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Assassin's Creed: Origins - Gli Occulti - recensione

L'ombra di Siwa si staglia sul Sinai.

Se Max Pezzali cantava "Stessa storia, stesso posto, stesso bar", il primo DLC dell'ormai celebre Assassin's Creed: Origins racconta una storia simile. Dopo il successo raggiunto con l'ultima istanza della serie di Ubisoft, i riflettori non potevano che rimanere puntati sul supporto post-lancio, un settore nel quale il publisher di Parigi si è recentemente dimostrato particolarmente abile. Chi ha vestito i panni di Bayek saprà infatti che le Prove degli Dei sono state un ottimo espediente per ampliare la longevità del titolo, portando i collezionisti a mettersi alla prova settimana dopo settimana, senza necessitare di alcuna transazione aggiuntiva.

Considerando la mole di attività presenti in Assassin's Creed: Origins, e soprattutto i progetti ancora in cantiere come la modalità discovery e l'aggiornamento di marzo, non si può certo dire che Ubisoft abbia trattato l'epopea di Bayek con superficialità. Il DLC Gli Occulti si propone di mettere ulteriore carne sul fuoco per chiunque non fosse ancora sazio di avventure e combattimenti sull'altra sponda del Mediterraneo.

Perché dunque attingere alla memoria degli 883 per presentare Gli Occulti? Perché questo contenuto aggiuntivo è un pacchetto confezionato per ampliare ulteriormente tutto ciò che già era presente nell'opera originale. Certo, il posto non è lo stesso, dato che ci troviamo nel Sinai: la morfologia del territorio, pur non essendo distante da quella nordafricana, riesce a differenziarsi quel tanto che basta da comunicare una sensazione di novità, specialmente al primo impatto in notturna. Anche la storia ovviamente non è la stessa, ma c'è da dire che la ricorda molto da vicino.

La struttura verticale dell'intera mappa del Sinai, oltre a proporre nuovi punti di osservazione e nuovi panorami, stravolge il level design e porta il giocatore a tentare approcci decisamente innovativi.

Non la trama nel suo insieme, quanto più una singola sezione di gioco ritagliata per aumentare il background narrativo del Credo e spiegare le dinamiche che hanno portato la confraternita a diventare ciò che noi giocatori conosciamo da anni, senza rinunciare al fan-service. Il bar c'entra poco e niente, a meno che non si tratti della scenografia di una scazzottata alla Bud Spencer e Terence Hill: il contenuto offerto porta infatti il livello di difficoltà a impennarsi come mai visto nel corso dell'opera originale, a prescindere dall'equipaggiamento utilizzato.

Ciò che ci è immediatamente saltato all'occhio è infatti il level design quasi stravolto. Ci siamo trovati di fronte ad accampamenti veramente grandi, popolati da decine e decine di soldati, oltre che a intere sezioni di gioco nelle quali gli avversari non solo sembravano non finire mai, ma erano addirittura capaci di abbatterci con un colpo solo; si tratta di un'esperienza realizzata per i giocatori più appassionati, tanto che non si potrà sperare di portare a termine le missioni se non si è raggiunto il livello massimo di 40 nel corso della release originale.

Certo, non stiamo parlando di un'esperienza hardcore, ma chiunque desiderasse meccaniche meno 'exploitabili' e nemici più duri non potrà che ritenersi soddisfatto. Potrebbe tuttavia trattarsi dell'effetto rush dovuto alla curiosità, che ci ha decisamente spinti verso la quest principale portandoci a trascurare le missioni secondarie, considerando che singole attività ci hanno ricompensati per oltre ventimila punti esperienza.

Chi ha amato la componente action della release originale, troverà pane per i suoi denti negli occulti. Raramente ci siamo trovati di fronte a orde di nemici tanto agguerrite, e il gameplay dinamico viene sempre premiato.

Bayek approda allora sulla costa del Mar Rosso al ritmo delle note di un artista di strada locale, mentre questi intona una canzone dedicata proprio all'ombra di Siwa; i titoli di testa rendono subito evidente l'intento di Ubisoft di creare un'iterazione sostanzialmente stand alone, sia perché ambientata quattro anni dopo la conclusione degli avvenimenti di Origins, sia perché prodotta e confezionata con estrema attenzione: se c'è un elemento che ci ha stupiti è proprio l'interpretazione dei voice actor internazionali, eccellente come sempre, così come la resa delle cutscenes, dotate di un dettaglio grafico veramente impressionante.

