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Braid

Nulla si distrugge, tutto si trasforma.

Nel Mondo 5, ogni riavvolgimento crea una una sorta di universo ombra in cui il vostro fantasma esegue le vostre stesse azioni, creando praticamente due versioni di voi stesse separate dal tempo. Se vi è appena esplosa la testa state tranquilli, siete in buona compagnia. Una volta raggiunta la fine del gioco, nel Mondo 6 e nel Mondo 1 (sì, persino la sequenza dei livelli non segue una linea canonica...) sarà un po' come aver vissuto la più affascinante e divertente lezione sulle meccaniche quantistiche di sempre. Solamente Portal ha degli effetti sulla mente del giocatore vagamente paragonabili a quelli di Braid, ma persino il capolavoro di Valve esce dal confronto con le ossa spezzate. Il tempo è fluido. Passato, presente e futuro non sono destinazioni poste su una linea retta ma risorse da utilizzare a vostro vantaggio, soltanto se sarete capaci di liberare il vostro cervello dall'arcaica traiettoria che va da A a B. Ci perdoni Kutaragi, ma questo significa davvero videogiocare in 4D, ed una trovata simile poteva arrivare soltanto dall'universo del game develpment indipendente.

Sapete com'è, il creatore di Braid, tale Jonathan Blow, ha in testa qualcosa di più del pensiero di rispolverare semplicemente convenzioni di gioco trite e ritrite. Vuole creare giochi che vi facciano pensare e sentire qualcosa. Braid non ha una storia, o per lo meno non una nel senso convenzionale del termine, ma troverete comunque un protagonista, Tim, e la sua ossessione per una Principessa. Non una vera e propria Principessa, ma più una metafora -il romantico cliché dell'anima gemella filtrato attraverso il linguaggio dei videogames. Il classico "La Principessa è in un altro castello" di Mariesca memoria è qui riutilizzato in maniera geniale, per quello che in effetti rappresenta molto più di una compiaciuta strizzatina d'occhio alla storia videoludica. Nel contesto della malinconica atmosfera di Braid, diventa una spassionata descrizione della condizione umana: la nostra Prinicipessa è e sarà sempre in un altro castello.

Anche il più imperturbabile dei cuori di pietra riuscirà a cogliere la bellezza dietro a tutto questo, vero?

Ogni mondo è preceduto da una serie di libri, che creano messaggi di testo quando passerete accanto ai voluminosi tomi. Si tratta di estratti riguardanti il passato di Tim -le persone che ha lasciato, quelle che hanno lasciato lui, la sua ricerca della Principessa. Potrete volendo passare di corsa attraverso queste sezioni, ma così facendo vi perdereste clamorosamente un aspetto tutt'altro che marginale del quadro. Arrendetevi alle intenzioni riflessive del gioco, avrete di che guadagnarne. Io non ho problema alcuno ad ammettere di essermi ritrovato a pensare a persone e situazioni su cui non avevo riflettuto per anni. Relazioni finite troppo presto, altre tirate troppo a lungo. Ricordi che non sembrano più affidabili, altri dolorosamente vivi. E' un platform, ma è anche un viaggio emozionale. Qualsiasi cosa investiate in Braid, la ricompensa è infinitamente superiore.

Date le sue ambizioni tanto elevate, sembra quasi inopportuno dedicare un paragrafo per parlare di fattori irrilevanti quali grafica e sonoro, ma entrambi gli elementi sono intessuti con sapiente maestria nel canovaccio di Braid. La grafica interamente dipinta a mano è qualcosa di davvero sublime. Adorabile da guardare, ma anche ricca di elementi inseriti per propositi più densi di significato: di fatto ogni livello evoca con qualche dettaglio il tema indicato dai messaggi a cui facevamo riferimento poco fa. E anche musicalmente, la coerenza creativa è sbalorditiva: i primi schemi sono accompagnati da tracce folk gentili e ottimiste, mentre ritmi da carrillon vengono suonati nei livelli che esplorano i contrasti tra l'età adulta e l'infanzia. Persino i pezzi dei puzzle da raccogliere celano scene enigmatiche ed astrattamente evocative.

Cosa significa tutto ciò? Quello che voi volete che significhi, credo. Non esiste un'unica corretta risposta da trovare, ma piuttosto una serie di riflessioni da fare. Giocare col tempo non è solo e soltanto una questione di gameplay, è il cuore del gioco. E se poteste cancellare gli errori? Cosa accadrebbe alla vostra vita se poteste indirizzarla su due cammini diversi? Se il mondo dipendesse strettamente da voi -la cosa vi aiuterebbe o vi ostacolerebbe nel vostro percorso di crescita personale?

Sì sì, parla di una Principessa... non capirete mai dove si trovi.

Potreste certo obiettare che concentrandosi sul romanticismo spiccio di un ragazzo un po' introspettivo il gioco non faccia poi chissà che, ma in un medium così emotivamente stentato come il videogioco si tratta sempre di un enorme passo avanti verso nuovi orizzonti. Grandi scrittori, registi e pittori hanno basato le loro carriere su questo tipo di sentire, dando vita ad acclamate opere da sensazioni simili, quindi apparirebbe piuttosto inopportuno ed ingeneroso criticare un game designer per aver provato a fare la stessa cosa.

Generalmente io non do mai voti pieni, riservando quel tipo di riconoscimento a giochi del passato che hanno dato prova nel tempo del loro effettivo valore, eppure Braid mi ha stregato. Giudicandolo soltanto come gioco, è astuto, sottilmente ingannevole, ingegnoso e sempre sorprendente. Gli enigmi sono vari, il level design ispiratissimo e tutto si incastra alla perfezione come nel caso di un raffinato e complesso ingranaggio. Per quelli interessati soltanto al gameplay, si tratta di un eccelso puzzle-platform. Ma c'è così tanto altro qui, il desiderio di dare vita ad un'esperienza che sia qualcosa di più di un'ordinaria meraviglia tecnica. E il fatto che Braid riesca a creare un'esperienza tanto astratta quanto emozionale, in cui ogni giocatore avrà modo di trovare il proprio livello di significato e di contestualizzazione personale, all'interno di una struttura da platform 2D, è forse il suo più grande merito.

Braid è splendido, divertente ed entusiasmante. Esalta tanto l'intelletto quanto le emozioni, e questi elementi invece di collidere tra loro si incastrano in maniera sublime in questo esperimento unico. Siete tra quelli che ancora si chiedono se i videogame possano essere considerati una forma d'arte? Ecco la risposta.

10 / 10

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Braid

PS3, Xbox 360, PC, Mac

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A proposito dell'autore

Marco Mottura

Contributor

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