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Call of Juarez: Bound in Blood

Ritorno nel selvaggio West.

Giunti nel classico villaggio tipico dei film di Sergio Leone i due personaggi sono stati impegnati in un'accesa sparatoria, prima di fare irruzione all'interno di un edificio poco distante ed eliminare tutti coloro che vi stazionavano all’interno. In tali situazioni sono stati predisposti alcuni eventi scriptati, attivabili portando il proprio personaggio sulla consueta luce rossa, in questo caso collocata nei pressi della porta d’ingresso. Purtroppo l'Intelligenza Artificiale non ci è sembrata particolarmente reattiva e in grado di impensierire particolarmente, piuttosto ci è parsa disorganizzata e poco incline a trovare una soluzione per opporre l’adeguata resistenza, che tutto sommato era uno dei difetti apprezzabili anche nel precedente capitolo. Infine nell'ultima parte della dimostrazione abbiamo visto Thomas e Ray liberare la casa di famiglia (un classico edificio in stile coloniale) dalle truppe che la occupavano, per poi fare irruzione al suo interno e constatare la morte della madre.

Il lazo non può essere utilizzato come arma ma è comunque utile per sfruttare i numerosi appigli offerti dallo scenario.

La gestione delle armi sarà piuttosto variegata garantendo molteplici scelte in base al contesto e al luogo degli scontri. Si potrà quindi decidere di tenere in mano due revolver in contemporanea, oppure stringere in una mano la pistola e nell’altra una carica di dinamite, pronta da innescare e lanciare all'occorrenza verso qualche obiettivo. Le armi si distingueranno l'una dall'altra quanto a raggio di fuoco e tempistiche di ricarica, e oltre ai fucili, si avrà a disposizione anche un arco e una coppia di coltelli da poter anche lanciare verso i nemici. Il lazo invece sarà implementato non con funzioni offensive ma esclusivamente per potersi muovere meglio all'interno delle ambientazioni, ad esempio per aggrapparsi alle travi o ai rami degli alberi. Il tutto verrà gestito dal classico menù radiale che una volta attivato consentirà di cambiare rapidamente l'oggetto o l'arma di cui ci si vuole servire.

Per quanto riguarda il comparto multiplayer, gli sviluppatori hanno negato l'implementazione di una modalità cooperativa che permetta di giocare la campagna principale in compagnia di un amico. Inoltre la Concentration Mode non sarà disponibile durante le partite effettuate online. Per il resto non sono stati forniti ulteriori dettagli degni di nota, ad eccezione della conferma delle modalità presenti, tra cui Train Attack, Bank Rubbish e il classico Team Deathmatch e del supporto fino ad un massimo di dodici giocatori per stanza.

E perché non spostare a piacimento un cannone di questo tipo e iniziare a fare una bella pulizia generale?

Non siamo certamente di fronte ad un prodotto innovativo, gli sviluppatori hanno infatti deciso di mantenere inalterata la struttura di gioco, facendo leva sulla trama e sulla forza di spirito di Ray e Thomas, due soggetti tutto sommato stereotipati, ma dotati del sarcasmo e delle battute schiette tipiche dell'epoca storica in cui si collocano. Le fasi a cavallo e un'IA incerta sono gli aspetti che ci hanno convinto di meno, mentre il parco armi utilizzabile, le abilità differenziate dei due protagonisti e il ritorno della Concentration mMode ci lasciano presagire un prodotto finale che sappia attestarsi su buoni livelli. La longevità dovrebbe garantire tra le dieci e le quindici ore di gioco per il completamento della sola modalità principale, sarà interessante scoprire quanto il multiplayer riuscirà ad innalzare questa soglia.

Call of Juarez: Bound in Blood è previsto su Xbox 360, PS3 e PC nel corso dell’estate 2009.

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Call of Juarez: Bound in Blood

PS3, Xbox 360, PC

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Davide Spotti

Contributor

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