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Back 4 Blood - prova

Lasciati a morire, tornati per il sangue.

Un reduce del Vietnam, una studentessa universitaria, un motociclista dai modi scontrosi e un manager distrettuale si ritrovano di notte sul tetto di un edificio da qualche parte nei sobborghi della Pennsylvania. Sono stanchi, i loro vestiti laceri e qualcuno porta già i segni di una non meglio precisata colluttazione. C'è silenzio nell'aria, una tensione palpabile spezzata solo da gemiti e lamenti provenienti dai piani sottostanti. La società è letteralmente collassata su sé stessa da quando, circa due settimane prima, l'Influenza Verde ha iniziato a sterminare la popolazione degli Stati Uniti trasformando le vittime in mostri animati unicamente da una sfrenata sete di sangue.

L'unico modo per portarsi in salvo è raggiungere il tetto dell'ospedale qualche isolato più in là ma per farlo sarà necessario collaborare, coprirsi le spalle a vicenda, affidare la propria vita a dei completi sconosciuti.

Questa era la premessa alla base di Left 4 Dead, l'iconico shooter cooperativo a tinte horror sviluppato da Valve South nell'ormai lontano 2008 e divenuto nel tempo un autentico cult tra gli amanti del genere.

Al di là di una trama piuttosto basilare che faceva il verso ai leggendari zombie movie di George A. Romero, Left 4 Dead aveva dalla sua un gameplay a dir poco galvanizzante che consentiva ad un team di quattro giocatori di fronteggiare insieme l'apocalisse perseguendo un obiettivo comune: la sopravvivenza contro un'inarrestabile orda di nemici.

Grazie all'indefesso supporto degli sviluppatori e ad una community particolarmente attiva sotto il profilo del modding, l'FPS di Valve South viene ancora oggi annoverato come uno dei più grandi successi dell'industria con oltre 12 milioni di copie vendute nonché come uno dei titoli più giocati in assoluto su Steam a quasi quindici anni dal lancio originale.

Il tempo, tuttavia, passa inesorabile e, dopo un breve periodo lavorativo passato sotto l'egida dell'azienda di Gabe Newell e soci, Valve South ha acquisito nuovamente la propria indipendenza ed è stata completamente rifondata da Michael Booth, Phil Robb e Chris Ashton con il nome originale di Turtle Rock Studios.

I padri di Left 4 Dead, forti della risonanza planetaria del loro action a tema zombie, erano liberi di tentare nuove strade, di proporre nuovi progetti a chiunque fosse interessato a pubblicarli e di esplorare nuove soluzioni narrative. I risultati, però, non sono stati esattamente entusiasmanti.

Il progetto successivo, Evolve, il titolo multiplayer asimmetrico pubblicato nel 2015 da 2K Games come una sorta di precursore dei moderni Game as a Service, non ha goduto della stessa acclamazione da parte dei fan che ne hanno aspramente criticato il modello di business oltre a qualche vistoso problema di bilanciamento.

A poco è servita l'operazione di lifting rappresentata da Evolve: Year 2: per i mostri del pianeta Shear non c'era davvero più nulla da fare. Al netto di un concept stuzzicante e di una realizzazione tecnica gradevole, dunque, il primo progetto di Turtle Rock al di fuori da Valve è stato definitivamente chiuso a meno di tre anni dal lancio.

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Dopo una parentesi relativamente breve nel mondo dei videogiochi per realtà virtuale su piattaforma Oculus Rift, il team di Turtle Rock ha deciso di riorganizzarsi fin nelle fondamenta ed è tornato alle proprie radici con la sua nuova opera di prossima uscita: un erede spirituale di Left 4 Dead con l'ambizioso obiettivo di proiettatarne la filosofia in una nuova generazione.

Ecco quindi che, durante la cerimonia dei Game Awards 2020, Turtle Rock Studios e Warner Bros. Games hanno alzato il sipario su Back 4 Blood il quale, oltre a condividere la cifra '4' stampata in copertina, mutua parecchi dei princìpi fondanti del suo illustre predecessore.

Negli scorsi giorni abbiamo avuto l'occasione di testare il gioco in una versione Beta che ci ha dato modo di scoprire tutte le qualità della nuova fatica dello studio californiano ma che ci ha anche riservato qualche gradita sorpresa.

