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Bloodborne: imprecazioni scritte col sangue - recensione

Finalmente è giunto il momento del voto!

Bloodborne è un viaggio estremo da vivere senza esitazione e che merita un posto nella vostra collezione.

Il fenomeno dell'eclissi solare è stato per anni associato ad oscuri presagi e all'ira degli Dei. Troviamo quindi ironico e appropriato il fatto che sia accaduto proprio mentre affrontavamo Bloodborne, maledicendo Cthulhu e tutti i grandi antichi creati da Lovecraft.

Il riferimento al geniale scrittore dell'incubo è inevitabile, visto che in alcuni momenti Bloodborne sembra esser stato partorito dalla medesima mente depravata che ha dato vita al semidio dalla testa polipoide.

Muovere i primi passi nel nuovo universo creato da Miyazaki, dopo aver speso centinaia di ore esplorando i mondi di Demon's Souls e dei due Dark Souls, ha scatenato in noi reazioni contrastanti, facendoci a tratti sentire a nostro agio grazie ad animazioni ben riconoscibili, effetti sonori stampati a fuoco nei nostri timpani e una serie di meccaniche ormai ampiamente acquisite.

In altri momenti, tuttavia, le differenze tra questo gioco e gli altri Souls ci hanno costretto a resettare il cervello, aprire la mente e fare spazio a un'esperienza aliena, a tratti innaturale, brutalmente martoriata rispetto agli approcci che avevamo abbracciato in passato.

Per anni abbiamo lavorato per rendere rocciosa la nostra difesa, per trasformare l'inseparabile scudo in un vero e proprio muro invalicabile su cui far infrangere gli attacchi dei nemici o per essere inafferrabili e pungere da lontano con frecce e incantesimi.

Dopo aver giocato Bloodborne, non guarderete più l'università con gli stessi occhi.

In Bloodborne questi due approcci non esistono, dettaglio che ci ha costretto a cercare nuove strategie per portare a casa la pelle. Le prime fasi di gioco, in particolare, si sono rivelate spietate in tal senso, costringendoci a imparare, al prezzo di innumerevoli fallimenti, nuove tecniche di sopravvivenza con cui affrontare il titolo di From Software.

Badate bene, però. L'assenza dello scudo, dell'arco e delle balestre, non vuol dire che Bloodborne sia meno vario e profondo degli altri Souls. Al contrario, giocando a fondo ci siamo resi conto che il gioco offre una quantità impressionante di approcci, nonostante il numero molto inferiore di armi a disposizione.

In Bloodborne, infatti, la quantità di oggetti con cui arrecare danno alle bestie e alle anime in pena che popolano la città di Yharnam è piuttosto contenuta, ma grazie ai nuovi espedienti di gameplay studiati e bilanciati da Miyazaki, con un pizzico di sperimentazione si possono ottenere risultati incredibili.

Durante la nostra partita, che ci ha portato alla conclusione del gioco in poco meno di 30 ore, abbiamo optato per un personaggio piuttosto bilanciato, basato principalmente sul combattimento corpo a corpo.

Come vi avevamo già anticipato nell'ultima anteprima, il sistema di combattimento di Bloodborne prevede l'uso di armi da mischia trasformabili, accompagnate da vari tipi di armi a distanza, che spaziano da quelle a base di proiettili di mercurio (pistole, fucili e cannoni), ai lanciafiamme e altre diavolerie.

La Clerical Beast, boss che ci aveva massacrato durante la prova in Sony, si è rivelata un agnellino rispetto ad altri avversari ben più temibili.

Le armi da fuoco possono essere usate sia per colpire bersagli distanti che per interrompere alcuni attacchi specifici, aprendo una breve finestra per eseguire i devastanti colpi cruenti. Il problema di questa meccanica è che, a differenza di quanto accadeva con il sistema delle parry dei precedenti Souls, non potendo essere eseguito su tutti o colpi degli avversari, richiede molta pazienza e sperimentazione.

Nelle prime fasi è necessario testare sulla propria pelle quali attacchi sono vulnerabili allo stordimento con le armi da fuoco. A volte, tuttavia, i colpi che possono essere interrotti sono caratterizzati da animazioni troppo simili a quelle di altri attacchi, motivo per cui ci si ritrova a usare lo stordimento solo contro alcune tipologie di nemici, rendendolo meno utile ed efficace.

