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Don't Look Up Recensione: Leo alla fine del mondo

Riscaldamento globale, pandemia? Non importa, un meteorite ci estinguerà.

Ogni giorno sappiamo che iniziamo a vivere e che potremmo morire: un incidente in macchina o sul lavoro, un terrorista e un qualunque squilibrato che ci incrocia, un infarto o un ictus, il solito vaso di fiori che cade da un davanzale, e così via.

Eppure andiamo avanti come nulla fosse e del resto che altro potremmo fare? Anche prendere ogni cautela non ci garantirebbe la salvezza. Quindi quando qualcuno ci dimostra che, causa riscaldamento globale, fra 50 anni il nostro pianeta sarà invivibile e succederanno sciagure naturali che costeranno milioni di morti, figurarsi se ci scomponiamo.

Ma se ci dicessero che un meteorite sta per schiantarsi sulla Terra fra sei mesi (stile Deep Impact, Meteor o Cercasi amore per la fine del mondo), come reagiremmo? Sempre con la stessa scrollata di spalle?

Un riservato professore di astronomia e una delle sue migliori studentesse, entrambi tipi un po' nerd e provinciali (vengono dalla poco prestigiosa Università del Michigan), fanno casualmente una scoperta agghiacciante. Dalle siderali distanze dello spazio, sta arrivando una meteora che, in base a precisi calcoli, colpirà il nostro pianeta con effetti superiori a quelli dei tempi dei dinosauri. Ci sono solo sei mesi circa per trovare un rimedio, che fare?

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Ci si rivolge alle autorità, ovviamente. Il primo Ente con cui vengono messi in contatto è il Dipartimento per la Difesa del Pianeta, che non è una cosa da fumetti ma esiste davvero, nella persona del responsabile Oglethorpe (Rob Morgan, visto in Stranger Things), tipo serio che crede immediatamente ai due scienziati e procura loro un appuntamento alla Casa Bianca. Dove però regna una donna, una Presidentessa simil-Trump (la solita sublime Meryl Streep), ben più attenta ai sondaggi e alla rielezione che a salvare il mondo, che governa con un sistema fondato su nepotismo e corruzione.

Infatti, solo i più cospicui finanziatori hanno accesso al cerchio magico. Fra questi c'è Isherwell (Mark Rylance), tycoon dell'elettronica inventore di telefoni che percepiscono le nostre emozioni, guru mediatico, sociopatico riconducibile a molti personaggi noti, da Jobs a Zuckerberg o Musk.

Dopo essere stati irrisi, ingannati e arrestati, i due vengono finalmente presi sul serio e si organizza una missione in stile Armageddon, con un fanatico integralista di destra al posto di Bruce Willis (una spassosa comparsata di Ron Perlman), con tanto di citazione di una celebre scena del Dottor Stranamore. Ma Isherwell ha un'altra idea, che provoca un ulteriore ritardo nell'intervento e fa ben comprendere ai due tormentati protagonisti la follia che li circonda. Che non è solo quella del Sistema ma che coinvolge proprio tutta un'umanità, che diventa ogni giorno di più meritevole di estinzione.

Intanto nei cieli la cometa diventa visibile in tutta la sua agghiacciante bellezza e può essere vista a occhio nudo. Esplode il panico, con i soliti saccheggi e vandalismi. Look Up diventa il motto di chi la vede, la cometa, di chi la guarda e capisce cosa sta per succedere. Don't Look Up è invece il messaggio dei criminali al potere e delle masse idiote che li seguono, indottrinate a guardare solo davanti a sé, un passo dopo l'altro, a testa bassa, ignorando anche l'evidenza. Come andrà a finire? Segue una breve scena divertente dopo il primo blocco dei titoli di coda.

Scienziati smarriti fuori dal loro contesto.

Grandissimo il cast, con un'infilata di divi fra cui un Leonardo Di Caprio che si diverte a fare il dimesso professore un po' sovrappeso e dal look trascurato, che però a contatto con le sirene del potere perde la testa. Anche perché una conduttrice di notiziario celeberrima, una vera sirena lei (Cathe Blanchett), si invaghisce di lui e lo fa deviare dal suo virtuoso percorso.

Jennifer Lawrence è la geniale ricercatrice un po' truzza, passionale e non abituata ai compromessi. Incontrerà a sorpresa un ragazzetto pseudo-ribelle (Timothée Chalamet), viziato e contraddittorio. Ariana Grande è la spocchiosa diva dei social, vuota ed aggressiva. Jonah Hill è l'imbelle figlio delle Presidentessa, da lei messo a far danni ad altissimo livello.

Adam McKey ci aveva dato una comprensibile spiegazione dello scandalo subprime con The Big Short, ci aveva raccontato con efficacia la figura di Dick Cheney e aveva prodotto la splendida serie Succession, dimostrando una buona conoscenza dell'ambiente dei miliardari e dei politici. Qui co-scrive e dirige il film pensando al riscaldamento globale, minaccia che spaventa troppo pochi perché vissuta come una cosa lontana lontana (incredibile almeno da parte di chi abbia figli).

La Presidentessa che l'umanità di oggi si merita.

Ma a sorpresa è sopraggiunta la pandemia, problema più immediato, quasi concreto diremmo, e quindi è davvero tristemente esilarante riscontrare come i comportamenti di potenti, media e popolo siano gli stessi nei confronti della minaccia (metaforica) di una roccia di 10 km di diametro che sta rotolando nello spazio verso di noi, indiscutibilmente.

Avevamo tutto, dirà a un certo punto sconfortato il personaggio Di Caprio. Eppure, in un attimo possiamo buttare tutto via per la stupidità dei potenti, arroganti e cinici, per l'ignoranza delle masse, fomentate da destre e sinistre ugualmente cieche, per la superficialità dei media per i quali conta solo fare spettacolo anche di una tragedia.

Per non parlare dell'abisso dei social e dei suoi "divi" insulsi con l'insulto sempre pronto, la violenza a un millimetro di distanza, nell'indifferenza dell'uomo, da quello della strada che in fondo non è disposto a cambiare una virgola dei suoi comportamenti, ai ricconi che vorrebbero lucrare su qualunque cosa.

Il luogo dove dovrebbero stare gli scienziati (e non gli studi televisivi).

Don't Look Up non è un film apocalittico ma una metafora amara e spiritosa dell'inettitudine del potere, della debolezza di chi sa e delle responsabilità attribuite a veri incapaci, del peso che hanno purtroppo le masse degli ignoranti, delle responsabilità dell'informazione, dell'umanità in generale, incapace di guardare verso l'alto e, se lo fa, guarda il dito e non la meteora. Provate a fare un confronto con quanto letto, sentito e visto in questi mesi di pandemia e sconfortatevi o ridete (amaramente).

Resterà nella memoria la risposta di Leo al solito complottista: "Loro" non sono abbastanza intelligenti per essere così malvagi.

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A proposito dell'autore

Giuliana Molteni

Contributor

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