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Assassin’s Creed Mirage Anteprima | La storia di Basim e il futuro della saga

L’Ubisoft Forward mostra tutte le novità che attendono il franchise di Assassin's Creed. E sono moltissime!

Mi ricordo ancora quando, qualche era geologica fa (parliamo di diciassette se non diciotto anni addietro), vidi per la prima volta Assassin’s Creed all’E3 di Los Angeles, quando ancora alla fiera americana si vedevano giochi con orizzonti temporali ampi, laddove oggi si si focalizza sulla successiva alta stagione.

A presentarmelo fu nientemeno che Patrice Désilets e rimasi letteralmente folgorato dal protagonista, dalla trama, dall’ambientazione e dall’atmosfera, trovandomi letteralmente a contare i giorni in attesa della sua uscita. Uscita che non fu poi all’altezza delle aspettative, sebbene fosse chiaro che si stavano gettando le fondamenta di un franchise destinato a durare nel tempo.

Poi fu la volta di Ezio, ancora una volta svelato in anteprima con un trailer all’E3, e l’hype tornò a impennarsi. Da lì in poi il mio rapporto con la saga di Ubisoft è stato altalenante: ho amato Brotherhood ma non ho finito Revelations, mi sono forzato di andare oltre il lentissimo incipit di Assassin’s Creed III, scoprendo poi un episodio suggestivo, con uno dei finali più riusciti della serie.

Ho quindi amato alla follia Black Flag, rimanendo folgorato (e sorpreso) dalla svolta marinara della serie. Unity invece non sono riuscito a finirlo, nonostante ci abbia provato due volte (la splendida grafica non ha mai bilanciato la pochezza delle missioni, al netto dei bug al lancio), mentre mi sono discretamente goduto Syndicate e le sue guerre tra gang nella Londra vittoriana. Ma, come sarà accaduto a molti di voi, l’amore verso la saga si è riacceso con veemenza con Origins, splendido open world che per molti è ancora il miglior capitolo della serie.

Il quindicesimo compleanno della serie viene celebrato da Ubisoft con questa rivisitazione del logo di Assassin's Creed contenente il numero 15.

Notevolmente meno ispirato ma comunque godibilissimo è stato Assassin’s Creed Odyssey, capace di trasformare un videogioco in una vacanza in Grecia col suo sole perenne, le splendide spiagge e le epiche battaglie navali. Il capitolo che ho cerebralmente apprezzato (anche se non è quello che più di tutti mi ha scaldato il cuore) è stato però Assassin’s Creed Valhalla, gioco infinito che, a quasi due anni dal lancio, non ho ancora trovato il tempo di finire.

Sia chiaro, come potrete immaginare alle volte non è che abbia troppo tempo per soffermarmi su un singolo titolo, ma il counter recita pur sempre 242 ore di gioco e 53 minuti in poco meno di due anni. Quasi dieci giorni completi della mia vita passati su in un mondo virtuale che mi ha lasciato molti ricordi, molti flashback che spesso si raffacciano nella mia mente da gamer nei momenti più inaspettati. E forse a ben guardare è questo ciò che conta realmente.

Questa immane longevità si spiega pensando che Valhalla è anche la prima incursione di Ubisoft nell’ambito dei GAAS (Game As A Service), il che significa che le avventure di Eivor sono pensate per durare molto, molto a lungo. E in effetti tra il gioco base, le espansioni, i contenuti stagionali e i raid fluviali, le cose da fare non sono certo mancate, anzi…

È quindi con una certa curiosità che ho deciso di partecipare alla presentazione indetta da Ubisoft, così da scoprirne di più di Assassin’s Creed Mirage. Vuoi per la sua ambientazione, capace di farmi respirare le atmosfere di Altair e Bayek, vuoi perché c’è una certa curiosità da parte del sottoscritto di capire quanto il colosso franco-canadese vorrà spingere sul pedale del GAAS (piaciuto il gioco di parole?). Per quanto Valhalla sia stato pensato per durare anni, e non solo mesi, non è infatti in grado di rappresentare un appuntamento quotidiano e continuativo come invece fa ad esempio Destiny. Che sia questa la volta buona?