Tornando al combattimento ravvicinato, ogni arma può contare su un elenco di colpi molto diversi tra loro, oltre che su una trasformazione attivabile con il tasto L1 che ne stravolge completamente il gameplay. Ecco quindi che un'accetta a una mano si trasforma in una lenta alabarda a due mani, mentre una rapida daga a una mano si assembla ad un grosso pezzo di pietra per diventare un massiccio martello da guerra.

Sperimentare con le armi è fondamentale per trovare quella più adatta al proprio stile di combattimento, e rispetto ai Souls il numero ridotto di opzioni rende più facile trovare la propria strada e ottenere buoni risultati in combattimento.

Ogni arma può essere potenziata nel sogno del cacciatore, il luogo centrale in cui si acquistano oggetti, si sale di livello, si attivano le rune magiche e si modifica l'equipaggiamento. Ed è proprio la presenza di questo hub centrale il primo segno di un ritorno alle origini, al Nexus di quel Demon's Souls tanto caro agli appassionati della serie.

Questi 'graziosi' messaggeri sostituiscono le scritte sul pavimento che abbiamo imparato ad amare/odiare nei vecchi Souls.

In Bloodborne ogni area è caratterizzata da poche lanterne (l'equivalente dei falò, in salsa vittoriana) ma grazie a uno squisito lavoro di level design, trovando e aprendo le numerose scorciatoie basta un unico checkpoint per raggiungere zone differenti, normalmente distanti tra loro.

Se avevate apprezzato il level design del primo Dark Souls, rimanendo delusi dal passo indietro del seguito, con Bloodborne tornerete a urlare di sorpresa dopo aver aperto una porta, un cancello o attivato un ascensore, ritrovandovi inaspettatamente in una zona a voi nota.

Questo elemento già basterebbe per far tirare un sospiro di sollievo agli appassionati ma in Bloodborne c'è davvero tanto altro di cui gioire. Il nuovo sistema di combattimento, infatti, funziona a meraviglia e garantisce grandi soddisfazioni sia quando si affrontano i mob più semplici (molto più numerosi che in passato), che durante le aspre battaglie con i boss.

Il bello, inoltre, è che per via di alcuni avvenimenti legati alla storia (niente spoiler, tranquilli), più si va avanti con il gioco, più si acquisisce follia (misurata con i punti intuizione), più le creature che popolano le ambientazioni si evolvono in modo grottesco.

I banali licantropi che si affrontano nelle prime fasi dell'avventura, per esempio, nelle ultime ore di gioco mutano in modo orrendo, trasudando follia e incarnando il concetto stesso di inquietudine. Preparatevi a sopportare la vista di strutture deformi pronte a farvi la pelle, a grottesche composizioni di arti umani pronte a stritolarvi, e a creature così malate da causare immediata repulsione.

7 minuti di gameplay di Bloodborne.

Se Lovecraft avesse vissuto nell'epoca dei social network, probabilmente avrebbe condiviso le illustrazioni di Bloodborne sulla propria bacheca e avrebbe passato nottate intere a piangere in streaming al grido di "Miyazaki fhtagn".

Più ci si addentra nel lore del gioco, scoprendo i misteri dietro al rituale della caccia, più ci si sorprende ad ammirare il clamoroso matrimonio tra paesaggi gotici a base di strutture improbabili, cieli dai colori innaturali e orrori incomprensibili, spesso accompagnati da pianti di neonati e grida di dolore. Da brivido.

Pur avendo completato il gioco (che riparte brutalmente con il New Game +, ripudiando l'ottima soluzione di Dark Souls 2 che permetteva di decidere se continuare a esplorare il mondo prima di iniziare una nuova run a livello più difficile), la sensazione che abbiamo è quella di esserci persi un gran numero di cose.

Non sappiamo, per esempio, se sia effettivamente possibile trasformarsi in bestia, anche se diversi elementi del gioco lo suggerirebbero (alcune rune, determinati oggetti e, soprattutto, alcuni boss). Ci sono porte che non siamo riusciti ad aprire e non siamo riusciti a recuperare uno dei calici per i dungeon procedurali (che a quanto pare viene ceduto da un NPC).

Pur avendo trovato due luoghi sicuri dove radunare i superstiti che si incontrano durante l'avventura, ci siamo imbattuti solo in quattro personaggi da proteggere, uno dei quali non è mai giunto a destinazione. Il loro ruolo all'interno del gioco, inoltre, ci è quasi del tutto sconosciuto.

Alcuni boss, come quello nell'immagine, possono essere affrontati esclusivamente all'interno dei Labirinti del Calice.

