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Exo One Recensione: La meditazione nell'era degli UFO

Un piccolissimo gioiello che vaga tra le stelle.

Un piccolissimo gioiello realizzato da un piccolissimo team meritava una piccolissima recensione che, al tempo stesso, fosse in grado di rendere giustizia al grandissimo universo e all'intima ambizione che affrescano i fondali di Exo One.

Un'opera che, bisogna ammetterlo, senza la spinta di Xbox Game Pass sarebbe probabilmente volata lontana dall'orbita di molti giocatori, e che grazie al servizio di Microsoft potrà essere invece vissuta tutta d'un fiato, magari nell'arco di una singola serata trascorsa sfrecciando fra le stelle.

Exo One è un videogioco che per sua stessa natura ci porta a scardinare quelli che sono i concetti alla base di una recensione, perché è figlio della più candida filosofia creativa di stampo indipendente, quella corrente che produce opere agli antipodi rispetto alle matrici che governano il mercato, spingendoci a rivedere qualsiasi schematizzazione legata alla narrativa, alla tecnica, per certi versi anche al gameplay.

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L'opera di Jay Weston, infatti, non è un videogioco in senso stretto, non vuole farsi portatrice di alcuna rivoluzione trascendentale, non è neppure un walking simulator infiocchettato con un nastro dorato: è semplicemente Exo One, prendere o lasciare.

Si tratta di un'avventura nello spazio della durata complessiva di circa due ore interamente fondata sull'esplorazione di una serie di esopianeti a bordo della stramba navicella che dà nome all'opera, un prodotto d'ingegneristica extraterrestre che vede il suo funzionamento legato a doppio filo con lo sfruttamento della gravità.

È possibile aumentare e diminuire la massa dell'UFO a piacimento, oltre che variare tra una forma discoidale con cui planare e un'altra sferica pensata per rotolare. E questo è quanto: come sospesi fra inspirazione ed espirazione, bisogna sfrecciare oltre la velocità del suono, oscillando su e giù, al solo scopo di proseguire lungo un misterioso sentiero interstellare.

Non ci sono altre meccaniche, non ci sono avversari, non ci sono obiettivi chiari e ben definiti: c'è solamente la Exo One, c'è la persona che impugna il gamepad, e ci sono gli ammalianti pianeti che dipingono il viaggio del protagonista. Tre tessere di un microscopico mosaico avvolto nella solitudine che, nonostante la schietta semplicità, è in grado di ipnotizzare il giocatore per tutto il tempo che serve ad arrivare in fondo, fino a compiere quello che forse sarà l'ultimo balzo verso l'infinito.

In Exo One si controlla una navicella fondata sulla gravità per attraversare splendidi pianeti ai quattro angoli dell'universo.

Sapete cosa? Exo One è uno di quei videogiochi che più viene comunicato e più perde di valore. Proseguendo nel tentativo di "spiegare" la sua natura metafisica, quasi legata alla sublimazione e alla meditazione, si corre il rischio concreto di trasformare l'analisi in una sorta di masturbazione intellettuale volta a farla sembrare una produzione destinata a un'élite. Ma non è così: in fin dei conti Exo One è una breve avventura nello spazio in cui si controlla una navicella che fluttua come un disco e rotola come una palla su pianeti sconosciuti.

Ma se volete svuotare la mente per un paio d'ore prima di andare a dormire, se avete degli splendidi ricordi legati a Interstellar di Christopher Nolan, se ogni tanto alzate gli occhi al cielo notturno e vi interrogate su cosa si proverebbe a navigare nell'atmosfera gassosa di Giove, allora Exo One potrebbe rivelarsi una sorta di magico viaggio extracorporeo con rarissimi comparativi nel medium del videogioco.

E che viaggio: fra superfici acquatiche inquietanti come quella calcata da Matthew McConaughey sul pianeta Miller, antiche e misteriose costruzioni in carbonio che raffreddano le caldere di immensi vulcani, campi di asteroidi stretti nell'orbita di stelle incandescenti e brillanti dischi di accrescimento di minacciosi buchi neri, di meraviglie da vedere ce n'è un bel po'.

Il tutto senza farsi troppe domande, proseguendo stoicamente verso il prossimo obiettivo cullati da una narrativa leggera e poco invasiva, evitando di arrovellarsi eccessivamente su dettagli trascurabili come il perché, il come e il chi, per abbracciare, invece, ogni singolo istante dell'esperienza disegnata da Exbleative.

Si tratta di un'esperienza leggera, oltremodo breve, eppure incredibilmente significativa.

Già finito? Sì, già finito, non serve aggiungere altro. Proprio come in Exo One, un'opera diversa e particolare, in quanto tale destinata ad essere apprezzata e criticata in uguale misura, perché quelli che sono i suoi più grandi punti di forza potrebbero anche essere letti come i suoi peggiori punti deboli, secondo lo stesso destino che già è toccato a produzioni contemplative come Death Stranding.

Non possiamo fare altro che suggerirvi di sedervi davanti a un monitor, spegnere la luce, impugnare il gamepad e godervi il viaggio tra le stelle. Forse lo adorerete, forse vi annoierà, ma non ha alcuna importanza, perché Exo One non vuole piacere: vuole semplicemente esistere.

8 / 10

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Exo One

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Lorenzo Mancosu

Editor-in-Chief

Cresciuto a pane, cultura nerd e videogiochi, i suoi primi ricordi d'infanzia sono tutti legati al Super Nintendo. Dopo aver lavorato dentro e fuori dall'industry, è finalmente riuscito ad allontanarsi dalle scartoffie legali e mettere la sua penna al servizio di Eurogamer.it.
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