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The Dishwasher: Dead Samurai

Miracolo imperfetto.

The Dishwasher: Dead Samurai è un picchiaduro bidimensionale a scorrimento in cui vi ritroverete ad impersonare un guerriero lavapiatti non-morto, massacrando con combo spettacolari interminabili legioni di cyborg e zombie. Mettendola giù così non sembrerebbe nulla di che, lo ammetto (anche se un pensierino...), eppure c'è un dettaglio inevitabilmente destinato a cambiare le carte in tavola: tutto, il gioco, ma proprio tutto, è stato realizzato da un'unica persona. Il nome del ragazzo prodigio in questione è James Silva, meritatissimo vincitore del Microsoft Dream Build Play contest, ed un aspetto del suo sontuoso lavoro merita di essere messo bene in evidenza: qui non si parla di risultati eccellenti per le possibilità di una sola persona, ma piuttosto di traguardi difficilmente raggiungibili anche per interi team con un tot di esperienza sulle spalle. In altre parole, da oggi gli sviluppatori di fetenzie quali Watchmen: La Fine è Vicina avranno un motivo in più per vergognarsi.

Il cuore del gioco sta tutto nel suo combat system ultraviolento e nell'enemy design ludicamente stimolante, per una sorta di Devil May Cry 2D caratterizzato da armi differenti, combo evolute, prese e finisher. Particolare anche il ritmo del titolo Ska Studios (il nome della compagnia composta unicamente da Silva...), contraddistinto da un frenetico crescendo di tipologie di avversari progressivamente più agguerriti, che vi costringeranno inevitabilmente a variare i vostri pattern di attacco sfruttando le loro specifiche debolezze. E così, tra un cyborg in stile Agente Smith ed una squadra SWAT robotizzata, passando per un clone dell'ED-209 tanto caro a Robocop e zombie vari ed eventuali, i nemici saranno sempre numerosi ed appaganti da eliminare.

Precisiamo comunque senza giri di parole un lato caratteristico di Dead Samurai: a braccetto con l'eterogenea caratterizzazione degli avversari va anche la loro intrinseca bastardaggine. Il titolo in questione è infatti di quelli compiaciutamente hardcore, e lo spazio per gli smanettamenti un po' a caso sarà decisamente ridotto all'osso (non che si tratti di un difetto, sia chiaro!). E così, quando vi troverete al cospetto degli appositi simil-frigoriveri dislocati qua e là per gli stage vi ritroverete a spendere risorse per comprare ricariche di energia e continue vari piuttosto che a potenziare le armi come probabilmente desiderereste.

...Perché un video in certi casi vale molto più di un'immagine: ecco a voi la furia di un lavapiatti zombie!

Il level design è grossomodo riconducibile alla classica struttura a scorrimento da sinistra a destra fatta di stanze da attraversare e orde di mostri di fare a pezzi, anche se non mancheranno occasionali variazioni tra chiavi da recuperare e bivi piazzati strategicamente per complicare un po' le cose. Immancabili ovviamente anche i coriacei boss di fine livello, contraddistinti fra l'altro da raffinati pattern di attacco coreograficamente letali, spesso da affrontare con tanto di scagnozzi al seguito, giusto per rendere gli scontri più spettacolari e bastardi.

Accanto alla sua essenza di puro hack 'n slash vagamente alla Viewtiful Joe, The Dishwasher nasconde inoltre a sorpresa anche una natura di gioco "a punteggio": al di là dei 14 livelli dello Story mode troverete infatti le modalità Arcade e Dish Challenge, pensate appositamente per testare i vostri riflessi e la vostra ferocia di guerrieri. A pochi giorni dalla release del gioco le classifiche online mostrano già nelle prime posizioni punteggi ben oltre i limiti dell'umano, ma potrete sempre divertirvi a cercare di battere lo score dei vostri amici in lista, giusto per tirarvela un po'.

Non mancano poi le opzioni cooperative online e locale, per divertirsi in compagnia nello Story Mode (soltanto dopo aver raccolto un particolare amuleto però!) rendendo anche il grado di difficoltà leggermente più blando. Va comunque detto che The Dishwasher non è in questo senso Streets of Rage: il multiplayer funziona senza tuttavia entusiasmare come forse ci si sarebbe aspettati, complici anche gli effetti grafici che con più personaggi a schermo finiscono per pasticciare un po' l'azione.

I teatrali spruzzi di sangue renderanno i combattimenti più appaganti e crudeli, anche se l'azione risulterà leggermente più difficile da seguire.

Considerando l'erculeo sforzo del prode James Silva, The Dishwasher: Dead Samurai si rivela un gioco affascinante da guardare. Forse un po' troppo "photoshopposo" in alcuni elementi, anche se l'atmosfera da schizzi dark-acquerellosi ha indubbiamente carattere e stile (magari meno originalità, a voler proprio proprio essere pignoli...). Divertenti gli Achievements (soprattutto quello che sfotte Peter Moore), simpatico ma al tempo stesso inutile il mini game alla Guitar Hero e piacevoli, anche se piuttosto oscure ed incomprensibili, le cutscene in stile fumetto che raccontano la storia prima dei vari livelli. Non mancano, ahinoi, i difetti: i controlli sono complessivamente precisi e puntuali, anche se qualche salto potrebbe farvi occasionalmente dannare, in alcune circostanze certe tipologie di nemici sembreranno essere ripetute troppo ossessivamente e qualche boss risulterà più frustrante che genuinamente difficile da battere. Apprezzabile anche l'idea del cambio di armi in tempo reale (per la gioia dell'indimenticato e indimenticabile Giant Enemy Crab!!), nonostante pad alla mano la cosa si faccia un po' problematica da gestire mentre imperversano gli scontri più convulsi.

The Dishwasher: Dead Samurai è un miracolo imperfetto. C'è infatti senza dubbio del prodigioso nell'opera di Silva, anche e solo per il suo atipico sviluppo tutto individuale: da questo punto di vista l'odissea di vendetta dello sguattero zombie merita davvero il massimo delle lodi. Come picchiaduro a scorrimento in sé si tratta però di un titolo globalmente valido, divertente e capace di dare del filo da torcere anche ai giocatori più navigati, ma non certo epocale. Il carisma di Viewtiful Joe è purtroppo altrove, e la chimica di certe glorie del passato non del tutto pervenuta. Provaci ancora James, e magari fatti aiutare da qualcuno: il punto di partenza è comunque più che incoraggiante.

7 / 10

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A proposito dell'autore

Marco Mottura

Contributor

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