Cover image for YouTube videoAssassin's Creed Mirage: Cinematic World Premiere | #UbiForward [NA]

Ebbene, al termine della presentazione di circa un’ora tenutasi in video, sotto questo punto di vista è plausibile che no, non sarà neppure questa la volta buona. In compenso Ubisoft, che di questi tempi festeggia i quindici anni della saga, ci ha inondato di informazioni riguardanti il franchise in generale. Che sono davvero tante, forse troppe per una serie che aveva deciso di diradare la release proprio per scongiurare l’inflazione del proprio brand.

E dunque che fare, iniziare da Mirage e chiudere con le altre novità, oppure fare il contrario? Premesso che qualsiasi sia la scelta, qualcuno scontento ci sarà comunque, partiamo con gli annunci relativi al franchise, così da lasciare per ultimi i dettagli relativi al prossimo capitolo della serie. D’altronde, non si dice forse “prima il dovere e poi il piacere”?

E allora, andando con una certa velocità che già abbiamo scritto molto, per Assassin’s Creed Valhalla non è ancora il tempo di andare in pensione e, dopo la tante novità introdotte, non ultima la modalità “roguelite”, è stata annunciata una nuova e ultima espansione. Il nome, con un grande guizzo d’ingegno, si chiamerà “The Last Chapter” (quello in Italiano non è stato comunicato, ma ci siamo capiti).

Passando alle novità vere e proprie, Assassin’s Creed arriverà anche su mobile. Sai che novità, diranno alcuni di voi, magari giocatori del gustoso Assassin’s Creed Rebellion. E invece no, qui non parliamo di uno spin-off di basse pretese quanto di un vero e proprio open world, con controlli ottimizzati per i dispositivi touch. Il gioco, che non ha ancora un titolo definitivo, al momento si chiama Codename Jade e sarà ambientato in Cina nel 215 ac. Il trailer che ci è stato mostrato non erano che pochi secondi in computer grafica, e l’unica cosa che ci è stato detto è che per la prima volta nella storia si potrà creare il proprio personaggio da zero.

Assassin’s Creed Mirage permetterà nuove interazioni con l’ambiente; si potranno inoltre piazzare delle trappole per avere la meglio sui nemici.

C’è poi un altro gioco con nome in codice, ossia Codename Red: che sia un caso che per lanciarlo sia stato mostrato un brevissimo filmato in cui un assassino salta su un tetto su un fondale rosso? Ovviamente Ubisoft non ha voluto svelare nulla, se non che si tratta del prossimo “capitolo Premium” della serie (quindi Mirage non lo è?), che sarà ambientato in Giappone e che strizzerà l’occhio alle atmosfere tipiche dell’immaginario (fantasy) dei ninja. A occuparsene sarà Jonathan Dumont, che su Linkedin si definisce “Direttore Creativo di AC Odyssey e di un progetto da annunciare”. Ecco, ora sappiamo cos’è, così come che a occuparsene sarà lo studio Ubisoft Quebec.

Come dite? Per essere un brand che aveva rallentato le sue uscite per non inflazionarsi, di carne al fuoco ce n’è tanta? Ebbene, reggetevi forte perché non abbiamo finito!

Clint Hocking di Ubisoft Montreal, cui dobbiamo Splinter Cell (2003, Game Designer), Splinter Cell: Chaos Theory (2005, Creative Director), Far Cry 2 (2008, Creative Director) e infine Watch Dogs Legion (2020, Creative Director) sta lavorando a un altro Assassin’s Creed con lo stesso team inizialmente all’opera su Valhalla. Il gioco al momento è stato ribattezzato Codename Hexe e, nel minimalista video di presentazione, si vede un ninnolo intrecciato che richiama quelli di Blairwitch Project. Altro non è stato svelato.

È stato poi confermato Assassin’s Creed Infinity, del quale ovviamente non è stato mostrato nulla, e che nel corso della presentazione è stato definito “l’entry point per i fan, una piattaforma, l’hub centrale per connettere i giocatori”, nonché che il gioco “riporterà il multiplayer nella serie”. Sarà un GAAS alla Destiny? Sarà altro? Nessun’altra informazione è stata divulgata e non ci resterà che vedere se le suggestioni riprese nelle nostre news a opera dei soliti bene informati troveranno conferma.

