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Kena: Bridge of Spirits - recensione

Un viaggio che tocca il cuore e lo spirito.

Un mondo vivace e brillante in grado di catturare e stupire, che intreccia vita e aldilà in una straordinaria avventura.

Chi non si è mai domandato se, al momento della nostra dipartita, il nostro spirito possa continuare a vivere in qualche forma? Credere in un nuovo inizio o pensare cosa può succederci dopo la morte è uno dei pensieri che più attanagliano l'essere umano, portandolo a maturare molte domande a cui risposte pragmatiche e univoche non ci sono e nessuno, purtroppo, è in grado di fornirle. Le molteplici religioni e credenze emerse in giro per il globo raccontano di immense vallate fiorite o di atroci sofferenze in infernali scenari infuocati.

Un'altra credenza comune vuole che alcune anime tormentate non riescano ad andare oltre e rimangano sotto forma di fantasmi o presenze ancorate alla vita terrena, manifestandosi con eventi che sono diventati il copione di molti film horror. In questa recensione non troverete dunque la risposta ad uno dei più grandi misteri della vita, ma potrete scoprire con noi l'interpretazione che Ember Lab ha costruito per il viaggio delle anime verso la pace eterna.

Cover image for YouTube videoKena: Bridge of Spirits - La RECENSIONE su PS5!

Per Kena: Bridge of Spirits, dopo un rinvio di qualche mese, è arrivato il fatidico momento di debuttare su PC e Playstation 5, dopo la pressante copertura mediatica e la bramosa curiosità che lo ha avvolto fin dal suo annuncio. Nascere e crescere sotto l'ala protettrice di Sony è senza dubbio uno dei trampolini di lancio migliori che un gioco indipendente dalle forti ambizioni possa avere, e in questo articolo vi spiegheremo perché la casa nipponica ed Epic Games Store possono vantare un vero e proprio gioiello nei propri store.

Il mondo che ci siamo trovati ad esplorare è un mix di natura rigogliosa e cimeli spirituali intrisi di magia.

Questo intenso viaggio ci ha condotto in uno splendido mondo fortemente legato alla spiritualità, ai conti in sospeso ma soprattutto al perdono, l'atto più profondo per poter ritrovare la pace interna e lasciarsi tutto alle spalle. Nei panni della guida spirituale Kena, una giovane ragazza rimasta orfana fin da piccola, siamo partiti alla ricerca della più grande fonte di energia che alimenta e intreccia il mondo terreno con quello delle anime.

Ma un pellegrinaggio di questo tipo non poteva essere certo privo di insidie, ed eccoci dunque in compagnia della nostra protagonista ad aiutare spiriti tormentati ad accogliere la luce e riportare la serenità in questo luogo mistico. Quanto detto è il fulcro su cui si poggia tutta l'intera esperienza che ci siamo trovati a vivere estasiati in Kena: Bridge of Spirits, un cammino lastricato di dolore e fallimenti in cerca della redenzione.

Al nostro arrivo nella valle che ospita il Santuario della Montagna Sacra troviamo qualcosa di decisamente inaspettato. L'intero villaggio è infestato da veleno e da rampicanti che ne oscurano la bellezza, opera di anime che non sono riuscite ad abbracciare la luce in fondo al tunnel, trasformatesi così in spiriti malvagi ed iracondi. Per poter quindi raggiungere la cima della montagna e compiere il nostro destino dovremo prima portare serenità nell'animo agitato degli abitanti che hanno perso la loro vita prematuramente.

Cover image for YouTube videoKena: Bridge of Spirits Release Trailer

Il primo di questi spiriti è Taro, il cui dolore per non essere stato in grado di proteggere i propri fratelli minori lo ha reso una minaccia portatrice di devastazione nel suo Villaggio. Saiya e Beni, i due paffuti piccoletti, ci chiedono dunque di aiutarli a trovare Taro, così da accompagnarci successivamente al Santuario. Fortunatamente, durante questa ardua impresa non saremo mai soli e potremo contare su delle adorabili creature intrise di magia, ovvero i Rot.

Questi buffi animaletti si riveleranno l'arma principale per sconfiggere la corruzione che devasta la mappa di gioco nonché la chiave per sbloccare le abilità che Kena potrà usare per affrontare i nemici. Il gameplay è tanto basilare quanto efficace, basandosi su un sistema di combattimento con attacchi pesanti e leggeri legati al bastone della protagonista che viene integrato con le ormai classiche schivate e parate. Come ogni action che si rispetti la parata può avvenire sia attivando lo scudo magico che assorbe i colpi ricevuti fino al'esaurimento, sia sfruttando possibilità di compiere una parata perfetta in grado di sbilanciare i nemici per qualche secondo.

Proseguendo nella missione si sbloccheranno ulteriori abilità acquistabili con il Karma, la valuta di gioco ottenibile sconfiggendo nemici, posizionando nel posto corretto cimeli e dando da mangiare ai piccoli Rot. Quest'ultimi durante gli scontri si nasconderanno impauriti finché non avremo instillato in loro il Coraggio necessario per combattere, rappresentato da frammenti dorati ottenibili eliminando le minacce. Una volta ottenuto abbastanza Coraggio potremo usare un'abilità speciale dei Rot, che andranno a combinarsi all'arma in uso per scatenare un attacco molto potente. Andando ancora più a fondo, il bastone di Kena potrà inoltre tramutarsi in Arco o Bomba, offrendo così un ampio ventaglio di scelta su come approcciare i nemici.

