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Death end re;Quest - recensione

“It's not a bug, it's a feature.”

Di JRPG è pieno il mercato, eppure le software house riescono sempre a tirar fuori dal cilindro una nuova IP. A dispetto di qualche perla inattesa e delle saghe intramontabili, larga parte delle produzioni del genere si attestano purtroppo su budget medi-bassi, con tempi di produzione ridotti e una generica mancanza d'ispirazione, accompagnata da secchiate di fanservice. Le premesse per le quali Death's End re;Quest si rivelasse l'ennesimo esponente di un genere restio a innovarsi c'eran tutte, ma con gioia di chi lo attendeva, l'ultimo lavoro di Idea Factory riesce a dire la sua, pur con qualche incertezza.

L'incipit è interessante, per quanto poco originale: la protagonista Shina Ninomiya era direttrice di World's Odyssey, un ambizioso videogame VR-MMORPG che avrebbe permesso ai giocatori d'interfacciarsi al software caricando online la propria coscienza tramite l'incredibile Alice Engine appena realizzato; tuttavia, la giovanissima Shina scompare misteriosamente, senza lasciare alcun indizio sulle cause o motivazioni del gesto e costringendo alla chiusura il progetto World's Odyssey. Diverso tempo dopo, il suo collaboratore Arata Mizunashi riceve una strana email dall'account di gioco di Shina, scoprendo con non poco stupore che i server sono ancora online e la coscienza della collega è imprigionata nel suo avatar, senza memoria di quanto è accaduto e con le abilità resettate al livello 1, il tutto all'interno di un mondo virtuale abbandonato a se stesso e in cui bug e glitch hanno preso il sopravvento, trasformando anche le creature più innocue in mostri pericolosi e aggressivi.

La decisione sbagliata durante una conversazione può portare a esiti imprevedibili... e alla schermata di Game Over.

Come prevedibile, il giocatore dovrà accompagnare Shina nel suo viaggio alla ricerca delle memorie perdute e di una via di fuga dalla sua stessa creazione. A supportarla avremo diversi personaggi che si incontreranno man mano l'avventura avanza, tutti rigorosamente femminili e di piacevole aspetto, dal background poco approfondito ma ben pensato e un carattere che si rifà agli stilemi del genere, senza scadere - quasi mai - nel ridicolo. Non va però dimenticato un altro membro chiave per la riuscita dell'impresa di Shina, ovvero lo stesso Arata, il quale avrà dalla sua delle abilità di hacking in grado di agevolare le battaglie delle protagoniste, oltre che la possibilità di modificare l'ambiente di gioco (rimuovendo ad esempio delle barriere architettoniche o glitch pericolosi) e svelare lentamente, tramite ricerche nel mondo reale, il mistero dietro l'Alice Engine.

Se le sezioni di Arata si rifanno pienamente allo stile visual novel e regalano lunghe e verbose conversazioni tra sprite semistatici in ambienti 2D, è con Shina e le sue compagne di viaggio che Death's End re;Quest porta il giocatore nell'azione. Il gioco si snoda su mappe tridimensionali, costellate da semplici enigmi ambientali e nemici da affrontare. Non appena entrati in contatto con un avversario, il combattimento ha inizio: all'interno dell'arena è possibile muovere liberamente il personaggio, senza limiti di tempo o di spazio percorribile (come spesso accade per i giochi di ruolo strategici) e il posizionamento si rivela fondamentale per massimizzare l'efficacia del proprio turno: le tre azioni selezionabili per turno, siano esse offensive o difensive, vanno infatti scelte tra una rosa di abilità dall'area d'influenza variabile.

Il combat system è divertente e vario, ma la monotonia dei nemici tende a renderlo noioso.

