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The Yin-Yang Master: Dream of Eternity - recensione

Maestri e Demoni non sono così diversi.

The Yin-Yang Master: Dream of Eternity racconta una storia tratta dai romanzi di gran successo dello scrittore giapponese Baku Yumemakura, la cosiddetta serie Onmyōji (la via dello Yin e dello Yang). Yumemakura è un apprezzatissimo scrittore di fantascienza, autore di circa 280 romanzi trasposti in film, manga, anime, videogiochi e perfino spettacoli kabuki.

Qui la storia viene adattata alla tradizione favolistica cinese, sia nella sostanza che nella messa in scena. Questo film non va confuso né con il film The YinYang Master del 2001 (con sequel nel 2003) entrambi a loro volta tratti dalla serie di romanzi di Yumemakura, che del primo aveva anche scritto la sceneggiatura, né con l'omonimo nuovissimo film del 2021, diretto da Weiran Li, versione di cui abbiamo visto finora solo il trailer ma che ci sembra più interessante nel ritratto che fa del protagonista Quing Ming, nonostante la presenza di animaletti in CG stile Disney e anche un po' Labyrinth e mostri alla Godzilla.

In The Yin-Yang Master: Dream of Eternity il giovane Quing Ming, dalla delicata bellezza, riceve dal suo amato Shifu, in punto di morte, il non richiesto incarico di proteggere l'umanità dal Serpente del Male, che si nutre delle ossessioni e dell'avidità degli umani.

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Ad ogni generazione si risveglia e va combattuto ma, fra una manifestazione e l'altra, si cela nel corpo di un essere umano all'interno delle Città Imperiale. Arrivato là, Quin Ming incontra altri tre Maestri fra cui una donna, con i quali si instaurano subito dei rapporti tesi. Entra in scena anche una bellissima Principessa, una trentenne misteriosamente ancora nubile, mentre sullo sfondo l'Imperatrice impartisce i suoi ordini.

Chi e perché avrebbe interesse a ostacolare i maestri e consentire al Serpente di scatenarsi in tutta la sua distruttiva potenza? Mentre iniziano agguati mortali che fanno le prime vittime, Quing Ming dovrà decidere di chi fidarsi, per districarsi nella rete degli inganni di corte grazie a un'alleanza inattesa, e portare a termine il suo incarico, in una Città infestata da demoni che sono maestri o tali si fingono.

Gli equilibri fra i protagonisti sono messi in dubbio da tradimenti, inganni, equivoci, mentre appare evidente che l'immortalità è una maledizione, perché se il vero amore è per sempre, l'essere umano non lo è. E non esistono solo il bianco e il nero, lo Yin e lo Yang senza compromesso: i demoni non sono tutti malvagi e gli uomini tutti buoni, talvolta per vincere c'è bisogno anche di sfumature intermedie.

Si può uccidere anche con un ventaglio.

La prima parte, con i quattro maestri alle prese con intrighi e delitti nel chiuso della Città Imperiale, sembra quasi un giallo alla Agatha Christie, con la ricerca di chi, come e perché può avere avuto modo di compiere le uccisioni. Poi lentamente la storia approda sul versante più fantasy e romantico, quando finalmente si saprà in quale corpo si cela il Serpente devastatore, e come e perché vi si è insediato.

Fra i protagonisti troviamo Mark Chao, che è Quing Ming, mentre Allen Deng è Boya, l'avversario sul quale contare più che su un alleato. L'ambiguo He Shou è interpretato dal fascinoso Wang Duo, mentre la delicata Principessa dai molti segreti è Wang Ziwen.

The Yin-Yang Master: Dream of Eternity è un ricco prodotto per il mercato internazionale, in cui palesemente la forma travalica la sostanza, una fiaba poco originale che non riesce a reggere l'eccessiva durata (132 minuti). Non bastano infatti la bellezza di certe composizioni scenografiche, con gli slow motion estetizzanti nelle coreografie con cavi e lunghe maniche svolazzanti, l'elegante gestualità, la ricchezza dei costumi, la levigata e occidentalizzata bellezza dei volti dei protagonisti, vagamente androgini, e la bella colonna sonora di Kenji Kawai (Ghost in a Shell, Ip Man).

La levigata bellezza degli eroi cinesi di oggi

Molte immagini rimandano ad un immaginario fiabesco/mitologico visto in tanti altri film degli ultimi decenni a partire da Storie di fantasmi cinesi del 1987, ma altri dettagli rimandano al film di Shyamalan, L'ultimo dominatore dell'aria e anche al Dottor Strange (del resto la contaminazione di stili è reciproca). Ma non sia considerato blasfemo citare Kung Fu Panda (mentre ci rendiamo conto che offensivo sarebbe paragonare un demone che dei suoi lunghissima capelli fa strumento di morte al cugino Itt della Famiglia Addams).

La malinconica storia di azione e sentimento è enfatizzata da una CG sempre più perfezionata, che rende però alcune scene troppo simili a sequenze da videogame. Se la parte action è lasciata al finale, con combattimenti però nello stile dei blockbuster occidentali piuttosto che nella tradizione wuxia, regge meglio la parte conclusiva che è la più struggente, anche se impropri sono i paragoni con capolavori come La foresta dei pugnali volanti o La tigre e il dragone.

The Yin-Yang Master: Dream of Eternity è uno spettacolo bello per gli occhi, appesantito da troppe fumose spiegazioni, da rivelazioni che non stupiscono e non toccano il cuore, pur nella dichiarata volontà di farlo. Restiamo con la curiosità di sapere che sapore abbia il vino di prugna ai fiori di ciliegio.

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A proposito dell'autore

Giuliana Molteni

Contributor

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