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Halo Infinite Recensione: Un ritorno epico

Le missioni cambiano sempre, il fascino di Master Chief non cambia mai.

Nel lontano 2001 ha avuto inizio una storia destinata ad essere ricordata nel tempo, contraddistinta dal profondo legame tra due personaggi ormai impressi nella memoria collettiva di tutti i videogiocatori. Master Chief e Cortana hanno vissuto fianco a fianco le più importanti battaglie che l'umanità abbia mai dovuto affrontare, presentandosi senza paura in prima linea anche quando la missione sulla carta era impossibile.

Lui, un bambino rapito da un orfanotrofio e sottoposto a interventi genetici per raggiungere il culmine dell'evoluzione umana; lei, un'intelligenza artificiale plasmata sulla matrice neurale della dottoressa Halsey da cui ha ereditato la sete di sapere e conoscenza. Insomma, due personaggi completamente diversi ma perfettamente complementari.

Una coppia che ha accompagnato gli appassionati sull'Installazione 04 di Halo CE, passando per la Terra in Halo 2 dove Cortana è rimasta "in compagnia" della Mente Suprema Flood, fino ad arrivare al trionfo di Halo 3, che culminava con l'arrivo su Alta Opera. Un legame che si è rafforzato capitolo dopo capitolo, fra battute sagaci e maliziose unite ad una insuperabile performance sul campo di battaglia grazie alla quale l'umanità si è sempre salvata dal baratro dell'estinzione.

Ma come ogni grande storia che si rispetti, arriva inevitabilmente il punto di rottura, un evento che rimescola le carte in tavola abbandonando le regole e la continuità che fino a un attimo prima ne scandivano i tempi. Questo cambio di rotta è avvenuto in concomitanza del passaggio del brand Halo dalle mani di Bungie a quelle di 343 Industries.

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Halo 4 ha segnato l'inizio del declino di quella formula che ci ha appassionato negli anni, con Cortana alle prese con la rampacy, ovvero il degrado cognitivo dovuto all'enorme mole di dati immagazzinati che ogni IA raggiunge dopo circa 7 anni di servizio. La nostra intelligenza artificiale preferita ci ha accompagnato nell'ultima missione insieme, su Requiem, contro uno degli antagonisti più temibili di tutta la saga, sacrificandosi per salvare l'umanità.

In Halo 5: Guardians il filone narrativo si è trascinato con i due protagonisti che si fronteggiavano da lati opposti della barricata, ma nonostante tutto il filo che li univa non si è mai spezzato definitivamente. Neanche nel quinto titolo della saga principale gli sceneggiatori sono riusciti a mettere un punto fermo in fondo a questo legame, accompagnando i fan con il fiato sospeso fino all'alba di Halo Infinite fra molti dubbi e qualche incertezza legata alle sorti della coppia di personaggi.

L'ultima fatica di 343 Industries è stata infatti presentata fin dall'inizio della campagna marketing ponendo un forte accento su una nuova minaccia, ovvero gli Esiliati, la fazione ribelle conosciuta in Halo Wars 2, e mettendo quindi in secondo piano il destino di Cortana così come il suo piano di dominio globale. Ogni missione in cui lo Spartan 117 è chiamato ad imbracciare un fucile d'assalto ha solitamente un antagonista ben preciso da neutralizzare, e ciò ci ha convinto che il team americano avrebbe riservato ad Atriox ed Escharum questo onore.

Non vi nascondiamo che in prima battuta quest'impressione ci ha spiazzato, facendoci credere che ancora una volta gli sceneggiatori avessero compiuto l'errore di relegare importanti avvenimenti solamente fra le pagine di quei romanzi e quei fumetti che non tutti i videogiocatori sono interessati a leggere, senza contare che le operazioni di traduzione in italiano sono cessate ormai da tempo.

Il rampino è una delle novità più riuscite, ed utile in molte circostanze.

Ma questa volta 343 Industries ha preso le nostre incertezze e i nostri dubbi e li ha letteralmente sgretolati, consegnandoci un Halo Infinite sorprendente dal punto di vista narrativo. Sebbene alle tante pedine disposte sullo scacchiere dell'universo di Halo si sia aggiunta una nuova razza rappresentata dall'Harbinger, la paura di non vedere mai la chiusura di filoni narrativi che si trascinavano da anni è stata completamente spazzata via dall'ultimo capitolo della saga.

La storia che si è chiamati a scrivere e vivere è senza dubbio una delle migliori mai realizzate dal 2001 fino ad oggi nell'intera serie di Halo, ricca di riferimenti che solo gli amanti della saga sapranno apprezzare al massimo, ma allo stesso tempo efficace ed accessibile anche per chi indosserà il casco di un'armatura Mjolnir per la prima volta.

"Le missioni cambiano, lo fanno sempre". Questa citazione pescata direttamente da uno dei trailer pre-lancio è la perfetta sintesi del progetto Halo Infinite e di come tutti gli avvenimenti del passato abbiano infine condotto Chief su Zeta Halo, lo scenario che lo vedrà fronteggiare l'agguerrito esercito degli Esiliati.