L'intreccio segue le vicende degli Occulti del Sinai, cui Bayek decide di fare visita avendo ricevuto notizie allarmanti dalla fedele Tahira: i romani sono riusciti a prendere la vita di due membri della confraternita nel corso di un massacro di civili. Il nostro eroe dovrà dunque farsi strada tra i cadaveri dei suoi bersagli per arrivare alla verità e a un nuovo colpo di scena finale.

Il Sinai è una regione prevalentemente montuosa, fattore che va a ribaltare l'approccio alle fortezze e ai territori nemici. La verticalità fa da padrona in ogni scenario, andando a disegnare panorami suggestivi e nuovi pattern di esplorazione. Tra scalate, zip lines, e avvallamenti che circondano i nuovi fortini pattugliati da centinaia di nemici, l'approccio stealth non ne esce premiato come in passato. Ci siamo spesso trovati a ricorrere al duro e puro combattimento action, sentendo la mancanza di numerosi ripari e dovendo spesso gettarci nel vivo dello scontro. Anche Senu riceve la sua dose di svantaggi, non potendo individuare alcuni bersagli nel corso dell'avventura e costringendoci ad effettuare una ricerca più accurata.

Nonostante l'ottima caratterizzazione dei personaggi, i nemici continuano a non beneficiare della stessa attenzione. In ogni caso, cutscenes e dialoghi sono di altissimo livello.

La regione si divide in tre classiche zone sulla mappa, ognuna dotata delle sue caratteristiche e pregna delle già onnipresenti missioni secondarie. Nel corso del nostro playthrough, durato all'incirca due ore se non contiamo le side quest (che ne ampliano notevolmente la durata), ci siamo trovati in difficoltà nel fornire una valutazione complessiva dell'esperienza. Se da un lato Gli Occulti rappresenta "il" contenuto aggiuntivo senza compromessi, sostanzialmente aumentando la longevità del titolo e offrendo una nuova trama ben confezionata, non porta alcuna modifica o innovazione sostanziale a livello di gameplay e di approccio all'avventura.

Nel sandbox non abbiamo incontrato nessuna novità, e con sandbox intendiamo categorie di armi, attività secondarie come l'arena o missioni particolarmente diversificate; troviamo invece gli equivalenti dei Phylakes, ovvero gli Scarabei: si tratta di due scontri decisamente impegnativi, più legati alla tecnica che alla potenza del personaggio. In ogni caso, l'effetto "già visto" va a delineare i contorni dell'intera trama, presentando dei villain fin troppo vicini a quelli già incontrati e qualche comparsa interessante, ma una struttura dell'intreccio decisamente assimilabile ad alcune sezioni di Origins.

In sostanza, il DLC Gli Occulti è un'esperienza immaginata e pensata per chi, avendo spolpato l'avventura originale, sente ancora il bisogno di mettere Bayek alla prova, oltre che per chiunque volesse conoscere l'origine di tanti piccoli dettami del Credo di Ezio e compagni. Si tratta di un prodotto estremamente curato, che porta grandi innovazioni per quanto riguarda l'approccio al nemico e il level design, ma che non tocca in alcun modo la spina dorsale della prima avventura del Medjay, fornendo pochi segmenti dedicati all'endgame e al completismo, tra i quali spiccano i nuovi tesori nascosti. Se volete tornare a vestire i panni dell'ombra di Siwa e ripulire l'Ordine degli Antichi ancora una volta, Bayek vi sta già aspettando su tutte le piattaforme ospiti di Origins, tra le valli e le montagne del Sinai.

7 / 10

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Assassin's Creed: Origins

PS4, Xbox One, PC

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Lorenzo Mancosu

Editor-in-Chief

Cresciuto a pane, cultura nerd e videogiochi, i suoi primi ricordi d'infanzia sono tutti legati al Super Nintendo. Dopo aver lavorato dentro e fuori dall'industry, è finalmente riuscito ad allontanarsi dalle scartoffie legali e mettere la sua penna al servizio di Eurogamer.it.
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