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Assassin's Creed Valhalla: l'Assedio di Parigi - recensione

I norreni sbarcano a Parigi.

La storia che Ubisoft vuole narrare con Assassin's Creed Valhalla non è ancora conclusa e torniamo quindi a vestire i panni di Eivor, Morso di Lupo anche in questa calda estate con il secondo contenuto aggiuntivo previsto dal Season Pass. Dopo aver passato ore ed ore ad esplorare innevate cime nordiche, lande incolte e più di recente vallate rigogliose in Irlanda è tempo di spostarsi a Sud ed entrare nel centro nevralgico degli scontri europei della storia vichinga.

La software transalpina ha dichiarato in precedenza quanto l'ambizione per questa espansione fosse una spanna più alta rispetto alla precedente e noi oggi siamo qui a raccontarvi se tale affermazione trova riscontro nel DLC Assedio a Parigi.

Quel che è certo è che questo nuovo contenuto non è accessibile fin da subito a tutti, o almeno a quei giocatori che hanno iniziato a muovere i primi passi all'interno di Valhalla. Dove tutto ebbe inizio lo scorso anno, più precisamente nel nostro primo insediamento costruito, due nuovi personaggi faranno la comparsa portando terribili notizie dal fronte francese. Questo però accadrà solamente se avremo portato a termine uno dei filoni narrativi principali ed il livello di potenza consigliato del personaggio si attesta a 200. Certo, è sempre possibile affrontare quest'avventura anche con qualche livello in meno, soprattutto se si gioca ad una difficoltà normale ma il rischio è quello di perdere la maggior parte dei riferimenti e collegamenti presenti.

Le battaglie che saremo chiamati a combattere sono più cinematografiche, atte a dare risalto all'ambientazione di fondo.

Messo in conto questo inizia una romanzata rievocazione storica della grande battaglia che ha portato il popolo norreno nelle francesi terre in cerca di ulteriori scontri e territori da conquistare. Ispirato alla vera battaglia tenutasi nell'800, Assedio di Parigi ci porta in una capitale francese in mano a re Carlo il Grosso, alle prese con il mito delle streghe e del diavolo insinuatosi nella popolazione. Il gancio narrativo che porta Eivor ad intraprendere questo lungo viaggio ci viene dato da Sigred, che tramite due emissari ci chiede aiuto per supportare l'armata norrena nel tentativo di placare l'ingordigia di territori del monarca parigino.

Nonostante questa chiamata alle armi che fa presagire un'imminente battaglia sanguinosa e violenta, in questo contenuto ci troveremo prevalentemente a far sfoggio della diplomazia e di trattative per poter coesistere tutti insieme serenamente. Questo inizio ci ha sicuramente lasciato interdetti, una stesura narrativa un po' debole e poco calzante ai norreni nelle cui vene scorre tanto sangue caldo la violenza e la guerra quanto quello freddo per la spietatezza dei loro attacchi.

Eivor nei panni di mediatore è davvero una forzatura che può far storcere il naso a tutti quei giocatori che hanno voluto dare una sfumatura di gioco di ruolo ad Assassin's Creed Valhalla, calandosi nel personaggio avido di ricchezze e guerriero senza paura. Nel complesso però, la caratterizzazione dei personaggi principali riesce a soppesare questa ingiustificata loquacità di Eivor che sceglie di deporre le armi e dedicarsi alla diplomazia.

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La saga di Assassin's Creed ci ha già accolto in terra francese, come scordare Unity, croce e delizia per Ubisoft, ma la Parigi che abbiamo esplorato in compagnia di Eivor in questo DLC è ben lontana sia di epoca che di stratificazione urbana da quella di Arno. In questo contenuto viene dato largo spazio ai bassifondi e alle lande desolate, rimarcando le condizioni sanitarie pessime e l'abbandono dei terreni rurali che circondavano la città nell'800. Il punto di contatto con il titolo del 2014 lo si scorge con il ritorno, seppur in veste leggermente modificata, delle taglie, ovvero le missioni che ci permettevano di infiltrarsi in zone oggetto di interesse per la raccolta di informazioni e nella possibilità di compiere assassini su personaggi specifici.