I combattimenti si basano su meccaniche semplici che puntano a colpire i punti critici per poter avere la meglio sui nemici.

Tutto ciò può essere ovviamente potenziato assieme alle abilità dei Rot, che salgono di livello proprio come le capacità della protagonista. Se come noi rimarrete profondamente innamorati di questi dolci mostriciattoli, potrete anche decidere di omaggiare il loro aiuto con una serie di cappellini nascosti in forzieri disseminati per la mappa di gioco assieme ad altre attività secondarie. Per quanto riguarda queste ultime si tratta di puro collezionismo di ricompense e di saziare la vostra vena completista, perché non si basano su quest secondarie ma solo su enigmi da completare e santuari da purificare.

Tornando al cuore del titolo, in Kena: Bridge of Spirits ogni Boss fight è preceduta da un'ampia fase di esplorazione e risoluzione di puzzle ambientali in cerca di tre reliquie appartenute allo spirito che vogliamo aiutare al fine di poterlo così evocare. Questa meccanica, oltre a dare corpo all'avventura, si fonde alla storia che Ember Lab ha voluto raccontare: in questo mondo intriso di magia e spiritualità, la credenza popolare sul passaggio dell'anima all'aldilà si manifesta con la creazione di maschere di legno in ricordo delle persone che ci hanno lasciato.

Kena è una guida spirituale, e questa caratteristica le consente di vivere i ricordi dolorosi e strazianti dell'anima incatenata a ciascuna maschera, sfruttandole come guida per localizzare oggetti importanti oltre che la via per proseguire la missione. Seppur interessante come meccanica, una volta indossata la maschera la visuale resta assolutamente statica, consentendo di ruotare il punto di vista solamente di 360° e costringendoci in alcuni casi ad indossarla e a toglierla anche a distanza di pochi passi.

La sorte degli spiriti è legata ad una maschera di legno intrisa di ricordi, il lasciapassare per poter affrontare le loro paure.

Un'altra criticità che purtroppo abbiamo riscontrato risiede nei combattimenti, a causa di un'appena percettibile latenza nella risposta dei comandi e dnella precisione dei colpi inferti ai nemici, che molto spesso sporcano una fluidità che per tutto il resto del gioco ci è parsa incredibile. Ciò va inaspettatamente in contrasto con la spettacolarità e la maestria messa in campo nella realizzazione delle boss fight, perché alcune di esse sono davvero fuori scala per quanto riguarda la realizzazione tecnica.

Ember Lab ha pagato un po' di inesperienza anche sul frangente delle attività secondarie e degli enigmi obbligatori per proseguire nelle missioni, che in alcuni casi ci sono sembrati controintuitivi e privi di logica, portandoci a trovarci banalmente bloccati davanti ad una porta da aprire o a un meccanismo da attivare.

Se il piccolo team di sviluppo sembra dover ancora accumulare esperienza sul lato del combattimento e della corposità, senza dubbio con Kena: Bridge of Spirits ha dimostrato un talento smisurato sul versante tecnico. I primi passi una volta arrivati al Villaggio sono davvero sensazionali, alzando il sipario su una realizzazione artistica da far invidia a giochi con team di sviluppo molto più numerosi e con fondi esageratamente più alti.

A rendere ancor di più unico Kena: Bridge of Spirits è senza dubbio la presenza degli adorabili e potentissimi Rot.

Lo studio californiano, ben consapevole dei propri mezzi e della propria ambizione, ha creato un mondo vibrante e ricco di dettagli, arricchito da una palette cromatica brillante e vivace in tutte le zone della mappa, evitando saggiamente l'insidiosa trappola di sviluppare un titolo open world. Tutta l'avventura corre su binari prestabiliti e non ci è mai concesso raggiungere una missione se non seguendo strada che gli sviluppatori hanno creato, ma resta comunque viva la possibilità di ritornare nelle aree precedenti in qualsiasi momento. Ciò ha permesso al team di dare maggiore risalto scenico ad ogni area, concentrandosi più sui dettagli che sulla libertà di esplorazione senza restrizioni, e dato il risultato la scelta non poteva essere più azzeccata.

Un'ultima considerazione va fatta sulla difficoltà dell'avventura, che inizialmente - anche settandola al massimo - appare davvero poco bilanciata, ma con la progressione della storia va via via ad aumentare fino a diventare estremamente punitiva, costringendoci in alcune occasioni a dover combattere più volte e fin dall'inizio alcuni Boss.

La trama di Kena: Bridge of Spirits è piuttosto lineare ma non per questo priva di colpi di scena, ed è capace di toccare note emozionali davvero potenti durante le abbondati 10 ore di gioco. Tutte queste caratteristiche, unite ad un level design degno di un tripla A, rendono il progetto una piccola perla che vale la pena vivere tutta d'un fiato, rimanendo ammaliati dai maestosi scorci che Ember Lab ha creato con una cura impressionante. Nonostante alcuni piccoli problemi e qualche rifinitura necessaria, del tutto comprensibili per uno studio al debutto, quel che sono riusciti a creare è a dir poco straordinario, e non immaginiamo cosa questi ragazzi saranno in grado di creare con un bagaglio di esperienze più ampio.

8 / 10

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