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The Secret: le verità nascoste - recensione

Gli scheletri si tengono in cantina.

Primi anni '60, America, solito sobborgo di volonterosi lavoratori, cittadini intenti a portare avanti le proprie vite nelle villette ordinate, lavorando nelle fabbriche di zona mentre le mogli fanno shopping nelle botteghe lungo la Main e chiacchierano mentre i piccini giocano al parco.

I ricordi del trauma della guerra finita non tanti anni prima sono lo stimolo per ritrovare la serenità a tutti i costi, nella piccola comunità che sembra volersi proteggere dall'esterno. Così vive anche Maja (Noomi Rapace), giovane donna di origine rumena, sposata con un gentile dottore (Chris Messina), conosciuto mentre era in missione in Grecia sul finire della guerra. La donna, come apprenderemo, nasconde un segreto, in realtà è di etnia rom ed era finita imprigionata in un campo di sterminio.

Durante un pomeriggio di serena routine famigliare, si convince di riconoscere in un nuovo concittadino, appena arrivato con la sua famigliola, un soldato nazista responsabile di avere ammazzato il gruppetto di fuggitivi di cui faceva parte, violentando lei, scampata per miracolo, e la sorellina, che non ce l'ha fatta.

Riesce a sequestrarlo, decisa ad ammazzarlo per vendicarsi. Vuole però che l'uomo confessi e se lo trascina in cantina, coinvolgendo nel suo folle piano il marito che però non è affatto convinto, sconvolto anche dalla scoperta del passato che la donna gli aveva tenuto nascosto. Nello scantinato inizia così un crudele gioco al massacro, in un incrocio di destini che coinvolgerà diversi personaggi.

Cover image for YouTube videoTHE SECRETS WE KEEP Official Trailer (2020) Noomi Rapace, Thriller Movie

La vendetta mette la vittima sullo stesso piano del carnefice. Un processo potrebbe trovare attenuanti, anche lecite, una sommaria esecuzione certo non concede il tempo. E la vittima del resto non è interessata. La vendetta, la conoscenza della verità, serviranno a far dormire senza incubi la protagonista? O li aumenteranno trascinando con sé anche il consorte, dall'anima americanamente candida?

Dirige senza particolari voli Yuval Adler (il film Bethlehem, un paio di episodi della serie tv Shooter, il più noto Operative, con Diane Kruger e Martin Freeman), su una sceneggiatura da lui scritta insieme a Ryan Covington. Il soggetto qui si discosta leggermente da altri già trattati in precedenti film su questo argomento, come 'La morte e la fanciulla', perfino la discussa serie tv Hunters prendeva le mosse da un riconoscimento tardivo.

Senza la pretesa di diventare un caposaldo di genere, The Secret nella sua ora e 40 non annoia, tiene nel dubbio per un po' (chi avesse visto il film Hard Candy sa di cosa parliamo) e conclude la vicenda con un piccolo twist lasciandoci con un finale amaro, che forse allude all'impossibilità di reale comprensione fra chi sia stato sempre dalla parte del perseguitato e chi invece in quello stato non si sia mai trovato. Ma se vittima e carnefice (presunto) si invertono i ruoli, significa che non si può fare pace con la storia e che per entrambi il Sogno americano non ha funzionato. Nessun sogno potrebbe.

Una coppietta con il suo Sogno.

Maja non ha mai potuto dimenticare le sue origini, delle quali però sempre di vergognerà, tanto da tenerle nascoste a tutti (il titolo originale infatti recita 'The Secrets We Keep', al plurale) e così il suo presunto aguzzino (un credibile Joel Kinnaman), che pur negando le accuse confessa ombre nel suo passato e sensi di colpa.

Il personaggio più interessante, perché subirà maggiori sviluppi, è il marito, eroico combattente della Seconda Guerra Mondiale, irreprensibile padre di famiglia, marito innamorato, medico coscienzioso e membro della piccola buona borghesia della cittadina a stelle e strisce.

Ben tratteggiato, anche se all'apparenza marginale, il ruolo della moglie del presunto colpevole, ignara di tutto, desiderosa del suo pezzetto di sogno, eppure a disagio perché conscia di qualche discrepanza, ben interpretata da Amy Seimetz, vista nel remake di Pet Sematary e in alcune serie tv.

Istintivamente si parteggia per Kinnaman, che ricordiamo con simpatia dai tempi di The Killing, mentre Rapace non è scritta per essere simpatica o troppo credibile, abituati come siamo a vederla come "una donna che odia gli uomini", per parafrasare il titolo del film della serie Millennium, che le ha dato fama. Lo sconvolto Messina nella sua mitezza e civiltà riesce ad avere momenti di credibilità.

Un uomo scappato da un incubo per trovarne un altro.

L'argomento resta di attualità, perché qui si parla ancora di vittime del nazismo, ma da allora di campi di prigionia e stupri è purtroppo piena la storia e in certi paesi riconoscere il proprio aguzzino mentre ci passa accanto potrebbe essere più facile di quanto si possa pensare.

Cosa faremmo, come ci comporteremmo? The Secret ha il merito di farci riflettere su come ci si possa sentire, su cose si vorrebbe poter fare, su cosa si farà. E sulle conseguenze.

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Giuliana Molteni

Contributor

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