Notate bene, non stiamo parlando della classica lista gerarchica che si è soliti trovare in ogni capitolo commissionata dall'Ordine. In Assedio di Parigi tali target sono pressoché assenti per dare spazio ai membri della setta Bellatores Dei, dei guerrieri che dovremo sconfiggere senza troppi fronzoli o background narrativi che ne fanno da contorno. Questo si traduce in assassini rapidi, brutali e fuori contesto, come se Ubisoft non si fosse presa il tempo necessario per dar loro un livello di importanza coerente con la storia che si era prefissata di raccontare.

Nuovi nemici da eliminare vero, ma tutti con la stessa ambizione di dominio e poche possibilità di sopravvivenza contro un super livellato Eivor.

Ma se i target umani scarseggiano in questa espansione, le avversità rappresentate dalla fauna sono senza dubbio maggiormente presenti e non stiamo parlando di splendidi puledri ma di esseri più contenuti, numerosi e spietati: i ratti. Come detto in precedenza, le condizioni socio-sanitarie di Parigi nel periodo ottocentesco non erano di certo il fiore all'occhiello dell'Europa che si accingeva ad essere uno dei più grandi teatri di violenza della storia. Ad accoglierci nei putridi bassifondi parigini ci saranno ratti ben equipaggiati di chissà quale virulenta malattia, pronti ad attaccarci e ad ucciderci senza pietà, con molta più cattiveria di qualsiasi sfidante in superficie.

Seppur con qualche lacuna e forzatura di troppo la narrazione di Assedio di Parigi porta a casa il risultato, sicuramente più curata rispetto a quella de l'Ira dei Druidi e di cui non vi parleremo oltre per lasciarvi scoprire l'escalation di avvenimenti che vi porteranno ad un finale ben realizzato. Ciò su cui ci soffermiamo invece riguarda la struttura delle missioni secondarie inserite che offre un po' di freschezza e nuove attività come ad esempio le quest dei Ribelli.

In quest'ultime, per sopperire ad un esiguo numero di razzie che è possibile compiere in suolo francese, dovremo sabotare o saccheggiare avamposti con l'aiuto di cittadini in contrasto con gli ideali del regnante di Parigi. Come per il commercio in terra irlandese, dopo le prime due missioni la ripetitività e poca creatività balzerà subito in primo piano ma il loro completamento ci farà guadagnare dei punti da investire per arruolare e quindi potenziare le nostre armate.

Lo scenario medievale è ben curato ma spesso ripetitivo con poca caratterizzazione nelle varie porzioni di mappa.

Il resto delle attività si concentra sui già collaudati punti di interesse da raggiungere per ricevere esperienza e punti abilità, che anche in questo contenuto non brillano di originalità, obbligatorie però se si vuole sbloccare ulteriori perk e buff di un albero delle abilità ormai stracolmo. La durata totale di questa avventura si attesta sulle 10 ore totali, tra missioni principali e secondarie, che arrivano a circa 15 in caso di completa pulizia della mappa.

Per rispondere dunque al quesito che ci siamo posti all'inizio di questa recensione, possiamo dire che la presentazione di Assedio a Parigi è stata molto enfatizzata ma di fatto l'ambizione promessa non trova sfogo pad alla mano. I picchi di qualità di questa espansione sono equiparabili alla riproposizione di meccaniche ripetitive e ormai stantie, danno come risultato un prodotto buono ma che poteva e doveva necessariamente impegnarsi di più.

Non è chiaro se il ciclo si possa dire concluso per Eivor e la sua storia, meritevole di un DLC che ne segni l'epilogo all'altezza dell'esperienza principale. Se questa non è la fine, ci auguriamo che Ubisoft possa dare sfoggio di un contenuto più ricercato per Valhalla, quella qualità che sembra perdersi tutte le volte che si ha per le mani un contenuto facente parte del Season Pass.

7 / 10