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I miei nuovi eroi videoludici sono un farmacista, un pianista e un ragazzo che adora Jumanji - reportage

Vi raccontiamo la finale mondiale di Clash Royale.

Hackney Wick è la stazione migliore per arrivare a Queen Elizabeth Olympic Park, quindi, domenica sono sceso dalla carrozza in mezzo a uno spropositato numero di persone che indossavano scarpe da ginnastica, tute aderenti e braccialetti Fitbit. Una volta uscito dalla stazione e dopo aver fatto un po' di strada in direzione di Copper Box, arena sportiva che ha ospitati eventi come Wheelchair Rugby e Netball Superleague, mi sono trovato di fronte a una folla molto diversa.

Zaini pieni di gadget elettronici e infarciti di pacchetti di biscotti. Le mani imboscate nelle profonde tasche dei parka. Le persone stavamo parlando delle carte che preferivano, scherzavano di poter spazzare via le lunghe code con un tornado ben piazzato o di poter superare i tornelli cavalcando un cinghiale. C'erano anche qualche gruppo e qualche coppia qui e là, ma nessuno che davvero si conoscesse l'un l'altro. Tutti, però, capivano immediatamente le battute. Tutti avevamo trascorso gli ultimi anni a fare in modo di poter capire queste battute.

Clash Royale è un gioco tower defence, nel quale due utenti evocano delle pedine, lanciano magie e costruiscono edifici all'interno di una piccola arena, grazie all'uso di alcune carte da gioco con l'obiettivo di buttare giù il castello dell'avversario. Alle finali mondiali, che si sono tenute appunto al Copper Box, sedici dei migliori giocatori al mondo si sono dati battaglia per un premio complessivo di 400.000 dollari, di cui 150.000 sarebbero andati al vincitore.

L'ambiente era sontuoso. Nell'arena oscurata, i volti dei giocatori che stavano giocando venivano proiettati nello spazio davanti a loro, ciascun comandante seduto dietro alla propria torre. In mezzo a musiche familiari (il tema di Clash Royale è vivace e battagliero al punto da assomigliare alla sigla del notiziario del mattino) e ad alcuni brillanti annunciatori, che sorprendentemente non stavano propinando pessime battute, questi sedici esperti di Clash si sono riuniti per dimostrarmi che non so ancora niente del gioco, nonostante abbia giocato praticamente ogni sera negli ultimi anni.

Una partita di Clash può essere molto rapida. Una finale mondiale è invece una maratona, anziché uno sprint.

Lo stesso Clash Royale è stato protagonista di una bella domenica. Togliendo il sistema di gioco che ti spinge a pagare per le singole carte o a cacciare per le loot box (e grazie a cui i miei scadenti scheletri possono tenere testa al vostro golem incattivito soltanto perché ho investito più tempo e denaro per migliorarli), rimane uno strategico preciso che non perdona. E, soprattutto, è sempre sorprendente ed esaltante. Le battaglie possono essere capovolte a causa di un solo errore oppure grazie a una mossa inaspettata. Nel mio mondo, le partite di Clash Royale finiscono per 3-0 o per 3-1. Ogni partita è a senso unico per qualcuno, generalmente per me. In questa arena, invece, il gioco è completamente diverso: ogni torre che viene abbattuta diventa una pedina fondamentale, per cui i giocatori si danno battaglia ingegnosamente perché conoscono il costo, in ogni senso possibile, di ciascuna carta e del danno che può causare. Parliamo di persone che sanno quando è giusto investire tempo a valutare come usare un missile perché conoscono esattamente quanto tempo impiegherà per colpire il suo bersaglio, e cosa succederà una volta che l'avrà colpito. Un sacco di missili sono volati e un sacco di ceppi di legno sono rotolati per terra. Sì! Clash Royale è stato protagonista di una bella domenica.

Ma i veri protagonisti sono stati i giocatori e onestamente non me lo aspettavo.

