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Stadia tra spese sbagliate e gravi problemi interni in due grandi report che dipingono il fallimento di Google

Pochi investimenti e tante spese.

Google Stadia non è stato in grado di ritagliarsi una grossa fetta di pubblico dal mercato gaming su cloud e, ora che la compagnia ha chiuso tutti i suoi studi first party, la sua popolarità non è decisamente destinata ad aumentare.

In questi giorni, sono giunti due nuovi report di Bloomberg e Wired, i quali hanno acceso i riflettori sui motivi che hanno determinato il declino di Google Stadia.

Secondo Wired, una delle cause principali di questo fallimento è stata la leggerezza con cui Google ha gestito l'intero progetto. L'investimento effettivamente speso nei suoi studi first-party, a quanto pare, non rifletteva le altisonanti aspettative dei suoi annunci.

Inoltre, nonostante la formazione degli studi Stadia Games and Entertainment sia stata annunciata alla GDC del 2019, gran parte degli sviluppatori è stata assunta solo diversi mesi dopo.

Wired riporta, fra l'altro, un leggero livello di preoccupazione fra i dipendenti Stadia: i lavoratori interni di Google, infatti, condividevano fra di loro la preoccupazione che la tecnologia fosse ancora in fase Beta, nonostante il lancio ufficiale. Questo perché, nonostante funzionasse, essa non disponeva di tutte le caratteristiche che furono presentate durante la fase marketing.

Il report di Bloomberg, invece, firmato da Jason Schreier, si concentra di più sui singoli giochi, riportando quanto vi avevamo già comunicato in una notizia precedente.

Pur di attirare le attenzioni dei videogiocatori, Google avrebbe pagato decine di milioni di dollari, solo per avere porting dei giochi tripla-A più popolari al momento. Fra questi, abbiamo Red Dead Redemption 2 e titoli Ubisoft non meglio identificati.

Spendere cifre che potrebbero coprire il budget di un gioco nuovo ed esclusivo, per avere dei semplici porting: una mossa che doveva catturare l'interesse di nuovi acquirenti, ma dai risultati deludenti.

Questo ci riporta alle dichiarazioni di Wired sullo scarso investimento negli studi first-party, creando un disegno abbastanza chiaro e preciso di quello che è andato storto.

Il futuro di Stadia è attualmente incerto, ma il servizio non è ancora stato cancellato: questo significa che i giochi, rigorosamente third-party, continueranno ad arrivare. La domanda è ovviamente una sola: fino a quanto potrà durare?

Fonte: TheVerge

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Marcello Ruina

Contributor

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