziosa Elle Fanning che con la sua grazia fragile rende credibile un personaggio lontano dalla classe della giovane attrice, una bambina alle prese con un mondo che la può schiacciare in qualunque momento.

Dirige la bella attrice francese Mélanie Laurent, al suo primo film in inglese, con il giusto equilibrio fra la durezza della realtà e la delicatezza dell'illusione. La cosa più interessante di questa produzione è che la storia è tratta dal romanzo omonimo, scritto da Nic Pizzolatto al suo esordio nel 2010, divenuto famosissimo come autore di True Detective, che di storie di gratuita efferatezza, di brutale cattiveria ben sa scrivere (anche la sceneggiatura è sua, scritta con lo pseudonimo di Jim Hammett). Pizzolatto è debitore di tanti autori come Cormack McCarthy, Joe Lansdale, Denis Johnson, James Sallis, Charles Willeford. E se non avete letto niente di nessuno di loro, ponete rimedio perché ne vale la pena. Serve anche a capire meglio quel pianeta misterioso che ogni tanto ci sembra l'America, vista attraverso film più illusori. Galveston, che è del 2018, ora distribuito da Movies Inspired, sarà nelle sale dal 6 agosto.