Beh, forse un pochino me lo aspettavo. Per anni ho seguito Barney Ronay sul Guardian ogni settimana, non soltanto geloso delle sue grandi capacità di scrittura ma anche di tutto ciò di cui scrive. Ogni tanto si occupa di calcio ma scrive anche di Messi. Quando scrive di Messi, e dato che stiamo parlando di Barney Ronay, scrive che la grandezza di Messi è insita nella "dolcezza" che viene trasmessa dai suoi dribbling, che sono come ninna nanne che usa per cullare il Bayern "in una supplica sonnolenta ai suoi piedi..."

Questo, amici miei, e in questo caso sto citando il nostro Barney Ronay, è hardcore. Ronay sta scrivendo di calcio, certo, ma sta scrivendo anche della persona, del calciatore che, sul campo, è una presenza senza precedenti, che riesce a fare delle cose (la dolcezza, le ninna nanne, la supplica sonnolenta) che parlano di calcio, ma, allo stesso tempo, del personaggio (mentre stavo scrivendo l'articolo, Wes mi ha detto che un'altra delle cose che Messi riesce a dribblare molto bene è il pagamento delle tasse.) Quindi ho sempre pensato: esport! Senz'altro gli esport sono l'opportunità di scrivere di giochi e delle persone.

Sono rimasto abbastanza stupito che alle finali mondiali di Clash Royale c'erano praticamente soltanto maschi.

Le persone sono state le protagoniste domenica. Al punto che ho persino fatto fatica a starci dietro. Sedici giocatori, quattro round: otto partite, poi quattro, due e alla fine una. In ognuno degli iniziali otto match ho scoperto di tifare per un nuovo giocatore.

Prima partita: tifavo per MusicMaster. "La creatività è regina!", dice un annunciatore. "MusicMaster è un maestro della musica!". E lo è davvero. Piano, violino, da quello che ho capito, e ora è anche considerato uno dei migliori "suonatori" di mortaio del mondo.

Nessuno si aspettava che MusicMaster facesse una grande prestazione. Non gioca seriamente da molto tempo, a quanto pare, ma considerato che ha sedici anni probabilmente non ha fatto niente seriamente per molto tempo. Inoltre ci si aspetta che MusicMaster (statunitense) cada sotto i colpi di YaoYao (taiwanese) molto rapidamente. YaoYao è un veterano degli esport, anche se mi sembrava impossibile quando ho visto sul grande schermo questi due giocatori affrontarsi. Due sguardi concentrati, due paia di cuffie, due paia di occhiali, due fronti imperlate di sudore. Entrambi così giovani! Mi sono perso buona parte della prima partita perché stavo cercando del caffè ma quando sono tornato ho scoperto che YaoYao era già sotto di un punto.

L'equilibrio dell'universo sembra riassestarsi da sé nella seconda partita, in cui YaoYao demolisce la torre di MusicMaster nei tempi supplementari e poi la scaglia nell'oblio. "Non stiamo cercando il secondo o il terzo migliore al mondo", urla l'annunciatore a un certo punto della partita. Non penso che stesse suggerendo che MusicMaster non fosse all'altezza, non penso, anzi, che stesse parlando di MusicMaster in particolare, ma inizio a intuire come potrebbe concludersi la sfida. MusicMaster, che non gioca a Clash da tempo, solo recentemente ha detto ai suoi genitori che stava giocando a questo videogame. A quanto pare glielo ha detto soltanto quando si è qualificato per la competizione a Los Angeles e aveva bisogno di andare nella West Coast.

Un campione assoluto.

Terzo round. Ci viene detto che YaoYao ha guadagnato un sacco di soldi, più di ogni altro nel giro. Ci viene anche ricordato che è un fenomeno nell'Asia sudorientale e che è un veterano, mentre MusicMaster è un po' troppo "recente". Ciononostante, quell'esperienza con il piano e il violino potrebbe essere utile a qualcosa? Secondo MusicMaster, la conoscenza della musica lo aiuta a prevedere l'andamento del gioco.

Probabilmente è proprio così perché il mazzo di MusicMaster nella partita finale va alla grande: senza scrupoli, con una configurazione formata da Fornace e Golem Hut che crea un doppio spawner. YaoYao perde una torre e la partita si chiude in fretta. MusicMaster avanza al turno successivo. Non era tra i favoriti, ci viene ricordato, ma non importa più a questo punto perché MusicMaster è improvvisamente il mio favorito.

