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Chicory: A Colorful Tale - recensione

Alla scoperta di un mondo intimo e pittoresco.

Una riflessione sull'arte e sull'imperfettibilità umana e artistica.

È raro trovare videogiochi che scelto un concept riescano a valorizzarlo fino in fondo, esplorando un tema e rivoltandolo più e più volte come un calzino. Greg Lobanov c'era già riuscito con Wandersong, un rhythm game e puzzle-platform su un bardo girovago. Con Chicory: A Colorful Tale l'autore diventa più ambizioso e aumenta la scala dell'offerta ludica, con una mappa esplorabile in piena tradizione zelda-like. Questa volta si parlerà di arte, pittura e insicurezze di artisti in cerca della perfezione.

Lebanov s'è scelto dei collaboratori di tutto rispetto. Troviamo infatti Em Halberstadt e A Shell in the Pit (effetti sonori per Night in the Woods e Untitled Goose Game). Alle musiche Lena Raine, fresca dall'esperienza con Celeste. Altri collaboratori con un ruolo chiave sono stati Alexis Dean-Jones e Madelin Berger, che figurano come co-sviluppatori. Considerando che siamo di fronte a una produzione indie, la scelta di presentarsi senza un nome da team per bandiera è segno del desiderio di voler costruire un videogioco molto personale, intimo, se non proprio autoriale.

L'incipit è semplice ma solido. Un pennello magico passa di generazione in generazione e chi lo eredita ha il compito di colorare il mondo. L'artista degli artisti in carica, Cicoria, abbandona il pennello, finché Pizza non lo raccoglie e un misterioso cataclisma sconvolge la regione di Picnic privandola dei suoi colori. Comincia così un'avventura per comprendere i poteri di quest'antico strumento e una delicata storia di amicizia tra artisti sommersi da dubbi e obiettivi irraggiungibili.

Cover image for YouTube videoChicory: A Colorful Tale - Official Trailer | PS5, PS4

Il gameplay è incentrato sul controllo a schermo del pennello magico, da gestire con mouse o analogico, mentre con i tasti si muove il personaggio. Su PC, con non troppa fatica, si può configurare una tavoletta grafica, da utilizzare magari nel caso in cui si decidesse di disegnare con maggior precisione. Ma non è necessario, perché le sfide del gioco si possono affrontare anche nel caso in cui non si abbia chissà che abilità artistica. In realtà, Chicory incoraggia proprio a non temere il giudizio altrui, a vedere l'arte come un'esperienza soggettiva e sempre valida.

Per proseguire nell'avventura si risolveranno puzzle costruiti su misura per spingervi a usare creativamente l'arte del disegno: per esempio vi dovrete immergere in pozze di tempere e vernici per entrare all'interno di case chiuse a chiave. È come se Splatoon incontrasse Zelda: The Minish Cap. Ma nell'allestire la tavolozza di Chicory, il team ha tolto la componente hack 'n slash tipica Zelda, aggiungendo più power up e backtracking da metroidvania.

Quando imparerete a nuotare, per esempio, scoprirete caverne e personaggi che mai avreste pensato di incontrare a due passi dall'hub di inizio gioco. Cambierà completamente il vostro approccio all'esplorazione. Dato che il mondo è in bianco e nero, vi accorgerete solo più in là di alcuni indizi visivi connessi ai potenziamenti del pennello. A tal proposito, una lode va al game design, ragionato fino al più piccolo dettaglio. Salvo qualche sbavatura a livello di programmazione, l'equilibrio tra sfida logica e divertimento è stato sempre perfetto.

Colorare Picnic è un compito arduo e solitario.

In tutto ciò, gli autori non hanno dimenticato di aggiungere una personalizzazione degna di Animal Crossing: dal vestiario ai capelli. Pizza è un simpatico cane antropomorfo di cui potrete decidere genere, orientamento e stile, anche se mancano dialoghi alternativi da gioco di ruolo. Nel corso dell'avventura incontrerete barbieri, inventori di copricapi, di tavolozze personalizzate, di magliette e cibo. Disporrete di una casa con giardino e potrete modificarla persino appendendo i vostri quadri (o degli altri NPC).