Ciascuna protagonista eccellerà per potenza fisica o magica, attacchi a distanza o ravvicinati, ruoli d'attacco o di protezione; in base alla combinazione di abilità scelta, è anche possibile che il personaggio impari un nuovo attacco, o una versione potenziata di un attacco già conosciuto... per non parlare delle abilità Glitch, attivabili solo nel caso il cui il livello di corruzione dei dati del personaggio superi l'80%, o del già accennato supporto esterno fornito da Arata, che permette di alterare le condizioni del campo di battaglia e persino lo stesso combat system (in realtà si tratta semplicemente di minigiochi a tempo che permettono di concatenare un impressionante numero di danni) o di evocare i "boss" precedentemente sconfitti come creature alleate... a tutto questo aggiungiamo le debolezze e resistenze dei singoli nemici e la meccanica del knockback, grazie alla quale i nemici possono essere spinti indietro per ricevere ancor più danni contro il perimetro dell'arena o contro l'arma di una nostra alleata.

Insomma, di carne al fuoco Death's End re;Quest ne mette fin troppa. Il problema è che ad accompagnarla non si trova abbastanza "condimento": il design di mappe e creature (boss esclusi) è estremamente banale; i banter hanno sprite animati in modo gradevole, ma lo stesso non può dirsi dei filmati in engine di gioco; il doppiaggio inglese e giapponese è di buona fattura, ma la colonna sonora e gli effetti sonori risultano anonimi, quando non addirittura fastidiosi; la varietà di azioni a disposizione non si riflette nella presenza di creature e battaglie particolarmente ostiche o sfaccettate, visto che la difficoltà media del gioco, con settaggi standard, è assai bassa e spinge il giocatore a non guardare con attenzione i numeri a schermo, limitandosi a scegliere l'arma e la skill dal valore più alto; persino il fanservice in questo Death's End re;Quest è assai blando per gli standard nipponici e anzi, la narrazione punta a un livello di serietà e crudezza insospettabile dopo un rapido sguardo alla copertina di gioco.

Durante l'avventura sono presenti dei bivi narrativi, nei quali il giocatore deve scegliere quale azione compiere per proseguire e, nel caso la scelta si rivelasse sbagliata, ad aspettarlo dietro l'angolo ci sarà un drammatico game over, spesso accompagnato da una sana dose di eventi splatter, con una spruzzatina di ero guro.

L'intervento di Arata si rivela fondamentale per il superamento di alcuni ostacoli... e la scoperta della verità dietro l'incidente di Shina.

Purtroppo anche in questo caso ci si trova davanti a una feature mal sfruttata, dato che le scelte si limitano ad A o B, una delle quali sarà sempre errata - a volte anche per ragioni poco intuibili - e la cui selezione causa un game over con perdita di tutti i progressi di gioco ottenuti dopo l'ultimo checkpoint: nel caso di un gioco vecchia scuola o con salvataggio manuale obbligatorio, è premura del giocatore quella di mantenere aggiornato il proprio savefile, ma trovandoci davanti a un titolo moderno veder sparire nel nulla decine e decine di minuti di combattimenti, min-maxing ed esplorazione non lascia spazio alla tensione che gli autori speravano di indurre, ma solo a pura, semplice frustrazione.

Nel complesso, Death's End re;Quest è un titolo assolutamente valido, dalla narrazione classica ma efficace e un gameplay solido, calati però in un setting anonimo e che puzza di già visto, con poca varietà di nemici e una difficoltà abbastanza bassa da scadere spesso nel noioso. Rimane comunque un JRPG che riesce a distaccarsi dal puro e decontestualizzato fanservice e che ripropone in maniera interessante l'abusato tema della prigionia all'interno di un mondo digitale, risultando quindi un acquisto consigliato a tutti i fan del genere e senza idee su cosa giocare tra un Hyperdimension e un Tales of.

7 / 10

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Lara Arlotta

Contributor

Scrive, blatera e videogioca, spesso contemporaneamente e da oltre due decenni. L'unico modo per fermarla è darle da mangiare, ma l'effetto è solo temporaneo. Sono ancora in corso delle indagini confidenziali per comprendere se si tratti di un essere umano o di una credibile riproduzione, inviata nell'era contemporanea da una civiltà eternauta.
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