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Driver: San Francisco

I frutti di una scommessa rischiosa.

Oltre alle missioni principali legate alla trama (dove ci si ritrova a fare davvero di tutto, dallo spostamento di un enorme camion fino alla stazione di polizia più vicina mentre si evitano le auto kamikaze dei seguaci di Jericho, alla difesa di un punto specifico della mappa dagli assalti nemici, cercando di bloccare le vetture indicate sulla mappa facendo impazzire il traffico), una gran quantità di sfide secondarie contribuisce a movimentare l'esperienza, rendendola estremamente gratificante e piuttosto longeva.

Per portare a termine la storia di Driver: San Francisco lasciando da parte le missioni secondarie non necessarie, servono infatti circa 9/10 ore di gioco, che successivamente possono espandersi a seconda del desiderio dell'utente di completare tutte le sfide rimaste e di raccogliere le missioni nascoste sparse per la città.

Oltre a permettere di staccare dalle vicende legate alla trama, comunque, le missioni secondarie servono anche ad accumulare denaro da investire nell'acquisto di nuove vetture o nel potenziamento dei poteri che Tanner ottiene nel corso dell'avventura.

In alcune fasi sembra quasi di giocare a una versione meno arcade di Hot Pursuit.
Le auto più veloci si sbloccano completando un certo numero di missioni e acquistando i garage sparsi per la città.

Oltre allo Shift base, infatti, il protagonista è in grado di sfruttare anche altre tecniche soprannaturali, che gli permettono di avere la meglio nelle situazioni più complesse. Vista la natura onirica dell'intera esperienza, poi, avvicinandosi alle fasi finali della storia ci si imbatte in situazioni davvero fuori di testa che, pur apparendo ridicole e agghiaccianti dal punto di vista narrativo, offrono piacevoli svolte di gameplay che si innestano al meglio all'interno di un gioco pensato per essere al di fuori degli schemi tradizionali.

A conti fatti, comunque, le idee inserite dai programmatori in questa nuova formula di Driver non sempre hanno un'influenza positiva sul gioco, visto che vanno a snaturare completamente un gameplay che faceva della guida assoluta il proprio punto di forza.

I dubbi su Driver: San Francisco che avevamo manifestato nella nostra precedente anteprima si sono effettivamente concretizzati, tanto che dopo le prime missioni, quando si inizia a fare sul serio, il fatto di poter usare liberamente lo Shift rende quasi tutte le missioni (con l'unica eccezione rappresentata da quelle a tempo) una vera passeggiata.

In sostanza, quando il gioco si fa duro basta abbandonare la propria auto affidandola all'IA, andare a caccia di un camion o di un qualsiasi altro veicolo di taglia grande, prenderne il controllo e farlo schiantare contro l'auto da inseguire, il rivale della gara, il cattivo alle calcagna di Tanner e via dicendo. In mancanza di pullman o camion, inoltre, basta fare più tentativi con i mezzi più piccoli fino a ottenere il medesimo risultato.

Le prime volte tutto questo può anche sembrare fantastico, ma alla lunga il fatto di non sentire un vero senso di sfida emerge, facendo lentamente calare il mordente del gioco. Ovviamente si tratta di una sensazione soggettiva, visto che alcune tipologie di giocatori potrebbero preferire questa svolta strategica a quella tradizionale basata sulla tecnica e sull'abilità di guida.

Approfondiamo il multiplayer del gioco.

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Driver: San Francisco

PS3, Xbox 360, Nintendo Wii, PC

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Filippo Facchetti

Contributor

Filippo Facchetti è un rispettabile nerd da sempre appassionato di "giochini elettronici". Prima di approdare a Eurogamer scrive per importanti riviste di settore e conduce programmi TV dedicati all'intrattenimento digitale.

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