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Che sta succedendo a Sony? - editoriale

PlayStation è sotto il fuoco incrociato: utenti, giornalisti ed ex dipendenti sembrano tutti contro.

La solidità del marchio PlayStation sta scricchiolando. La concorrenza si è fatta più aggressiva, certo: Game Pass su Xbox è un'offerta che sta attirando tante persone ma soprattutto sta migliorando l'immagine di Microsoft agli occhi dei giocatori.

La vera concorrenza di Sony, però, viene dall'interno (o forse sarebbe meglio definirla un autogol): una gestione complicata che sminuisce gli studi che non si chiamano Naughty Dog, e le promesse di grandi innovazioni con PlayStation 5 che per ora sembrano ancora lontane dall'essere esaudite, sono due dei motivi che stanno comunicando chiaramente che Sony sta cambiando. Probabilmente, è già cambiata.

Andiamo con ordine. I primi segnali che il vento stesse girando arrivarono a settembre 2019 quando Shawn Layden lasciò il ruolo di presidente del Consiglio di Amministrazione di Sony Worldwide Studios, che aveva ricoperto dal 2018. Dal 2014 al 2018 era stato invece presidente e amministratore delegato di Sony Computer Entertainment America (poi divenuta Sony Interactive Entertainment America): era stato il volto di PS4, insomma.

Jim Ryan è l'attuale presidente e amministratore delegato di Sony Interactive Entertainment America.

Ci furono poche celebrazioni. Su Twitter, il profilo ufficiale PlayStation scrisse che "la sua guida ci mancherà molto". Da parte di Layden, invece, ci fu il silenzio: non rilasciò mai dichiarazioni che potessero chiarire le ragioni della separazione da Sony. Tale silenzio divenne ancora più rumoroso quando circolarono indiscrezioni di stampa riguardo a una faida interna avuta con Jim Ryan, oggi presidente e amministratore delegato di Sony Interactive Entertainment, rispetto a come guidare il processo di globalizzazione di SIE.

Ulteriori complessità interne a Sony sono state recentemente riportate da Bloomberg. Secondo la testata, Sony sta accentrando il suo lavoro su Naughty Dog; sta bloccando la creatività e la libertà degli studi più piccoli, come l'autore di Days Gone, Bend Studio, e il Visual Arts Service Group, che supporta il lavoro delle altre case di sviluppo; sta puntando sulle proprietà intellettuali più popolari e sui progetti di sicuro successo commerciale (come un presunto rifacimento di The Last of Us e un nuovo Uncharted). Ciò poche settimane dopo che Japan Studio è stata smontata per lasciare spazio praticamente solo a Team Asobi, lo sviluppatore di Astro's Playroom per PS5; perché i giochi che hanno successo solo in Giappone non sono più sufficienti.

Sony sta quindi vivendo, da quanto traspare, una crisi d'identità. La domanda è: dove vuole essere Sony tra dieci anni? Dice di non voler seguire il modello di business degli abbonamenti. Contrastando l'idea che il futuro dei videogiochi sia lo streaming, prevede che le console sono qui per restare. Sta approcciando il mondo PC, ma ancora timidamente: è già arrivato il primo capitolo di Horizon e presto sarà pubblicato anche Days Gone; PlayStation Now è disponibile su PC da anni. Sony sa che il PC è un'ottima piattaforma per estendere il pubblico degli utenti, così come sa anche che ciò potrebbe mettere in crisi l'esclusività di avere una PlayStation. Il giro d'affari di SIE è fortemente legato alla vendita dell'hardware: trasporre sempre più giochi su PC è una mossa rischiosa.

Il giro d'affari di Sony Interactive Entertainment è ancora fortemente legato alle vendite hardware: avere giochi di successo internazionale è imperativo per spingere gli utenti ad acquistare PS5.

Sony sta andando controcorrente, quindi, rispetto a ogni nuovo movimento che ha plasmato il mercato videoludico negli ultimi anni, ma senza fornire una visione nel lungo periodo. Per ora ha le spalle coperte: ha stravinto la scorsa generazione di console e le sue produzioni in esclusiva sono state apprezzate dalla critica e dal pubblico. Gli utenti e i giornalisti vogliono però sapere cosa c'è nel futuro di Sony e in che direzione sta andando: la mancanza di una risposta chiara e decisa è alla base dei problemi di immagine che sta ora sta vivendo la società e che negli ultimi giorni si sono concretizzati attraverso diverse notizie negative.

Un ex dipendente ha rivelato su Reddit, per esempio, che è da anni che Sony vuole sbarazzarsi di PlayStation Vita, console portatile che in questi ultimi anni è stata di fatto supportata dagli studi di terze parti e soprattutto in Giappone. Un altro ex dipendente invece ha spiegato che c'è stato uno scontro fra la Sony giapponese e la Sony statunitense: ha vinto quest'ultima. La Sony statunitense è il volto più internazionale e in quanto tale fa ragionamenti sul rapporto fra i costi e i benefici di un progetto che contrasta con il motto di "For the Players", perché può significare togliere di mezzo proprietà intellettuali i cui benefici sono scarsi. Significa che oggi progetti come Gravity Rush o Dreams probabilmente non sarebbero stati fatti perché fanno riferimento a un pubblico di nicchia.

L'anno scorso Sony ha lanciato sul mercato alcuni dei giochi più apprezzati dell'intera generazione di console: The Last of Us 2 e Ghost of Tsushima. Anche God of War, Horizon: Zero Dawn e Dreams sono state produzioni grandemente apprezzate. Eppure, a meno di un anno di distanza dal debutto di The Last of Us 2 (giugno 2020), si parla di Sony come di una società sfilacciata, complicata e pesante, più interessata ai profitti che ai giochi. Non c'è niente di male: è una multinazionale quotata in borsa. Se per anni il tuo motto è stato "For the Players", però, devi aspettarti che qualcuno prima o poi venga a chiedere il conto.

In pochi anni, Sony è molto cambiata: oggi finanzierebbe ancora Shenmue 3?

Allo stesso tempo Sony sembra non essere nemmeno "For the Developers": i giochi definiti "indie" hanno trovato casa su Xbox e su Nintendo Switch, due terreni che per motivi diversi sono oggi molto più fertili delle console PlayStation. La volontà di Sony, poi, di concentrarsi solo sulle produzioni che hanno successo a livello internazionale, sta spingendo tante persone di talento ad andarsene da Sony, com'è successo a chi faceva parte del Visual Arts Service Group: se si sparge la voce che la creatività in Sony viene ostacolata, i talenti vanno da un'altra parte.

La Sony che è salita sul palco dell'E3 per annunciare il supporto a Shenmue 3, un progetto di nicchia, e quella che ha spinto la prima opera ideata da Hideo Kojima dopo essere diventato un gamer designer indipendente, potrebbe insomma essere scomparsa. Ora bisogna capire che Sony è rimasta.

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Massimiliano Di Marco

Contributor

Aspetta la pensione per recuperare la libreria di giochi di Steam. Critica qualsiasi cosa si muova, soprattutto se videoludica, e gode alla vista di Super Mario e Batman.
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