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Il remake cinematografico: tra cult e fallimenti - editoriale

Ci siamo interrogati sul fenomeno del remake, che ogni tanto riesce bene, ogni tanto meno, del quale è bello parlar male.

Ci sono molte ragioni per rifare un film, fenomeno così diffuso che il termine remake è diventato famigliare anche a chi sia un fruitore occasionale di film. La nostra riflessione è iniziata qualche giorno fa, quando è stato diffuso il trailer del nuovo West Side Story, rifacimento per mano di Steven Spielberg del film girato nel 1961 da Robert Wise, indimenticabile, premiato con 10 Oscar per l'originale rivisitazione in chiave razziale della tragedia di Shakespeare Romeo e Giulietta, per la colonna sonora di Leonard Bernstein e per tutta la rivoluzionaria parte coreografica, di cui era responsabile il co-regista Jerome Robbins, magica combo che ha reso il film un capolavoro immortale, consentendogli di attraversare i decenni quasi intatto.

Aspettiamo di vederlo per esprimere il nostro giudizio, anche se già alcuni dettagli ci hanno poco convinto, fra tutti la scelta di David Alvarez per il ruolo di Bernardo, che allora era l'assai più carismatico George Chakiris, greco che si calava nei panni di un portoricano, alla faccia della politica correttezza, allora ancora non pervenuta. Così ci abbiamo stilato un veloce riassunto, chiedendoci cosa ne pensino i nostri lettori-spettatori.

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Per giustificare la ripresa di una storia già raccontata, sì è spesso accusata la mancanza di idee nuove. Ma è indubbio che certi film molto vecchi possono suscitare un interesse del pubblico di oggi solo se ripresentati con attori e apparato tecnico più attuali (e qui ci avviciniamo alla linea di demarcazione del "reboot" il rilancio di storie note ma da svecchiare). Partiamo da un film appena uscito, quel Godzilla vs Kong, dove del famoso rettilone era obbligatorio dare una versione più aggiornata, rispetto all'originale del 1954. Di riletture ce ne sono state tante, per finire nel primo reboot diretto da Garth Evans nel 2014.

Ma anche per il gorilla King Kong (che non c'entra con il Kong del film appena citato) era necessario un make-up più moderno e dopo il film del 1933 abbiamo avuto la versione del 1976 con Jeff Bridges e Jessica Lange. Poi nel 2005 se ne è impossessato Peter Jackson con la tecnologia della sua Weta e Andy Serkis a rendere le sue espressioni. Con Serkis passiamo a un altro remake importante, quello della saga del Pianeta delle scimmie, il cui film originale però per noi era irripetibile. E da quel film attraverso l'attore Charlton Heston, suo protagonista, pensiamo a un altro rifacimento famoso, quello di 1975: Occhi bianchi sul pianeta terra, divenuto Io sono leggenda con Will Smith (titolo originale del romanzo di Richard Matheson da cui è tratto).

Ci sono altresì dei classici così grandi da risultare intoccabili, come Via con vento, del quale non potremmo mai accettare un remake, pure politicamente corretto magari. Un caso a parte è Disney, che ha ripreso più volte i propri film, per rifarli, da animazione "piatta" come erano, in computer grafica sempre più sofisticata (vedi Re Leone) o in live action (La carica dei 101/Crudelia, Mowgli, Maleficent, Cenerentola, Il libro della giungla, Alice, Dumbo, Aladdin, Mulan).

Departed remake d'autore ma pure l'originale non scherzava.

Ma riguardo a Psycho rifatto nel 1998 da Gus Van Sant, a chi poteva venire in mente di rimettere mano a un classico dei classici come il film di Hitchcock? Willy Wonka (meglio Wilder o Depp?), in Cape Fear faceva più paura Mitchum o De Niro? Quanto a La bella e la bestia, nelle versioni live action era più fascinoso Jean Marais nella versione di Cocteau o Vincent Cassel nel 2014 o Dan Stevens nella recente versione Disney? Anche del Fantasma dell'Opera sono stati fatti diversi trattamenti (anche per mano di Dario Argento e Joel Schumacher) ma il più bello è stato quello più originale, Il Fantasma del palcoscenico, diretto da Brian De Palma.

Chi ha apprezzato la coppia Luke Bracey/Édgar Ramirez al posto di Keanu Reeves/ Patrick Swayze per il non necessario remake dello struggente Point Break? E Total Recall, meglio Arnold (Schwarzenegger) o Colin (Farrell)? Nella sua trasposizione da videogame era meglio Angelina Jolie, allora quasi maggiorata, o la smilza Alicia Vikander? E Nicole Kidman, sempre un po' manico di scopa, bellissima ovviamente, era per altri versi adatta al remake di Vita da strega (anche se si trattava di una serie tv, celeberrima però)?