Come avrete capito, quindi, ci troviamo di fronte a un altro titolo caratterizzato da una narrazione irregolare, da un level design tentacolare e da un numero monumentale di segreti ottimamente custoditi, elementi che vi terranno incollati alla console per ben più delle circa 30 ore necessarie per portare a termine la prima run.

La ripida spirale di segreti che risucchia il giocatore è un gradito elemento di continuità rispetto ai vecchi Souls, così come lo è la rigida struttura action-RPG che guida qualsiasi decisione del giocatore. Ogni volta che si spendono echi del sangue (l'equivalente delle anime) per salire di livello, si deve scegliere quale caratteristica aumentare.

Rispetto al passato, tuttavia, i cambiamenti che si ottengono con ogni singolo punto sono molto evidenti e influenzano le prestazioni sul campo di battaglia. Il numero ridotto di completi (le armature di Bloodborne) e il sostanziale equilibrio delle loro statistiche, permettono di scegliere l'abbigliamento tenendo in considerazione anche l'aspetto estetico, salvo in alcuni momenti specifici dove, per esempio, può essere utile una maggior resistenza al veleno o alla follia.

E visto che l'abbiamo citata, in Bloodborne la follia non emerge solo dai dialoghi o dal design di luoghi e creature, ma ha un ruolo importante anche dal punto di vista del gameplay. Alcune zone e alcune creature, infatti, fanno aumentare l'indicatore della follia, che al pari di quello del veleno cresce più o meno rapidamente a seconda del grado di resistenza del personaggio.

Una volta riempito completamente l'indicatore, il personaggio subisce una quantità incredibile di danni (a causa dello shock mentale), rischiando seriamente la vita. L'unico modo per ridurre l'indicatore, è assumere dei sedativi, un oggetto consumabile. Come potete vedere, le dinamiche tanto care agli appassionati della serie sono tutte lì, nel disco, mescolate a dovere e affiancate ai nuovi elementi che donano un carattere unico al titolo From Software.

Il PvP di Bloodborne è una grande incognita. Non vediamo l'ora di sperimentare il nuovo sistema di combattimento contro avversari umani!

Un'altra novità interessante introdotta con Bloodborne è la presenza dei Labirinti del Calice, che vengono sbloccati dopo aver sconfitto un determinato boss. Una volta ottenuto un calice, infatti, dal sogno del cacciatore è possibile accedere ad una serie di dungeon inizialmente uguali per tutti gli utenti ma successivamente cambiati in modo procedurale.

Questi labirinti non sono caratterizzati da un level design raffinato come quello del gioco principale ma mescolano sapientemente diversi elementi del titolo, gettando in pasto al giocatore una serie di sfide sempre più ardue.

All'interno di questi dungeon si ottengono i reagenti per eseguire i rituali che danno inizio alla generazione casuale dei contenuti. I boss e i mob che s'incontrano in questa modalità sono spesso diversi da quelli del gioco principale, e garantiscono una sfida ulteriore capace di tenere per ore incollati al joypad.

Considerando che i Labirinti del Calice possono essere affrontati insieme a un massimo di due amici in coop, ci troviamo di fronte a una modalità potenzialmente infinita, visto che ogni utente può mettere a disposizione del mondo le proprie varianti o scaricare quelle degli altri appassionati.

La condivisione dei dungeon, come l'intero multiplayer del gioco, è però un po' macchinosa, visto che richiede di scambiarsi il codice legato al proprio labirinto con le persone con cui si vuole affrontare la sfida e, una volta iniziata la partita, invitare gli amici prescelti a unirsi al party.

Il gioco incoraggia un approccio aggressivo, facendo recuperare una parte dei punti vita persi, colpendo immediatamente chi ci ha inflitto un danno.

Sfortunatamente, pur avendo avuto a nostra disposizione i server per qualche giorno, abbiamo riscontrato diverse difficoltà, non riuscendo di fatto a testare il multiplayer di Bloodborne. Niente coop, niente PvP, niente invasioni e niente interventi in soccorso di eventuali cacciatori in difficoltà. L'unica cosa che funzionava regolarmente erano i messaggi a terra (utili per comunicare con i cacciatori di altri mondi) e le pozze di sangue (che mostravano la morte degli altri utenti).

Dal punto di vista tecnico ci troviamo di fronte a un gioco che, pur non riuscendo ancora a stupire, dona ai Souls una dignità del tutto nuova. Il design eccezionale di ambientazioni, creature e personaggi è accompagnato da una modellazione poligonale all'altezza, da una palette di colori più varia rispetto agli episodi fantasy della saga e da una maggior pulizia generale.

