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All My Friends Are Dead - recensione

La Final Destination è sempre incombente.

Siamo sulla porta di una piacevole villa di campagna, un giovane poliziotto attende il collega più esperto per entrare in quella che si rivelerà una scena del delitto apocalittica. Una festa di Capodanno fra ragazzi è degenerata misteriosamente, provocando una catena di morti per varia causa. I due poliziotti sono assai incompetenti, uno per mancanza di esperienza, l'altro perché ne ha viste fin troppe e si aggirano per le stanze con metodi da far inorridire quelli di CSI. Si arriverà mai a capire come quella immane strage si sia verificata e perché?

Lo spettatore potrà, perché dopo questo incipit, sarà condotto a partecipare alla festa, spettatore prima non molto coinvolto poi progressivamente più divertito della progressiva degenerazione di una classica festa fra ragazzi e ragazze, come tanto cinema di genere ci ha mostrato.

I fidanzatini tanto innamorati.

Il film All My Friends Are Dead, scritto e diretto dal quasi esordiente Jan Belci, è una piccola produzione polacca ma ci fa capire che tutto il mondo è paese. Infatti le tipologie dei partecipanti sono le solite, belli e brutti, scafati o imbranati, complessati o disinibiti e uguali sono le loro mire, divertirsi ad ogni costo, ballare, bere, farsi di ogni droga possibile e soprattutto scopare. Alla spicciolata, confusi nella massa dei festaioli, faremo la loro conoscenza e ci faremo un'idea delle chimiche che li legano e quali problemi potranno suscitare, se la mescolanza produrrà effetti esplosivi.

C'è il ragazzo perbene con la mite fidanzatina, afflitto da una sorella dal brutale approccio umano; un padrone di casa di incauta generosità nella sua ospitalità; una giovane ragazza con fissazioni mistiche con annesso un fidanzato che invece pensa solo al sesso e a diventare famoso come rapper (ma pure lei è una che affligge); al braccio di un partner troppo giovane e imprudentemente "cotto", arriva una Milf assai hot; fra i festanti si aggirano arrapati un paio di amici sfigati, quelli che ci provano ma non ce la fanno mai; nella festa vaga anche un ragazzo dall'aspetto e dal comportamento civile, che però nella sua interazione con un paio degli altri personaggi, darà il via alla strage, del tutto incolpevole.

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Non manca il belloccio della situazione, convinto che tutte ci debbano stare con lui, per forza; un paradossale mormone francese che cede alle tentazioni, mentre dialoga con uno sconsolato Gesù; una coppia di oche giulive che cercano solo di fare sesso con chi capita. Nel party resta impigliato anche uno sventurato pizza boy proletario.

A differenza di altri film del genere, sia horror sia semplici commedie teen, il tono è davvero farsesco, la concatenazione di "sfighe" genera situazioni sempre più grottesche, in una sequenza progressiva che ricorda le catastrofi dei vari Final Destination, nel solito mix di errati comportamenti umani e inevitabili eventi naturali. Alla fine del film, un divertente dettaglio si collegherà ad una scena iniziale, mentre anche la teoria degli universi paralleli viene sfruttata in senso non consolatorio.

La mistica e il rapper.

Per lo spettatore la fine è ben nota e assisterà al solito fenomeno per cui, a partire dal primo errore commesso, un sassolino diventerà una valanga che spazzerà via quasi tutti in un fiume di sangue, in una catena di successivi decessi che si incalzano in una escalation spassosa, a tratti con toni da pochade, che culminano in venti minuti conclusivi di godibile splatter.

Nella colonna sonora echeggiano hit come Jumpin Jack Flash, l'italica Gloria, I Feel Love di Donna Summer, la storica The House of Rising Sun e perfino sarcasticamente l'Habanera della Carmen ("È l'amore è uno strano augello"). All My Friends Are Dead, se trasposto in una produzione americana con un cast di facce note, troverebbe più estimatori di quanti ne avrà su Netflix, anche se oggi con l'aria politicamente correttissima che tira, forse nessuno si cimenterebbe in un remake.

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Giuliana Molteni

Contributor

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