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Tunic Recensione: Uno Zelda dall'anima dura

L'apparenza alle volte inganna.

Tunic è un gioco che cattura fin dal primo sguardo. È accaduto quando abbiamo visto il primo trailer, quando abbiamo provato la prima demo ed è successo ancora adesso che abbiamo giocato la versione finale.

Attenzione però perché l'occhio inganna: fFin dall'inizio quasi tutti lo avevamo etichettato come un clone di Zelda, soprattutto per la sua forte somiglianza con il recente remake di Link's Awakening. La matrice è in effetti simile: personaggi paffuti e carini, visuale dall'alto (isometrica in questo caso), azione diretta senza troppi fronzoli e un mood generale da favola fantasy.

Ma Tunic nasconde dentro di sé un'anima insospettabilmente "perfida", che cattura con la graziosità dei suoi personaggi e paesaggi per poi sbattere in faccia un gameplay che richiede un approccio cauto.

Non siamo dalle parti di un souls-like ma quasi. Iniziamo col dire che l'avventura di Tunic inizia senza alcun preambolo narrativo. All'inizio non viene svelato nulla della storia della volpe protagonista, non viene data una spiegazione del perché si trova in quel luogo affascinante ma ricco di pericoli.

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L'incipit insomma è prossimo allo zero e per capire "cosa", "come" e "perché" dovrete esplorare, esplorare ed esplorare ancora. Occhio però perché i mostriciattoli con cui verrete a contatto non solo non sono amichevoli ma tendono a diventare piuttosto numerosi ed aggressivi. Già il fatto che a schermo ci siano due barre distinte, una per l'energia e una per la stamina, dovrebbe farvi capire di che pasta è fatto il gioco.

Inizierete totalmente privi di armi e difesa ma già dopo qualche minuto vi verrà concesso un enorme, poderosissimo... rametto. Meglio di niente e sufficiente, comunque, a togliere di mezzo quei quattro blob semi-trasparenti che sembrano desiderosi di abbracciarvi. La cosa già si complica con i loro fratelli maggiori e con delle strane creature spinose che amano lanciare dardi a destra e a manca.

Si può scappare, certo, ma almeno inizialmente le strade da prendere non sono poi così tante. Potete passare attraverso i cespugli ma già le rocce diventeranno un ostacolo insormontabile. La schivata è un buon mezzo per evitare contatti non desiderati ma consuma la suddetta Stamina e anche velocemente.

Le indicazioni poi non sono di grande aiuto: sono scritte in una strana lingua anche se di tanto in tanto accompagnate da qualche parola più comprensibile. A proposito, il gioco è localizzato in italiano anche se con qualche imprecisione.

I boss non sono originalissimi sotto il profilo del design, ma sono discretamente tosti. Per batterli dovrete studiare i loro pattern di attacco.

Che fare, quindi? Semplice, lasciatevi andare all'esplorazione e resistete alla tentazione di eliminare tutti i nemici che incontrerete perché andrete incontro unicamente a sonore sconfitte e a ripartenze dai radi checkpoint disseminati sulla mappa.

La curiosità vi porterà pian piano a recuperare le pagine di un documento che sembra familiare, assomiglia a quei bellissimi libretti di istruzioni illustrati custoditi un tempo nelle confezioni dei videogiochi. Vi indottrinerà lentamente a tutte le tecniche del gioco, vi fornirà preziose mappe e saggi consigli. Pian piano inizierete a prendere la mano con le semplici meccaniche di Tunic ma ancora una volta occhio alle parole, abbiamo detto "semplici", non "facili".

Anche quando avrete a disposizione un armamentario più evoluto e avrete potenziato a dovere energia, attacco e difesa, l'avventura che avrete di fronte non sarà una passeggiata, ma inizierete a farvi un'idea della storia che si cela dietro di essa. Le strane visioni iniziali (evitiamo di dirvi il contenuto per ovvi motivi) acquisteranno progressivamente un senso e la voglia di andare avanti si impadronirà sempre più prepotentemente di voi. Le meccaniche zelda-like si fonderanno sempre più diffusamente con gli elementi presi dal genere Souls, viaggiando su un binario unico quasi sempre perfettamente bilanciato.

Come dicevamo poco fa, le zone che potrete esplorare saranno sempre più numerose con il procedere del gioco e sveleranno un level design estremamente ispirato ma mai troppo intricato. Proprio in questo aspetto, più che nella difficoltà dei combattimenti, Tunic assomiglia di più a Dark Souls e questa è certamente una medaglia da appuntare saldamente al petto.

L'utilizzo del “roll” per schivare e dello scudo consumano Stamina, l'attacco invece no quindi potrete abusarne finché volete... ma occhio ai contrattacchi!

Alcuni dungeon ed enigmi richiedono il ritrovamento di specifici oggetti per essere completati e spesso qualche indizio su di essi è nascosto proprio nelle pagine del manuale virtuale che starete raccogliendo, l'inventiva ad Andrew Shouldice non manca di certo.

Non manca neanche il gusto musicale al buon Andrew, che per la colonna sonora del suo gioco ha scelto un pugno di veterani che in passato hanno realizzato le soundtrack di titoli quali Celeste, Ruined King, Into the Breach e Darkest Dungeon. Il risultato? Ascoltare per credere. Volendo la trovate come extra da scaricare da Steam o da ascoltare su vari servizi streaming.

Se proprio dovessimo muovere un appunto al creatore di Tunic lo faremmo sul suo gusto un po' troppo estremo per le storie criptiche. Riuscire a seguire tutti gli indizi sparsi nel gioco per ricostruirne la storia non è semplicissimo e scovare tutti i segreti nascosti richiede una certa attenzione, elementi questi che per alcuni giocatori potrebbero rappresentare una distrazione eccessiva al ritmo di gioco.

Contemporaneamente alla versione PC, Tunic è uscito anche sulle console della famiglia Xbox. Se vi state interrogando su un eventuale disponibilità del gioco su Game Pass al Day One la risposta è "sì", ma a tal proposito vi ricordiamo che questo piccolo gioiellino è stato creato da UNA SOLA PERSONA in ben sette anni di lavoro.

Il manuale che man mano ricomporrete offre preziosi spunti per l'avventura e ci fa fare un bel tuffo indietro nel tempo.

Se quindi non siete in possesso del GP vi invitiamo ad acquistare il gioco: non ve ne pentirete e supporterete questi enormi talenti indipendenti, capaci con mezzi relativamente limitati e tanta fantasia di dare vita a prodotti meritevoli di stare di fianco (e a volte anche sopra) a produzioni ben più dispendiose sotto tutti i punti di vista.

8 / 10