Sfortunatamente, però, la qualità visiva del mondo ha un prezzo piuttosto alto in termini di tempi di caricamento, che costringono ad attendere una quarantina di secondi abbondante ogni volta che si muore (e capita spesso) o si torna al sogno del cacciatore. Si tratta di un problema piuttosto evidente, con cui è necessario convivere.

Nemmeno stavolta il frame rate riesce a garantire la tanto desiderata stabilità, visto che in alcune aree abbiamo assistito a cali piuttosto evidenti che, pur non pregiudicando la giocabilità, non possono passare inosservati perfino agli utenti con l'occhio meno allenato.

Anche gli effetti di luce sono altalenanti e confermano una realizzazione tecnica non eccelsa, triste marchio di fabbrica di molte opere targate From Software. In alcune aree del gioco, per esempio, tutto è troppo piatto e mancano completamente le ombre del personaggio e delle creature, presenti invece in altri ambienti.

Un trailer di Bloodborne.

Come è ormai ben noto, Bloodborne è stato completamente adattato e doppiato in Italiano, dettaglio che farà sicuramente felici i giocatori meno avvezzi all'idioma di Albione. Il doppiaggio è pulito e ben realizzato, anche se si sarebbe potuto fare di meglio con la scelta delle voci. La qualità e la varietà del doppiaggio originale, infatti, sono lontane anni luce, motivo per cui è particolarmente gradita la possibilità di cambiare traccia audio dalle opzioni del menu principale.

[AGGIORNAMENTO] Dopo aver testato per qualche ora il multiplayer, possiamo completare l'analisi relativa al gioco, e aggiungere il voto a questa recensione. La gestione delle partite in coop è stata gestita in modo soddisfacente da From Software, che ha aggiunto un pratico sistema di password e di lobby, per rendere più facile l'organizzazione di sessioni di gioco tra amici. Sfortunatamente, però, il gioco prevede alcune condizioni specifiche che, se non soddisfatte, rendono impossibile la coop.In particolare ci riferiamo alla necessità di non aver ancora sconfitto il boss dell'area in questione, visto che il gioco prevede la collaborazione fra più giocatori, proprio con l'obiettivo di eliminare il boss di turno.

Un discorso diverso deve esser fatto con il PvP. Anche in questo caso è necessario che l'host non abbia sconfitto il boss dell'area, perché l'obiettivo di chi invade è quello di abbattere la preda prima che questa raggiunga lo scontro con il bestione di turno. Rispetto a Dark Souls abbiamo notato un certo appiattimento nelle soluzioni scelte dai giocatori. Si tratta di un problema legato presumibilmente alla giovane età del gioco, che non è ancora stato approfondito a dovere, ma è evidente che rispetto a Dark Souls (e al suo seguito) esiste un numero inferiore di combinazioni, complice anche l'uso ridotto della magia.

Nonostante questo, comunque, il multiplayer è ancora soddisfacente, e saprà regalare molte soddisfazioni a chi sceglierà di dedicarsi alle possibili build e combinazioni, in particolar modo sfruttando le rune per il potenziamento delle armi e del personaggio. Per riscontri più dettagliati saranno necessarie alcune settimane di sperimentazione, ma la cosa importante è che il multiplayer di Bloodborne funziona, offrendo ulteriori contenuti con cui passare il proprio tempo.

Bloodborne ci ha dunque convinto. Affrontando l'ennesima follia ideata da Miyazaki ci siamo sentiti parte di un'esperienza avvolgente, viva e pulsante, capace di risucchiarci all'interno di una struttura stratificata che solo pochi capolavori sono in grado di offrire. Anche se l'eccellenza del level design non è sempre costante, le emozioni che l'avventura principale è in grado di offrire sono di quelle forti, capaci di far tremare le mani e accelerare il battito cardiaco.

Ciò che abbiamo scritto fino a questo punto basterà a molti di voi per decidere se acquistare o meno il gioco. Una cosa è certa: se pensavate che dopo Dark Souls 2 la vostra pazienza avesse raggiunto il picco massimo, scoprirete con sorpresa di esservi sbagliati. E lo scoprirete morendo in modo orribile.

9 / 10

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A proposito dell'autore
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Filippo Facchetti

Contributor

Filippo Facchetti è un rispettabile nerd da sempre appassionato di "giochini elettronici". Prima di approdare a Eurogamer scrive per importanti riviste di settore e conduce programmi TV dedicati all'intrattenimento digitale.
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