O almeno lo è fino al prossimo match: Geltube della Corea del Sud contro Adrian Piedra del Messico. E improvvisamente m'innamoro di Piedra.

Piedra è giovane, come MusicMaster. A dire il vero, praticamente tutti qui sono giovani ma Piedra ha 18 anni mentre Geltube ne ha 27. Questo sarebbe già un motivo sufficiente, per me, per tifare Piedra, ma poi vengo a sapere che viene descritto come un tipo ottimista eppure oggi è davvero concentrato. Lo chiamano l'Aquila Azteca. Fissa il monitor senza battere le palpebre, le sue labbra sono serrate. Sembra che stia canalizzando in modo così potente la sua attenzione che sono sorpreso che lo schermo che sta fissando non prenda improvvisamente fuoco.

Gioca Graveyard, una carta che amo e odio in proporzioni uguali, e vince la prima partita piuttosto facilmente. O almeno credo, perché l'unico indizio sul suo umore è un leggero movimento delle mani verso l'aria mentre la torre di Geltube crolla. E poi, tra un match e l'altro, realizzo che non potrei mai tifare un altro giocatore allo stesso modo in cui tifo questo ottimista adolescente messicano. Nessun festeggiamento. Nessun sorriso nervoso. Scosta un tecnico che gironzola dalle sue parti e poi chiude gli occhi e li tiene chiusi. Respira profondamente e in modo teatrale. E a quel punto realizzo che è questo ciò che significa vivere il momento. Tutte le vacanze natalizie che mi sono rovinato perché non sono riuscito a mettere via il telefono. Tutte quelle serate in cui ho svogliatamente guardato Revenge perdendomi parti cruciali della storia perché non riuscivo a smettere di pensare a ciò che avrei dovuto fare il giorno successivo. Adrian Piedra, l'Aquila Azteca, mi sta facendo vedere come si vive, come essere così radicati in un momento al punto da poterlo sentire affondare nel terreno. In breve, nella partita successiva Piedra schiera in campo Princess, la mia carta preferita, un genio malvagio con in mano quello che sembra essere un fucile a pompa infuocato, e la usa così bene da meritarsi scroscianti applausi. "Direi che Adrian sta andando alla grande", commenta l'annunciatore, "ma lo stesso non si può dire della torre a sinistra!"

Incredibile.

Geltube? Da dove sono io, sembra che Geltube si arrenda. Piedra vince 2-0 ma soprattutto vince con uno spontaneo applauso dal pubblico per il modo in cui ha giocato Princess. Nel gioco degli sacchi, mosse di questo tipo le chiamano brillanti: partite così speciali che rappresentano un dono per l'intera comunità, quasi un enigma da risolvere. I brillanti sono giocati e rigiocati negli anni a venire dai novizi, che proveranno e riproveranno la giocata per provare a capire tutti gli elementi di questa strategia. "Sin dai tempi di Super Mario nessun eroe aveva salvato la principessa in questo modo", esclama l'annunciatore e "salvata" va inteso come tenuta in caldo fino all'ultimo. Quanto sangue freddo! L'Aquila Azteca ha tenuto la carta nel mazzo fino al momento perfetto. Il momento perfetto.

Si va avanti. Non per Piedra, forse, che passa alla seconda fase del torneo (e se la caverà benissimo, quando toccherà di nuovo a lui), ma per tutti gli altri giocatori e ogni partita introduce un altro personaggio che si rivela essere il mio nuovo giocatore preferito di sempre.

Vi dico una cosa che adoro di Clash Royale: le colorite descrizioni. Un esempio a caso: Inferno Dragon "spara un raggio focalizzato di fuoco il cui danno aumenta nel tempo. Indossa un elemetto perché volare può essere pericoloso". Una scrittura ideale, giocosa e divertente. Non ti dà fastidio la battuta perché è comunque facile da capire a cosa serve la carta. E ricordi a cosa serve perché la battuta è integrata nel modo giusto.