Ubisoft ha parlato di nuove animazioni per gli assassini, che saranno più “veloci e viscerali”.

Come se tutta questa infornata di Assassin’s Creed non fosse sufficiente, è stato confermato uno show per Netflix ancora in fase preliminare, cui farà da contraltare un altro videogioco mobile pensato per la piattaforma gaming di Netflix. Il franchise troverà poi altri modi di esprimersi in nuovi concerti, podcast, libri e fumetti.

Dopo questa scorpacciata di Assassin’s Creed (con un concreto rischio di indigestione), finalmente arriva il momento di parlare di Mirage, del quale ci è stato mostrato il video che probabilmente troverete embeddato da qualche parte in questo articolo. Il protagonista, forse lo saprete già, non è altri che Basim Ibn Ishaq (doppiato in Italiano dall’ottimo Claudio Moneta), ex-membro del ramo levantino degli Occulti, di cui ha fatto parte durante il IX secolo.

Se il nome non vi è nuovo, probabilmente è perché avete giocato Assassin’s Creed Valhalla. Basim, infatti, è l’amico che Sigurd incontra nell’870 a Costantinopoli e che due anni dopo, insieme al suo apprendista Hytham, si unisce a lui durante il suo ritorno in Norvegia. Arrivato a destinazione, durante il banchetto conosce la moglie di Sigurd, Randvi, e lo stesso Eivor, al quale fa dono di una lama celata. Va però detto che è difficile fidarsi completamente di Basim nel corso di Valhalla e la nostra riluttanza viene premiata quando scopriamo che, in realtà, lui non è altri che la reincarnazione dell'Isu Loki.

I fatti narrati in Mirage, però, sono antecedenti di vent’anni quelli di Valhalla e qui facciamo la conoscenza di un Basim ben diverso, un ladro di strada costretto a rubare perché suo padre, che pure era l'architetto che aveva costruito la Grande Moschea di Samarra, era stato esiliato per poi morire in povertà dopo che i meriti del suo lavoro erano stati dati a qualcun altro.

Baghdad, nel gioco come all’epoca, sarà un crogiolo di persone e civiltà diverse suddiviso in quattro distretti.

Spulciando le note biografiche scopriamo che Basim in gioventù visitava spesso la grande biblioteca di Baghdad, che quindi molto probabilmente potremo visitare insieme alle altre meraviglie della capitale del Medio Oriente. Ovviamente un ladro di strada non potrebbe fare nulla d’interessante per quanto ci riguarda e, immancabilmente, la sua ascesa al rango di Assassino avverrà grazie agli insegnamenti di una mentore, tale Roshan, la cui voce in Inglese sarà quella roca e inconfondibile dell’attrice Shohreh Aghdashloo, attrice iraniana naturalizzata statunitense.

Seguirà l’immancabile fase di addestramento, con la tradizionale amputazione dell’anulare che aveva reso celebre Altair ma che lo scaltro Eivor aveva scongiurato indossando la lama celata nella parte superiore dell'avambraccio. Chissà perché ci è arrivato solo lui…

All’inizio vedremo Baghdad, dicevamo, ma poi come sempre ci si sposterà in altre location. Che ovviamente non sono ancora state annunciate tranne una, Alamut, la fortezza degli Assassini levantini che abbiamo imparato a conoscere nel primo Assassin’s Creed. Situata in Persia, servì da capitale della Confraternita fino alla sua distruzione avvenuta nel 1256 da parte dell'Impero mongolo. Perché? Perché Darim Ibn-La'Ahad, figlio primogenito di Altair, assassinò Gengis Khan, cosa che ovviamente il popolo delle steppe non prese molto bene. È da notare poi che nel XVIII secolo le rovine della fortezza furono visitate da Edward Kenway, alla ricerca dei siti degli Isu.

