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Enslaved

Abbiamo giocato il secondo livello e vi diciamo che…

Concludono la panoramica del combat system (o almeno di quello che è stato possibile sperimentare) un attacco ad area (A + X), utile per colpire più nemici contemporaneamente e un tasto parata che, in stile Assassin’s Creed, rende Monkey inattaccabile anche in caso di aggressione alle sue spalle, visto che il personaggio si girerà automaticamente nella direzione dell’aggressore.

Una volta eliminati i nemici e raccolte le sfere da essi fuoriuscite (il cui utilizzo, però, non ci è stato spiegato), Monkey si rivolge molto duramente a Trip intimandole che se vogliono avere una possibilità di sopravvivere, lei dovrà fare esattamente ciò che lui le ordina. Il doppiaggio, le mimica facciale e le animazioni dei protagonisti ben rendono una scena ad alta tensione emotiva, che serve anche a “sbloccare” il menu dei comandi da impartire a Trip.

Premendo infatti la spalla sinistra del pad apparirà d’ora in poi un menu radiale che, col passare del tempo, si popolerà di comandi: i tre che abbiamo avuto modo di sbloccare sono Follow, EMP e Decoy. Col primo si ordina a Trip di seguirci, col secondo di usare un impulso elettromagnetico per stordire ad area i robot, col terzo di generare un ologramma sul quale fare concentrare il fuoco avversario.

Come si vede da questa immagine, le ambientazioni cambieranno notevolmente col progredire della trama.

Superato questo punto, si capisce però chi dei due usa il cervello: è Trip a indicare la via di uscita (leggasi, waypoint) da quella sezione della mappa, ad aggirare i sistemi di sicurezza che tengono chiuse le porte, ad apportare modifiche elettroniche al dispositivo indossato da Monkey e, successivamente, a manipolare alcuni robot presenti nell’area per cambiarne le funzionalità.

La bella e la bestia proposti di Ninja Theory lavorano quindi come la mente e il braccio di un gioco nel quale si vedrà crescere e rinsaldare il loro rapporto col passare del tempo.

L’ostacolo successivo da superare è rappresentato da uno spazio aperto controllato da robot armati di mitragliatori: lo scopo dei due è di distrarre a turno gli stupidi robot, avanzando metro dopo metro e permettendo a Monkey di arrivare a distanza ravvicinata dagli aggressori. Le sue doti di combattimento tornano ancora una volta utili e ci danno modo di apprezzare le finishing move, la cui regia è gestita automaticamente dal gioco, che offriranno coreografici scorci di distruzione.

Quando la situazione si fa esplosiva, Monkey è la persona che fa al caso nostro.

Per arrivare ai due nemici in questione, però, Monkey è costretto a esibirsi in acrobatici salti su pali, muri e appigli vari, sembrando la controfigura ipertrofica del buon Principe di Persia. A dispetto di quanto accade nel titolo Ubisoft, però, il percorso da seguire viene segnalato da un lampeggiamento dei punti ai quali è possibile aggrapparsi. Non essendo comunque Enslaved un platform le cui dinamiche sono incentrate sul capire come giungere alla fine del livello, questa semplificazione ci è persa tutto sommato comprensibile, anche se i giocatori duri e puri potrebbero storcere il naso.

Ci avviciniamo quindi all’ultima sezione del secondo livello, dove un campo minato spinge Trip a chiedere a Monkey di catturare una libellula meccanica che vola in giro per il livello. Lo scopo è di modificarne i sensori al fine di rilevare la presenza degli ordigni e trasmetterne la posizione sul visore del protagonista trasformato da Trip in una sorta di HUD.

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Enslaved: Odyssey to the West

PS3, Xbox 360, PC

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A proposito dell'autore
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Stefano Silvestri

Editor in Chief, EG.it

Il suo passato è costellato di tutto ciò che è stato giocabile negli ultimi 40 anni. Dal ’95 a oggi riesce a fare della sua passione un mestiere, non senza una grande ostinazione e un pizzico di incoscienza.
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