A quanto pare anche ognuno dei giocatori ha una propria descrizione colorita e la maggior parte di loro sembra ugualmente irresistibile. Winds dalla Cina: ha 24 anni e lavora come farmacista. Sembra giusto che faccia questo lavoro, perché la sua carta preferita è Poison. Ed è interessante che proprio questa sia la sua carta preferita, perché nella scelta delle carte da bandire prima del match (ciascun giocatore può bandire una carta e le possibilità strategiche di questa scelta sono un altro esempio di quanto possa essere speciale Clash Royale), lui opta proprio per Poison. Batte ColtoNW83 dagli Stati uniti 2-1 in modo abbastanza inaspettato. Tutte e tre le partite sono state fantastiche ma il secondo match, in particolare, è davvero avvincente: fino all'ultimo non si riesce a prevedere chi vincerà. Mentre cerco di riprendermi dall'emozione, Adrian Piedra, che sarà poi sconfitto nel suo secondo match, viene intervistato nella sala giocatori. "Mi sento benissimo", commenta, e la faccia di pietra che aveva presentato poco tempo prima al mondo è completamente scomparsa. "Il primo match è sempre importante". Spiega di come un infortunio quando giocava a pallacanestro lo abbia spinto verso Clash Royale. Ammette che non era molto bravo all'inizio e che per giocare davvero bene, devi innanzitutto goderti realmente il gioco. Londra è molto fredda "ma ora mi sento al caldo". Ride. Il suo team si chiama Team Queso. Il loro logo è un pezzo di formaggio arrabbiato disegnato come se fosse un cartone animato. Adoro questo gioco.

È stata una grande domenica per il Messico.

Le partite continuano e questo è soltanto il primo round. Mi sarebbe piaciuto vedere di più Fuchi, un giocatore giapponese noto per la sua innovatività e la sua follia. Lui e Berin fanno alcune scelte inusuali al momento del ban delle carte: Canon e Ice Golem. "Non sono carte importanti su cui basare un mazzo: sono carte che fungono da collante". Berin è tedesco, a meno che la mia pessima scrittura non dica la verità e quindi provenga da George. In ogni modo, è noto come Berin di Bronzo perché fa sempre fatica a conquistare i piazzamenti migliori in classifica. La prima partita la vince Fuchi e l'annunciatore suggerisce che "bisogna farsi davvero strada a suon di Snickerdoodle per arrivare alla torre" (gli Snickerdoodle sono dei biscotti al burro con la cannella). Fuchi conquista anche la seconda partita: "la difesa vince" ci viene detto, il che è un po' deludente perché ci aspettavamo di più dalla "pazza innovazione". Berin si prende invece il terzo match.

Si prosegue. Sergio Ramos (non quello famoso) gioca contro un tizio che si fa chiamare X-Bow Master, un bel nome, che però rappresenta anche un grande errore strategico, considerato che il tuo rivale ha la possibilità di bandire una delle tue carte e tu, con quel nome, sei chiaramente particolarmente avvezzo a X-Bow. O forse è soltanto un lato negativo molto lungo da dire. Non importa. La loro prima sfida è bella da vedere ma non si va oltre il pareggio. Quella successiva finisce ancora in parità, ma alla fine è Ramos ad avere la meglio su X-Bow Master.

Nell'incontro successivo CmcHugh, giocatore statunitense sulla carta fra i favoriti, dovrebbe annientare Electr1fy, un dolce adolescente sognatore che viene dall'Israele e che ha ammesso che non si aspettava di raggiungere qualche risultato a questo torneo. Ovviamente le cose non andranno in questo modo, visto che la giornata ha già riservato molte sorprese e lui si rivela essere un grande ammaliatore, con un volto che riesce a celare il turbinio di emozioni che si creano in lui mentre annienta il giocatore statunitense. Il settimo incontro introduce Quiet, un ingegnere cinese. A quanto pare nella vita di tutti i giorni è molto tranquillo e sfida Loupanji, studioso francese estremamente aggressivo sul campo di battaglia. Così aggressivo che il suo nome è l'unione dell'equivalente francese di "lupo" (loup, ndr) e... del suo film preferito, cioè Jumanji. Quiet porta a casa il risultato con un 2-1.

