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'Videogiochi sono la prossima pandemia globale' è la folle opinione del Telegraph

L'industria videoludica non ci sta.

Un recente articolo del Telegraph intitolato "Spiritual opium: could gaming addiction ruin a generation?" (ovvero l'oppio spirituale: la dipendenza da gioco potrebbe rovinare una generazione?), avverte che "gli iPad in classe e i libri di testo online stanno normalizzando l'uso degli schermi" in un modo "potenzialmente dannoso per il cervello degli adolescenti".

L'articolo redatto da Annabel Heseltine, poi prosegue sottolineando come il gioco sia un rischio per la salute: "È ora che tutti noi ci svegliamo alla possibilità dei giochi come oppio, prima che la dipendenza dallo schermo adolescenziale diventi un'altra pandemia globale", si legge. L'articolo si basa su una dichiarazione rilasciata dai media cinesi la scorsa settimana in cui paragonavano i videogiochi alle "droghe elettroniche".

Le affermazioni del Telegraph provengono da Abi Silver, un'autrice di libri che ha pubblicato recentemente un libro sull'industria dei videogiochi. Il nuovo libro di Silver, The Midas Game, vede "due avvocati unirsi per difendere un giocatore locale e una celebrità di YouTube che è stato accusato di aver ucciso un eminente psichiatra contro i videogiochi".

Nell'articolo di The Telegraph, Silver condivide aneddoti dell'esperienza di suo figlio con i videogiochi, affermando come fosse "ossessionato dal gioco che crea dipendenza e rilascia dopamina", ovvero Fortnite. "Sono rimasta scioccata e indignata dal fatto che ci fosse qualcosa là fuori, non regolamentato e liberamente disponibile per i nostri figli, che era considerato altamente pericoloso ma nessuno stava facendo nulla al riguardo. Era come se qualcuno entrasse di notte nella camera da letto di mio figlio e gli iniettasse una droga che crea dipendenza".

Nell'articolo vengono citati anche dati apparentemente errati: Heseltine afferma che l'Organizzazione Mondiale della Sanità stima che circa 86 milioni di persone potrebbero soffrire di gaming disorder. Tuttavia la cifra proviene non dall'OMS ma da un precedente rapporto del Telegraph, che citava uno studio secondo cui riteneva che il 3% dei giocatori di videogiochi soffrisse di questo disturbo.

Anche le affermazioni di Silver secondo cui l'industria dei giochi nel Regno Unito non è regolamentata sono tecnicamente errate. Sebbene nel Regno Unito non esista un'autorità di regolamentazione dedicata ai videogiochi, l'industria è vincolata a organismi di valutazione giuridicamente vincolanti, leggi sulla protezione dei consumatori e dei dati.

Ukie, l'associazione di categoria per l'industria dei giochi e dell'intrattenimento interattivo del Regno Unito, ha dichiarato in seguito a questo articolo che l'industria dei giochi del Regno Unito è "un'industria responsabile e regolamentata che ha dimostrato di prendere sul serio le preoccupazioni".

"Questo articolo demonizza ingiustamente i 37 milioni di persone in tutto il Regno Unito che trovano i giochi una fonte rilassante di sano intrattenimento e mina gli sforzi basati sull'evidenza per supportare il numero molto ristretto di persone che hanno bisogno di aiuto per gestire il gioco".

Fonte: VGC

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