Prima di procedere nell'analisi del gameplay e delle modalità di gioco che comporranno il pacchetto di Back 4 Blood, è bene soffermarsi un'istante a riflettere sulla lore che ne permea ogni pixel, un netto cambio di paradigma rispetto a Left 4 Dead.

Laddove Bill, Louis, Zoey e Francis erano gli ultimi sopravvissuti ad un'epidemia mortale, impegnati in una rocambolesca fuga dalla città ormai in mano agli zombie, infatti, i protagonisti di Back 4 Blood assumono il nome di Sterminatori, un gruppo paramilitare con una missione ben precisa: combattere una guerra senza quartiere contro i terribili Infestati. Questi ultimi, esseri umani infettati da un parassita di origine aliena che li ha mutati in creature violente e implacabili, hanno ormai preso il controllo di gran parte del pianeta e rappresentano una concreta minaccia all'esistenza stessa dell'umanità.

La preda diventa cacciatore in Back 4 Blood: gli otto personaggi che potremo interpretare sono veri e propri veterani di una guerra logorante che sta annichilendo la razza umana, ciascuno con le proprie abilità ed il proprio equipaggiamento, pronti per contrattaccare con tutte le forze necessarie.

Sotto il profilo dei contenuti, invece, la nuova opera di Turtle Rock Studios offre due modalità di gioco distinte: la campagna PVE per giocatore singolo o per gruppi da quattro giocatori e la modalità PVP Versus per due squadre da quattro elementi che contrappone Sterminatori e Infestati in una lotta per la sopravvivenza.

Dopo aver avviato la partita, si viene trasportati nel campo di rifugiati di Fort Hope che rappresenta l'HUB Social di Back 4 Blood in cui è possibile radunarsi coi propri compagni d'armi, testare l'ampio arsenale del gioco nel poligono di tiro oppure accedere alla costruzione del proprio mazzo di carte spendibile nel corso delle partite.

Già, perché Back 4 Blood include un sistema di carte che modificano attivamente le dinamiche di gioco e che possono essere utilizzate sia dagli utenti connessi al match che dalla stessa CPU in modo da creare un'esperienza sempre fresca e imprevedibile, un po' come accade nei più blasonati Rogue-lite. All'inizio di ogni partita, infatti, l'Intelligenza Artificiale nota come Game Director potrà giocare una delle sue carte per tentare di metterci il bastone tra le ruote cambiando di volta in volta le regole del gioco. Cambiamenti delle condizioni meteo, nemici più coriacei, rigenerazione più rapida degli infetti speciali: il Game Director ha una notevole quantità di opzioni a sua disposizione per rendere la nostra vita un inferno.

Fortunatamente anche i membri della squadra di fuoco possono avere accesso al proprio mazzo precedentemente costruito scegliendo tra una cospicua quantità di carte differenti che possono incrementare la salute, concedere munizioni extra o sbloccare, addirittura, abilità aggiuntive.

Ciò garantisce innanzitutto un'apprezzabile dose di stratificazione del gameplay che può essere approcciato in modo strategico tentando di creare sinergie tra le carte della squadra ma è anche un toccasana in termini di rigiocabilità poiché, grazie alle centinaia di variabili presenti nel gioco, sarà davvero raro assistere a due partite simili tra loro.

La campagna ha una struttura molto simile a quella di Left 4 Dead: ciascun atto è suddiviso in varie sezioni inframezzate dalla presenza delle immancabili Stanze Sicure. Il nostro obiettivo è quello di arrivare dal punto A al punto B senza essere sbranati dalle orde infinite di avversari che si accalcano in ogni centimetro della mappa collaborando il più possibile per tentare di portare a casa la pelle.

Nel corso della nostra prova, ci ha fatto piacere scoprire che Back 4 Blood riesce a offrire un più ampio ventaglio di situazioni rispetto al passato con un level design che lascia più spazio all'esplorazione e che ricompensa sempre la voglia dei giocatori di allontanarsi dalla strada principale in cerca di ulteriore loot. È possibile, infatti, trovare nuove armi (tutte caratterizzate dal classico sistema di rarità basato sui colori), accessori, carte da giocare nella sezione subito successiva e anche denaro contante. Notate bene, la scelta migliore è sempre quella di attraversare le aree il più velocemente possibile per evitare di essere fatti a pezzi dagli infetti ma a volte fare una deviazione può risultare una mossa vincente.