Faceva più paura la sventurata Carrie di Sissy Spacek nel '76 o era meglio Chloë Grace Moretz della versione del 2013? E lo stesso per Pet Sematary. Per noi meglio le versioni originali, per entrambi e così anche per Robocop, ben più toccante nel 1987 con Peter Weller, rispetto al rifacimento del 2014. Inquietava più Suspiria di Dario Argento o il film di Guadagnino? Domanda retorica perché si tratta di due film così diversi che non era neanche il caso di pagare i diritti all'autore originale. Un remake serve anche a rilanciare una storia grazie ad attori molto apprezzati nel diverso periodo storico, come A Star is Born, quinta trasposizione dopo il primo film del 1932 e seconda a trasportare la storia in ambito musicale. Meglio quindi Barbra Streisand/Kris Kristofferson o Gaga/ Bradley Cooper?

Streisand/Kristofferson, prima di Gaga/Bradley.

Un'altra categoria sono i film "stranieri" rispetto alla cinematografia americana, ripresi per renderli più appetibili per il loro pubblico (dall'horror spagnolo Rec divenuto Quarantine al Nolan di Insomnia e poi via citando Vanilla Sky (Apri gli occhi) con il divo Tom Cruise, il coreano Old Boy rifatto da Spike Lee, Funny Games il cui remake è stato però diretto sempre dallo stesso Haneke, la bellissima storia di vampiri dello svedese Lasciami entrare divenuta Bloody Story, il cupissimo thriller della serie Millennium, in cui grazie a David Fincher la "Girl with the Dragon Tattoo" da Noomi Rapace diventava Rooney Mara e Michael Nyquvist assumeva la faccia di Daniel Craig, per cui anche l'occhio aveva la sua parte. In questa lista è improprio (sacrilego) considerare Dracula di Coppola remake del Nosferatu con Kinski, che a sua volta era remake fedele del film di Murnau del 1922.

Poi ci sono i remake d'autore, sui quali non si può sparare, ma il The Departed di Martin Scorsese, pur bel film con ottimi interpreti, non aveva colpito quanto la serie originale Infernal Affair, splendida trilogia degli anni 2000 che vive ancora di vita propria. Illustre anche il precedente di Per un pugno di dollari, che si ispirava così massicciamente a La sfida dei samurai di Kurosawa (regista di culto ma non di massa), ma senza dichiararlo, da far condannare la produzione per plagio Solo però con Sergio Leone è entrato nell'immaginario collettivo. Restando in Oriente pensiamo alla serie di film giapponesi The Ring, quello originale arrivato da noi dopo il remake diretto da Gore Verbinski, così come è stato rifatto l'altro famoso horror The Grudge, di cui preferiamo nettamente l'originale rispetto alla versione con Sarah Michelle Gellar, pur diretta dal medesimo Takashi Shimizu.

Alcuni remake sono così irrimediabilmente brutti che non chiediamo nemmeno una votazione. Cose come Travolti da un insolito destino, il mitico film di Lina Wertmüller davvero devastata da Guy Ritchie, allora al servizio dell'algida consorte Madonna. Non vorremmo neanche parlare di Ben Hur, pessima versione del 2016, giù le mani dalla versione del '59 con Charton Heston. Non ci ha emozionato il Conan di Jason Momoa del 2011, quanto lo aveva fatto Schwarzenegger diretto da John Milius nel lontano 1982 e ci ha scontentati anche la versione al femminile di Ghostbusters (caliamo un velo pietoso anche su Ocean's Eight).

Robocop con Weller per noi meglio del remake.

Quanto ai western, pensiamo a Quel treno per Yuma del 2007, buon cast (Bale, Crowe), infedele ma non disprezzabile remake del film del '57. Così come diverso ma per noi apprezzabile è stato il remake di uno dei film più iconici per John Wayne, Il Grinta, rifatto dai Fratelli Coen con uno splendido Jeff Bridges. Quante volte abbiamo rivisto la storia di Assassinio sul Nilo (2 rifacimenti) e Assassinio sull'Orient Express (3 versioni) pur sapendo chi era l'assassino? Il nuovo Jumanji (originale del '95 con Robin Williams) si salva solo grazie alla presenza di Dwayne Johnson, grazie a una tecnologia superiore e anche perché la storia è stata riscritta in modo accettabile e divertente.

Ma ci sono stati anche remake che hanno reso la storia originale ben più appassionante come Scarface, La cosa, La mosca, Ocean's Eleven, tutti film di grandissimo successo, alcuni divenuti a loro volta dei classici, cosa da far dimenticare di non essere soggetti originali. Questa è solo una breve lista ma, pescando nei vostri ricordi, quali sono i film per voi intoccabili, indissolubilmente legati a momenti della vita per cui una faccia nuova, una virgola spostata, una nota cambiata potrebbero provocare crisi nervose? Se avete voglia, sfogatevi.

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A proposito dell'autore

Giuliana Molteni

Contributor

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