E qual è questa missione? Intrappolare Cortana grazie ad una replica dell'IA in modo da trasportarla a bordo della UNSC Infinity e distruggerla definitivamente. Nel frattempo, Escharum e tutti gli esuli dei Covenant hanno dei conti da regolare sull'Installazione 07, e l'umanità è solo un altro impedimento alla realizzazione dei loro piani.

A tenerci compagnia durante la nostra ardua missione troviamo due nuovi personaggi: L'Arma e il Pilota.

Con questo semplice incipit si alza il sipario sul sesto capitolo della saga principale di Halo, una trama apparentemente lineare in cui John 117 è chiamato a dare nuovamente prova della sua straordinaria capacità strategica e militare. Questa missione però è diversa dalle altre, e lo stato d'animo di colui che è stato spesso definito come una macchina da guerra priva di sentimenti prenderà finalmente il sopravvento, riportando in superficie una lunga scia di ricordi che sanno colpire come pugni nello stomaco.

Ogni capitolo della serie si apre con il classico siparietto in cui Master Chief ha bisogno di un'arma, ma in questo caso ne riceverà una particolarmente speciale. I più romantici troveranno sicuramente insolita la nuova compagna d'avventura, ma vi assicuriamo che l'Arma è il miglior personaggio dell'intero roster, perfettamente caratterizzata seppur investita di un compito difficilissimo. Il lavoro svolto sulla nuova IA è davvero impressionante, e la scoprirete tanto ingenua e confusa dal susseguirsi degli eventi quanto curiosa riguardo ciò che è accaduto prima della sua "nascita". Non abbiamo alcun dubbio che vi innamorerete di questa nuova coppia e di ciò che insieme scopriranno l'uno dell'altro.

Ma Halo non è solamente una trama vasta e intrigante, anzi. Ciò che ha fatto la differenza nel corso degli anni è più legato alle qualità tecniche, su tutte il gunplay, da sempre piacevole e unico nel suo genere. A differenza di quanto avvenuto con la narrativa, i movimenti, il feeling con le armi e il gameplay sono stati costantemente stravolti durante gli ultimi 20 anni, presentando talvolta delle modifiche talmente profonde da accantonare quasi del tutto le origini della serie. Ma in questo caso 343 Industries ha dichiarato fin dall'annuncio di essersi ispirata fortemente ai primi capitoli, sia dal lato estetico che dal lato tecnico.

Possiamo dirvi senza alcun dubbio che tale promessa è stata mantenuta appieno, e la sensazione che proverete svuotando caricatori sugli Esiliati è estremamente appagante. Seppur reinterpretandoli in chiave moderna, Halo Infinite si fonda su molti degli aspetti che hanno contraddistinto Halo: Combat Evolved e Halo 3, dalle animazioni fino alla direzione artistica, e talvolta sembra che l'unica differenza risieda nell'attuale presenza dello scatto.

Zeta Halo è ricco di attività secondarie che variano da boss minori ad avamposti da neutralizzare.

Nonostante l'arsenale si sia considerevolmente ridotto rispetto al quinto capitolo, le bocche da fuoco divise fra armi UNSC e strumenti degli Esiliati sono tutte piacevoli da utilizzare, anche se alcune sono decisamente più efficienti di altre e talvolta più curate anche a livello estetico. La scelta di restringere l'equipaggiamento ha tuttavia mietuto alcune vittime, e persino molti degli strumenti più amati, come ad esempio la Magnum e la Railgun, sono stati messi in panchina in favore di nuove opzioni come l'AR Commando VK78 e la Sidekick MK50.

In tutta sincerità nessuna delle nuove proposte riesce a spiccare, e siamo certi che molte non incontreranno il favore dei giocatori nel multiplayer, mantenendo la propria utilità solo nei confini della campagna. Ciò detto, una volta sperimentato il funzionamento di ciascuna e scelto il proprio loadout preferito, affrontare gli Esiliati ed eliminarli in scontri più o meno impegnativi si rivela uno degli aspetti più riusciti del titolo. La sensazione di soddisfazione nel compiere un headshot o buttarsi nella mischia con armi ad alto rateo di fuoco si mantiene su altissimi livelli in tutte le missioni, qualunque sia l'approccio favorito dal giocatore.

Le armi diventano di vitale importanza nelle boss fight che inframmezzano la trama, in cui si è chiamati ad affrontare potenti avversari pronti a sbarrarci la strada con il solo scopo di eliminarci. Questi letali duelli uno contro uno danno nuovo slancio alle classiche meccaniche di combattimento incontrate fino ad ora, e si sposano perfettamente con i nuovi ritmi impostati dalla campagna.

L'intelligenza artificiale dei boss è realizzata in modo eccellente, ma purtroppo il grado di sfida si abbassa notevolmente una volta che si riescono ad infliggere i primi colpi all'avversario, al punto che in certi casi lo scontro si esaurisce fin troppo rapidamente. L'idea alla base è senza dubbio valida e interessante, ma secondo la nostra esperienza sarebbe necessario qualche aggiustamento per rendere il tutto un po' più epico e appagante.

In Halo Infinite è possibile esplorare liberamente qualsiasi cosa visibile e sta a noi scegliere con quale mezzo farlo.