Una volta giunti nelle Stanze Sicure è possibile spendere i soldi accumulati nelle tortuose traversate proposte dal gioco per acquistare nuovi pezzi di equipaggiamento in modo da essere pronti ad affrontare le orde dalla difficoltà sempre crescente che il Game Director ci scaglierà addosso.

Ciò che salta all'occhio fin dai primi momenti del gioco, tuttavia, è l'incredibile cura infusa dagli sviluppatori nel ricreare il feeling autentico delle decine di armi che compongono l'arsenale di Back 4 Blood. Ciascuna delle bocche da fuoco incluse nel gioco ha un comportamento peculiare in termini di rinculo, precisione e rateo di fuoco, il che rende ancora più gradita la presenza del poligono di tiro per testare approfonditamente ogni arma.

Meno riuscita, invece, l'implementazione delle armi bianche i cui attacchi, molto spesso, sono costituiti da una singola animazione, piuttosto che da un sistema di combo articolato, cosa che, di fatto, tarpa le ali a chiunque fosse intenzionato a costruire un personaggio basato sul corpo a corpo.

Nota di merito anche per il sistema di movimento, parecchio migliorato rispetto a quello piuttosto ingessato di Left 4 Dead. I protagonisti della nuova fatica di Turtle Rock possono arrampicarsi, sparare in corsa e scavalcare piccoli ostacoli in modo alquanto naturale, fattore che consente di navigare gli ambienti di gioco senza alcuna difficoltà. Non vi aspettate il parkour e la libertà di movimento di Dying Light ma è comunque un netto passo avanti.

Che dire invece del PVP Versus? In questa particolare modalità online, come dicevamo, due squadre da quattro elementi si alternano nei panni degli Sterminatori e degli Infestati e dovranno resistere il più possibile senza soccombere sotto i colpi avversari. Dal momento che anche in questo caso entrerà in gioco il già citato sistema di carte, sarà necessario soppesare oculatamente la propria strategia di squadra oltre ad avere buona dimestichezza con armi e mappe per trionfare.

C'è da valutare il bilanciamento sul lungo periodo, specialmente quando verranno a galla le migliori sinergie tra le carte a disposizione dei giocatori, ma per adesso è una gradita aggiunta che arricchisce un pacchetto già piuttosto solido. Durante i nostri test non abbiamo riscontrato particolari problemi di equilibrio in nessuna delle due fazioni ma ci riserviamo di pronunciarci in via definitiva solo dopo aver provato l'esperienza nella build finale.

Il bestiario, almeno allo stato attuale, risulta invece meno convincente. Al netto degli infetti standard che rinfoltiscono le schiere dell'orda, ci sono anche quelli speciali che ricalcano in tutto e per tutto quanto visto in Left 4 Dead. Ci sono i mostri che esplodono rilasciando bile che attira su di sé il branco; quelli capaci di sputare acido da distanze considerevoli; quelli che possono eseguire una devastante carica per cogliere di sorpresa i malcapitati. Niente di nuovo sotto il Sole, dunque, il che sa un po' di occasione persa.

Per il resto, Back 4 Blood ci ha convinti senza alcun tipo di riserva. La nuova opera di Turtle Rock Studios attinge a piene mani dal glorioso passato dello sviluppatore californiano ed espande la formula originale in tutte le direzioni in modo da consegnare ai giocatori un'esperienza al passo coi tempi. L'aggiunta del Game Director e del sistema di carte, inoltre, dovrebbe aumentare esponenzialmente la longevità del titolo in attesa di scoprire quali piani ci riserva il futuro in termini di supporto.

Anche in un panorama affollato come quello degli Horde Shooter che ultimamente stanno vivendo una sorta di seconda giovinezza, Back 4 Blood è un agguerrito pretendente al trono. Non vediamo l'ora di mettere le mani sul prodotto finito e tornare a sporcarci di sangue.

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Back 4 Blood

PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X/S, PC

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A proposito dell'autore
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Riccardo Cantù

Contributor

Nato nel 1993, Riccardo ha coltivato, negli anni, una passione smodata per tutto ciò che è entertainment. Videogiochi, cinema, fumetti, musica e letteratura sono il suo pane quotidiano e ama le lunghe discussioni riguardanti queste tematiche.
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