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Stronghold 3 - recensione

Le mura cominciano a cedere…

Poter poi scegliere lo stile di gioco a noi più consono, spaziando dall'estremamente sadico al pacifista per definizione, permette di cogliere in maniera chiara quanto il rapporto causa effetto sia la base fondamentale della serie, tanto che basteranno poche scelte sbagliate per rendervi la vita difficile e pochi istanti per rifarvi battere il cuore memore di emozioni ormai sopite.

Insomma non è che sia tutto da buttare in Stronghold 3, anzi, ma l'impressione generale è che questo capitolo sia arrivato con qualche anno di ritardo; giusto per capirci, anche l'introduzione della dimensione notturna è ad esempio un plus ben accetto, ma visto che è circostanziata ad alcune casistiche predeterminate, l'impressione è più di un "vorrei ma non posso" che di un inserimento capace di far fare il classico balzo in avanti alla serie.

Posizionare gli edifici in modo corretto risulterà fondamentale nelle fasi più avanzate.

Giusto per non farsi mancare nulla, anche il multiplayer purtroppo propone più ombre che luci, soprattutto per i numerosi bug segnalati in apertura di recensione che qui trovano un terribile alleato nel codice di rete: partite che saltano senza motivazione, avversari che vi battono senza spiegazione logica e, in generale, un evidente senso di precarietà accompagnano le varie modalità a disposizione che rispondono al nome di King of the Hill, Deathmatch, Kingmaker e Cattura la Bandiera.

Potete ben capire come l'impressione generale sia quindi estremamente conservativa, con poco spazio per quel tipo d'introduzioni che tengano conto di quanto la concorrenza abbia fatto in questi anni. Se la micro gestione strategica è sempre un piacere, appunto perché è così micro la stessa richiederebbe un ritmo che a volte stenta davvero a proporsi per i problemi sopracitati, facendo sprofondare la qualità presente in un mare di arrancamenti.

Per quanto riguarda invece il comparto grafico questi beneficia dell'utilizzo di un motore non proprietario e dell'implementazione per la prima volta nella serie dell'engine fisico Havok, sebbene sia chiaro fin da subito che le soluzioni tecniche e gli effetti grafici a conti fatti non siano esattamente al passo coi tempi.

Il (gradito) rovescio della medaglia si ritrova nel fatto che anche computer non di primo pelo potranno far girare dignitosamente il gioco, facendo gustare così ai più effetti grafici e una solidità generale che farà la gioia degli amanti dei castelli.

Una tortura è il modo migliore per incentivare la forza lavoro.

Il potente editor a disposizione permetterà inoltre di sbizzarrire la propria fantasia, andando a sopperire alle mancanze di un gioco che mi aspettavo decisamente più ricco sul fronte della varietà, sia di modalità che proprio all'interno della campagna stessa.

Fra le varie ed eventuali si segnalano infine un sistema di classifiche online utile per chi ha la sindrome delle misure, la necessità di un account Steam per poter installare il gioco, una colonna sonora sufficientemente d'atmosfera per non scadere mai nel noioso e un'ultima nota di colore data dal doppiaggio completo in lingua italiana, questo sì meritevole di plauso per un risultato finale di tutto rispetto.

Il bicchiere alla fine della prova è così mestamente mezzo vuoto: se da una parte il riproporre le dinamiche del capostipite della saga era qualcosa che molti fan auspicavano dopo il mezzo passo falso dell'episodio precedente, il farlo in maniera passiva e quasi svogliata non rende merito alla fiducia che gli appassionati riponevano meritatamente nei FireFly Studios.

Al di là di una corposa patch arrivata poche ore dopo il rilascio del gioco, l'impressione è infatti che ci sia ancora diverso lavoro da fare per rendere Stronghold 3 all'altezza delle aspettative che erano montate in questi mesi; se e quanto i fan sapranno aspettare, è una scommessa che forse il già bistrattato mondo PC avrebbe preferito non dover accettare.

6 / 10