Un'altra novità risiede nell'utilizzo del rampino equipaggiato sulla corazza Mark VI di Master Chief, uno strumento che inizialmente ci aveva lasciati perplessi. Anche in questo caso 343 Industries ha stravolto le aspettative, ed è riuscita ad implementarlo perfettamente nelle dinamiche di gioco: come ormai ben saprete questo capitolo è calibrato su un'esperienza open-map in cui è possibile esplorare liberamente un vasto settore di Zeta Halo, e quella di poterlo fare scalando a piacimento le montagne impervie è una sensazione inebriante.

Il rampino, inoltre, si dimostra molto utile durante il combattimento, garantendo maggiore libertà di movimento anche nelle sequenze più concitate e rivelandosi una preziosa ancora di salvezza per scappare quando lo scudo si esaurisce. C'è anche spazio per la creatività: abbiamo trovato estremamente divertente usarlo per aprire le difese dei Jackal, da sempre nemici non certo invincibili ma particolarmente fastidiosi da eliminare a causa del loro scudo.

A margine, Halo Infinite aggiunge una piccolissima sfumatura da RPG alla sua classica anima da shooter, offrendo altri gadget da equipaggiare e potenziare che diventano disponibili con l'incedere della campagna. I nuovi strumenti sono una rivisitazione dei classici potenziamenti introdotti in Halo 3, come gli scudi personali, o di varianti più moderne, come i jet-pack di Halo 5: Guardians.

Giocando alle difficoltà più basse, come Facile e Normale, tali aggiunte potrebbero apparire pressoché inutili, ma diventano a dir poco fondamentali settando l'esperienza su Eroica o Leggendaria. In fin dei conti queste piccole novità meccaniche trovano la propria reale utilità sulle sponde del comparto multiplayer rimanendo opzioni situazionali sul frangente del giocatore singolo, dove un rampino è sempre e comunque più utile di un rilevatore di minacce.

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Questo sesto capitolo è una continua scoperta, e quello che vi troverete di fronte avviando il gioco è una formula completamente diversa rispetto al passato. Come brevemente accennato, in Halo Infinite non ci sono più missioni lineari: quando e come proseguire nella campagna è una nostra decisione, e non più un'imposizione degli sceneggiatori. A ravvivare lo scenario di gioco che inframezza la narrativa intervengono basi da conquistare, avamposti da distruggere, oltre che la classica scoperta dei collezionabili disseminati nella mappa.

La attività secondarie sono molte ma non eccessivamente variegate, stimolanti in un primo momento ma difficilmente apprezzabili nel lungo periodo a causa della loro intrinseca ripetitività. Data la natura completamente facoltativa siamo abbastanza sicuri che gran parte dei giocatori non investiranno il proprio tempo nel completare al 100% tutti i punti d'interesse che costellano la mappa di gioco. Per spronare gli appassionati, però, 343 Industries ha nascosto fra basi e avamposti importanti data-log strettamente legati alla "lore" di alcuni personaggi essenziali della saga.

Giunti alla fine di questa incredibile avventura possiamo affermare che nonostante questo capitolo sia stato sviluppato all'insegna della continuità della trama nonché collocato a pochi mesi di distanza dagli eventi di Halo 5, rappresenta in realtà in tutto e per tutto un reboot della saga sapientemente mascherato dall'atmosfera del classico compito di Master Chief.

Halo Infinite riesce a sorprendere ad ogni missione mescolando malinconia e splendidi ricordi sullo sfondo di una decisa spinta verso il futuro, realizzando una formula estremamente diversa per un brand ormai consapevole che i fasti del passato sono un piacevole ma lontano ricordo. Con questo capitolo viene inaugurato un nuovo cammino di cui non vediamo l'ora di scoprire di più, specialmente con riguardo al destino di determinati personaggi che sono rimasti esclusi dalla battaglia di John 117.

343 Industries ha dichiarato che questo è solo l'inizio di un progetto dalla durata decennale. E le premesse fanno ben sperare.

Per fortuna a tenerci compagnia nell'attesa di una nuova campagna c'è un comparto multiplayer solido e più in forma che mai, già disponibile dal 15 novembre e in versione beta fino all'8 dicembre, ma di questo parleremo più approfonditamente in seguito al rilascio delle playlist promesse dagli sviluppatori in concomitanza al day one, oltre che alla modifica del sistema di progressione.

Halo Infinite, nonostante le paure iniziali e un evidente limitazione in termini grafici dovuti alla cross-gen, si è dimostrato un prodotto riuscito in tutti i suoi aspetti, composto da una campagna dalla narrativa straordinaria e da un multiplayer in grado di tenere incollati per ore allo schermo.

Dopo Halo 4 e Halo 5 era lecito avere dei timori sulle scelte che avrebbe compiuto 343 Industries, a maggior ragione dopo l'annuncio di un "progetto decennale", ma oggi possiamo dire con certezza che lo studio americano ha colpito nel segno, regalando a tutti gli appassionati una ripartenza all'altezza del nome in calce all'opera. E la parte migliore, è che questo è solo l'inizio.

9 / 10