Ma la libertà di personalizzazione non finisce qui: i colori che userete in mappa vengono memorizzati senza nessun limite di tempo e distanza. Lo stesso avviene per i mobili sparsi in giro. Picnic, nel post-game, diventa uno di quegli albi per bambini da colorare e ricolorare con i pennarelli magici. Dipende quindi da voi se vorrete superare il gioco in fretta oppure se vorrete prendervi il vostro tempo per creare un ambiente ordinato e delizioso.

Insomma, ci sono due modi per approcciarsi a Chicory. Il primo è quello di vederlo come un puzzle-adventure con elementi ruolistici e farsi catturare dalle missioni secondarie, che variano dalla mansione di portalettere alla ricerca di gatti sperduti tra gli alberi. Un secondo approccio è più contemplativo e social, perché tutti i vostri disegni o le foto in-game possono essere trasformate in GIF da condividere online. Perché GIF? Perché si tratta di disegni in movimento: i colori del pennello sono vivi, in tutti i sensi, e vibrano sulla tela digitale.

Il game design sinergizza perfettamente con la meccanica principale. Per esempio, questi cristalli brillano soltanto se colorati.

Il combattimento è limitato ad alcune sezioni di gioco e il debito più evidente sembrerebbe nei confronti di Undertale. È un bullet hell, diciamo, in cui muovendo l'hit box del personaggio dovrete schivare raggi colorati e bombe ad area. Nel mentre, con rapide pennellate, dovrete colpire il target fino a esaurirne l'energia.

Niente di troppo complesso. La difficoltà, tra l'altro, può essere ridotta al punto da essere invincibili. Chicory cerca infatti di essere accessibile quanto più possibile e ha persino delle opzioni per ridurre le scene su argomenti sensibili e delicati, riducendo certe forme di conflitto tra personaggi. Esiste infine una modalità Co-Op, che permette di colorare insieme e rendere ancora più facili queste sezioni di gioco. Il vero punto di forza di questa modalità, ovviamente, è la possibilità di creare un ambiente di disegno condiviso, alla Kingspray Graffiti.

La localizzazione in italiano, divertente seppur con qualche libertà (aspettatevi dialetti), ha il suo perché ed è molto particolareggiata. Ogni NPC ha il suo modo caratteristico di parlare e non deve essere stato facile riproporre questa varietà. Ma per capire davvero quanto sia vitale l'ambiente di gioco non resta che preparare la tavolozza e mettere piede nella terra di Picnic. Se amate questi setting pacifici e al contempo misteriosi, avrete di che affezionarvi ai personaggi ricorrenti.

Chicory: A Colorful Tale ha i suoi momenti contemplativi. A voi scegliere il ritmo con cui esplorarli.

Aspettatevi un viaggio emozionante. Se l'estetica dei buoni sentimenti, con animali antropomorfi e ironia internettiana rientra nelle vostre corde, vi raccomandiamo di provarlo: sono rari gameplay sperimentali fatti con tanta meticolosità e ricchezza di contenuti. Chicory ha tanto da dire, ma evocando il vostro lato artistico, vi renderà art director e partecipi del suo stesso messaggio. Alla fine è questo il tipo di multimedialità che una next gen dovrebbe inseguire.

8 / 10

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A proposito dell'autore
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Antonino Fiore

Contributor

Classe 1993, in squadra dal 2018. Ha scoperto i videogiochi con i floppy dell’Amiga e da allora vive, sbalzato temporalmente, una generazione indietro. Dalle avventure grafiche agli horror, è un accanito retrogamer e un vorace escapista. Con gli anni ha realizzato d’essere, più che altro, un semplice Homo Ludens. Megaman e Suikoden sono i suoi punti deboli.

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