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Brothers: A Tale of two Sons - review

Pura poesia digitale.

In quasi 15 anni di carriera, non mi era mai capitato di applaudire ai titoli di coda di un videogioco. Né di provare sensazioni così forti come quelle che mi ha dato Brothers: A Tale of Two Sons, un titolo che da oggi rientra nella mia ristretta lista di capolavori assoluti di tutte le generazioni.

Per dettagliarvi in maniera approfondita la genialità e la carica emotiva di questo titolo dovrei farvi degli spoiler enormi, che vi deruberebbero della meraviglia di una delle più belle esperienze interattive degli ultimi anni, ma lasciate che vi dica una cosa: più che un semplice videogioco, Brothers è un viaggio, un racconto in cui si fondono sapientemente poesia, magia, mistero, amori e tradimenti, gioia e disperazione. Una piccola perla che rappresenta un'oasi di sentimenti in un panorama videoludico a costante rischio di inaridimento.

E il fatto che tutto questo arrivi da Starbreeze, developer uscito proprio ora dal giro delle produzioni "tripla-A" (dopo il mezzo flop di Syndicate) e in cerca di una rinascita, non fa che sottolineare come dalla destabilizzazione dell'attuale status quo dell'industria non possano che nascere buone cose.

Gli scenari di Brothers sono magici ed evocativi, caratterizzati da uno splendido stile artistico e profondamente diversi uno dall'altro.

Come molti capolavori, Brothers non è un titolo "facile" in prima lettura. La semplicità e l'essenzialità che ne rappresentano quasi con orgoglio l'elemento centrale, possono essere inizialmente fraintese per superficialità. Ma proseguendo nel gioco si percepisce con chiarezza sempre maggiore che in realtà quello che gli sviluppatori di Brothers hanno creato è un qualcosa di unico.

"Brothers è un viaggio, un racconto in cui si fondono sapientemente poesia, magia, mistero, amori e tradimenti, gioia e disperazione"

Nel gioco controlliamo due fratelli, alla ricerca di una cura per il padre malato. La trama è appena accennata, quasi ermetica, come sottolinea la scelta di creare un linguaggio di fantasia e dunque incomprensibile per narrare le nostre vicende. In poche battute, l'avventura sarà comunque cominciata e ci spedirà alla scoperta di un mondo magico e misterioso.

I due fratelli si controllano nel più basilare dei modi: lo stick sinistro muove il maggiore, quello destro il minore, e i tasti dorsali sinistro e destro corrispondono rispettivamente all'unica azione (contestuale) che questi possono effettuare. Nessun power-up, nessuna energia o crescita di livello, nulla. La dinamica, in sostanza, è quella di un "single player cooperativo", in cui dovremo far interagire i due personaggi in una serie di modi diversi. Il fratello più grande potrà ad esempio sollevare pesi e saltare più in alto, il minore potrà sgattaiolare tra le fessure o lasciarsi sollevare, mentre i due insieme potranno azionare interruttori e altro ancora.

In quanti giochi capita di essere aiutati da un troll buono ed emotivo, affranto per la scomparsa della sua signora troll?

Il controllo con due stick è l'unico difetto di questo gioco, che sparisce però di fronte al quadro complessivo. Muovere due personaggi contemporaneamente può risultare a tratti complicato, a tratti frustrante, ma non si rivela mai un ostacolo fondamentale. Brothers non ha infatti una difficoltà punitiva, e i suoi enigmi, più basati sulla coordinazione e sul tempismo che non sulla logica, si lasciano comunque risolvere senza troppi problemi, consentendoci di assaporare l'esperienza in modo fluido e senza singhiozzi.

"Ogni area ha un sapore nuovo e magico, ogni dinamica e ogni situazione hanno la capacità di risultare fresche fino alla fine"

In particolare, ciò che sorprende è che quasi nessun elemento, nelle circa 4-5 ore di durata del gioco, viene riciclato o ripetuto. Ogni area ha un sapore nuovo e magico, ogni dinamica e ogni situazione hanno la capacità di risultare fresche fino alla fine. Sì, 4 ore sono "poche" in termini puramente di tempo, ma la quantità e la qualità del contenuto originale, creativo ed emotivo che si possono trovare in Brother annichiliscono quelle di molti altri titoli da 20 e passa.

Scomodando precedenti illustri per fare un paragone, potrei fare il nome di ICO, che pur essendo molto diverso per tanti aspetti (come ad esempio i combattimenti, del tutto assenti in Brothers), con la sua poetica essenzialità ha saputo regalarmi emozioni altrettanto intense.

È proprio la qualità del rapporto tra i due personaggi, in questo caso fratelli, e con il mondo che li circonda, il vero tocco di classe di Brothers. Non possiamo capire le frasi che si rivolgono l'un l'altro e i dettagli della loro storia sono a malapena tratteggiati, ma il rapporto emotivo che li unisce si percepisce con intensità cristallina, la dipendenza l'uno dall'altro e i successivi sviluppi creano una poetica davvero rara nel mondo dei bit e dell'interazione frenetica.

Non c'è molto altro da dire. Potrei informarvi sulla grafica, non eccezionale ma efficace, ma sarebbe come discutere della cornice intorno ad un quadro bellissimo. Merita invece una citazione la colonna sonora, che accompagna il gioco in sordina, con accenti rari ma evocativi, perfettamente adatti allo stile del gioco e all'atmosfera.

Quello che voglio ribadire, però, è che questo è uno dei giochi più unici, magici, tragici, emozionanti e "maturi" di questa generazione, e non solo. Se dovete fidarvi per una volta soltanto della mia "parola" di giornalista, fate che quella volta sia ora. Non lasciatevi sfuggire Brothers: A Tale of Two Sons.

10 / 10

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In this article

Brothers: A Tale of Two Sons

PS4, Xbox One, PS3, Xbox 360, PC, Nintendo Switch

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A proposito dell'autore
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Luca Signorini

Contributor

Luca gioca e scrive da quando ha scoperto le meraviglie del pollice opponibile. È giornalista ma soprattutto appassionato; non gli toccate Metroid, Stallone, i Black Sabbath e la carbonara e sarete suoi amici per sempre.
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