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Rygar: The Battle of Argus

Un eroe del passato torna in azione.

Il presupposto di ogni remake, a rigor di logica, dovrebbe essere quello di migliorare un prodotto precedente in modo da riproporlo in veste rinnovata e magari trarne fuori il maggior potenziale possibile. Erano davvero queste le intenzioni di Rising Star con Rygar: The Battle of Argus? I risultati ci dicono il contrario, dato che, essenzialmente, ci troviamo dinnanzi al medesimo titolo uscito nel 2002 sulla vetusta (ma intramontabile) PlayStation 2.

La trama è rimasta pressoché immutata in ogni suo aspetto: Harmonia, Principessa di Argus, è stata rapita dai Titani e gli dei ci affidano il compito di salvarla offrendoci al contempo il potere del Diskarmor, arma che ci consentirà di affrontare più che degnamente tutta la schiera di nemici in agguato. Il plot è infarcito con illustri nomi della storia antica e svariate figure della mitologica ellenica, roba che nel bene o nel male continua ad avere un suo discreto fascino.

Rygar è in tutto e per tutto un action game vecchia scuola: il difficoltoso salto verso l'attuale generazione non ha sortito alcuna modifica strutturale alla formula originaria. Quella che abbiamo dinnanzi agli occhi è pertanto una formula che, seppur collaudata, non riesce più a far fronte alle aspettative dell'utenza odierna. Ciò è vero tanto per il comparto estetico, che si adopera in una figura barbina persino per gli standard del Wii, quanto per il gameplay.

Il comparto tecnico non tiene minimamente conto delle capacità hardware del Wii.

Nei panni dell'intrepido eroe non dovremo far altro che ripulire ogni livello (santuari, templi e così via) da mostri di ogni sorta, utilizzando la divina arma in nostro possesso in modi sempre più fantasiosi e cruenti. Il Diskarmor può infatti colpire a distanza, dilaniare gli avversari e offrirci al tempo stesso un valido riparo nei confronti dei colpi nemici. Trattasi di uno strumento sicuramente versatile, capace di dare non poche soddisfazioni una volta acquisita la giusta dimestichezza.

Tra le innumerevoli carneficine e il seguente scontro con il boss di fine livello, avremo anche la possibilità di esplorare gli ambienti circostanti. Sono infatti presenti statue, pilastri e altri elementi di contorno interamente distruttibili, i quali celano al loro interno preziose armi e utili potenziamenti. Avremo perciò modo di amplificare e modificare il nostro stile di lotta in base alle esigenze, e sorridere per qualche stravagante bonus nascosto (vedi il “pizzarmor”...)

Ai meri combattimenti si affiancano infine alcune sessioni tipicamente platform, in cui saremo chiamati a compiere salti prodigiosi, magari proprio utilizzando il diskarmor alla maniera di un rampino. Roba che funziona certamente, ma che si rivela giusto un pallido diversivo nella continua serie di battaglie tra uno stage e l'altro.

Orde su orde di nemici, nemmeno troppo differenti tra loro. Il pericolo di monotonia è in agguato ad ogni angolo...

I controlli tramite Wii Remote e Nunchuck sono poco più che sufficienti: ci si muove con la levetta analogica, si salta e si premono i tasti relativi alle mosse. Gli unici movimenti da eseguire sono relativi soltanto a poche mosse speciali, per il resto, la sensazione scaturita non è quindi molto dissimile da quella offerta da un comunissimo dualshock 2. Oltre a ciò, l'unica novità di questa edizione destinata alla console Nintendo è data dalla modalità Gladiatore, in cui dovremo tenere a bada ondate su ondate di nemici, all'interno di una singola arena. Niente di più niente di meno. Dopo aver fatto la medesima cosa nella modalità principale del gioco, l'attrattiva di tale opzione verrà a decadere in appena una mezz'ora di battaglia.

Nota di demerito per il comparto tecnico. Si tratterà anche di un semplice porting, ma vedere l'hardware Wii utilizzato con così scarsa considerazione fa seriamente male al cuore. Il problema è che, probabilmente, l'intero appeal estetico del gioco sembra quasi peggiore della sua controparte uscita su PS2 ben sei anni fa. Texture slavate, modelli poligonali delineati con pigrizia e ambienti che, sebbene in parte distruttibili, offrono un grado di interazione davvero minimo. I porting non ci dispiacciono affatto, ma rimane un'arte in cui pochi (vedi Capcom) riescono seriamente a primeggiare. Nemmeno il prezzo budget riesce a salvare il povero Rygar.

4 / 10

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Dario Tomaselli

Contributor

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