Ma i fatti del primo Assassin’s Creed hanno avuto luogo qualche secolo dopo quelli di Mirage, che iniziano nell’861 laddove Altari nacque l’11 gennaio 1165 e morì il 12 agosto 1257. Ed è per questo che, nel prossimo gioco di Ubisoft, Alamut sarà ancora in costruzione. Il che, a ben guardare, potrebbe offrire interessanti spunti narrativi se è vero che, a insaputa degli stessi Assassini, la fortezza fu costruita sopra il sito di un piccolo tempio di Isu, contenente numerosi sigilli di memoria. Forse che gli sceneggiatori ci racconteranno qualche retroscena in proposito? Lo scopriremo…

Così come scopriremo come sarà cambiato il gameplay di Mirage, che rispetto a Valhalla si preannuncia molto più fedele alla tradizione tornando alla triade stealth/parkour/assassinii che tanto affascinò gli appassionati quindici anni fa. L’enfasi data durante la presentazione a questo aspetto lascia pensare che in Mirage verrà abbandonato l’attuale sistema di progressione del personaggio che oggi permette di passare con disinvoltura dalle strategie stealth a quelle da tank o ranged.

Il gioco sarà ancora una volta cross-gen, quindi per una grafica capace di sfruttare al meglio l’hardware più recente dovremo aspettare probabilmente Codename Red.

Un Assassin’s Creed unicamente stealth potrebbe sembrare un po’ monocorde a chi ha passato centinaia di ore su Odyssey e Valhalla ma va detto che, guardando il trailer, si vede Basim avvalersi di un armamentario piuttosto variegato, non ultime alcune bombe fumogene. Non bastasse, pare che potremo anche rallentare il tempo per combattere simultaneamente più nemici, mentre l’aquila tornerà a esercitare le sue funzioni da drone ante litteram, permettendoci di targhettare nuovamente i bersagli, cosa che il corvo di Eivor non faceva. Va però aggiunto che in Mirage gli arcieri avversari potranno abbattere il nostro fido volatile, il che ci obbligherà a usarlo con attenzione e senza abusarne, possibilmente dopo aver ripulito adeguatamente l’area.

Altro da dire di rilevante non c’è. Anzi, a ben guardare… il gioco sarà disponibile in una non meglio precisata data del 2023 e ci sarà l’immancabile Collector’s Edition con una missione aggiuntiva. Lo sviluppo è affidato alla solita costellazione di studi sparsi per il mondo ma la paternità ufficiale è di Ubisoft Bordeaux, studio composto da circa 400 dipendenti.

Ed è in quest’ottica che si capisce perché, come scrivevamo sopra, Codename Red sarà il prossimo “capitolo Premium” della serie. Perché a occuparsene sarà un game director quale Jonathan Dumont e verrà sviluppato in Canada; discorso analogo per Codename Hexe, di Clint Hocking. E se c’è una cosa che abbiamo capito in questi anni è che difficilmente un progetto major di Ubisoft esce dai confini canadesi. Verrebbe da trovare l’eccezione pensando a Mario + Rabbids dei bravissimi milanesi di Ubisoft, ma non siamo sicuri di poterlo definire un tripla A.

Sospetti questi che aumentano se si pensa che Mirage sarà ancora (ancora!) cross-gen, e che dovrà quindi girare sulle vecchie PlayStation 4 e Xbox One. Sia chiaro, la crisi dei semiconduttori e la difficoltà del grande pubblico a entrare nella next (current?) gen, sconsiglierebbero un gioco pensato esclusivamente per gli hardware più recenti; eppure è difficile togliersi di testa l’idea che i veri fuochi d’artificio li vedremo più avanti, magari con un motore grafico rinnovato.

Al tempo stesso, non vorremmo apparire come degli inguaribili snob: Odyssey e Valhalla sono stati dei signori open world, senza necessariamente ricorrere alle tecnologie più moderne. Per gli appassionati della serie non resta allora che dare un ultimo saluto ad Eivor con “The Last Chapter”, e quindi farsi un giretto a Baghdad e dintorni in attesa di un’ondata di novità che toccherà qualsiasi medium e che, probabilmente, riscriverà il futuro del franchise.

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Assassin's Creed Mirage

PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X/S, PC

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Stefano Silvestri

Editor in Chief, EG.it

Il suo passato è costellato di tutto ciò che è stato giocabile negli ultimi 40 anni. Dal ’95 a oggi riesce a fare della sua passione un mestiere, non senza una grande ostinazione e un pizzico di incoscienza.

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