Arriviamo all'ottavo match e sto cercando ancora di decidere il mio giocatore preferito. Adrian Piedra sarà difficile da battere ma MusicMaster ha sorpreso tutti, Electr1fy è stato fantastico e Loupanji è il tipo di persona che non ha paura di dire a tutti che il suo film preferito è Jumanji. Ora azzerate la mente. Dimenticate tutti questi sciocchi. Ecco Tali, la più grande speranza del Vietnam, che gioca contro Amaterasu, che viene dal Giappone. La maggior parte dei giocatori è tra i 20 e i 25 anni. Tali, invece, ne ha 34. Ha un figlio. Ok, sembra che per giocare a Clash Royale si sia perso la nascita del figlio, ma passiamo oltre. Ha 34 anni ed è molto competitivo. Ed è bravissimo.

MusicMaster: davvero un maestro della musica.

Tali spende settimane a mettere a punto i suoi mazzi. Può essere considerato un professore di Clash eppure c'è qualcosa in lui, un barlume nei suoi occhi, che lascia pensare che tutto questo sia soltanto uno scherzo e che lui lo sappia. Non è rigido come talvolta lo sono gli altri giocatori, fissi in piedi davanti al pulpito di Clash lanciando le proprie truppe nel vuoto. Sembra perso con la testa fra le nuvole, eppure riesce subito ad approfittare di un errore dell'avversario, come il maldestro uso di Tornado da parte di Amaterasu, e a cogliere l'attimo. 2-0 e passa al prossimo turno.

Sedici giocatori e otto match, quasi tutti brillanti e per ciascuno dei quali ho preso appunti per riguardare questa o quella mossa, per cercare video per rivedere un particolare momento dove un minimo movimento del viso ha tradito la realizzazione che la sconfitta fosse vicina.

Le cose ora si velocizzano e non tutti i miei favoriti possono continuare a brillare. È brutale vedere MusicMaster sfidare l'Aquila Azteca e doverne scegliere per forza uno in cui porre le mie speranze. L'Aquila viene sconfitta nella prima partita (Piedra si lascia andare un lungo sospiro), ma poi il folle mazzo mutante di MusicMaster si riprende e incatena un 2-0. Winds contro Berin, Quiet contro Tali e voliamo immediatamente alla finale, dove MusicMaster affronta Sergio Ramos (non quello famoso).

Mi piacerebbe darvi un lieto fine. Mi piacerebbe raccontarvi del prodigio della musica, che ha tenuto segreto il gioco ai suoi genitori e che era stato definito troppo "recente" per rappresentare una qualsiasi minaccia oggi, che raggiunge una grande vittoria inaspettata. Ma vince Ramos. Ramos festeggia: Messico batte Stati Uniti. "Quando ho iniziato a giocare a Clash Royale lo facevo solo per divertimento", spiega successivamente Ramos. "Non avrei mai potuto immaginare di arrivare a questo livello".

Sulla strada di ritorno verso Brighton spulcio il mazzo vincente di Ramos. Ho la maggior parte delle sue carte ma me ne mancano due leggendarie. Anche se difficilmente avrebbero fatto qualche differenza: ho giocato nella mia mente un match o due e in nessun caso sono riuscito ad avvicinarmi a quella stessa danza, a quella stessa precisione. Ancora non capisco a pieno la partita che Sergio Ramos e MusicMaster stavano giocando. Non capisco come quei due maghi siano riusciti a usare quelle carte in quel modo incredibile.

Nota finale: questo articolo è basato in gran parte sulle note prese a mano durante l'evento e la mia scrittura è pessima. Mi scuso per qualsiasi errore possa aver fatto a causa della mia incapacità di decifrare la mia stessa calligrafia.

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Christian Donlan

Features Editor

Christian Donlan is a features editor for Eurogamer. He is the author of The Unmapped Mind, published as The Inward Empire in the US.

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