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Deathspank

Il ritorno di Ron Gilbert su PSN e XBLA.

Purtroppo tale umorismo non potrà essere apprezzato da chi non mastica bene la lingua anglosassone. Deathspank, infatti, non è stato tradotto in Italiano e non possiede neanche i sottitoli nella nostra lingua. Non vi fate spaventare troppo da questo ostacolo perché il gioco risulta comunque godibile e non presenta particolari “intoppi” se non quello di non poter cogliere tutte le sfumature dei dialoghi e della trama.

Durante la sua missione (cercare un Artefatto che si chiama... Artefatto), Deathspank vagherà tra lussureggianti livelli, ricchi di dettagli e contraddistinti da una palette cromatica molto varia. Visivamente posso dire, senza paura di essere smentito, che ci troviamo di fronte a uno dei giochi più belli e particolari degli ultimi tempi.

Se poi siete tra quei giocatori che amano le cose un po' folli e senza senso, alla Monthy Python, Deathspank ve ne fornirà a sazietà. Vi è mai capitato, ad esempio, di dover trovare gli ingredienti di un Taco in un gioco fantasy o di incontrare una mucca parlante... che non parla? Purtroppo, però, tanta originalità nel concept non si traduce in una giocabilità altrettanto varia.

Dal punto di vista artistico Deathspank miscela ambientazioni 3D con oggetti bidimensionali. L'effetto finale è sublime.

A prescindere da quanto vi verrà richiesto, le missioni si svolgeranno quasi sempre nello stesso modo: trova il posto, uccidi/stermina/polverizza tutti, recupera l'oggetto e torna da chi ti ha affidato la quest. Essendo un gioco di Ron Gilbert mi sarei aspettato qualcosa in più, da questo punto di vista...

Anche gli elementi GdR sono stati inseriti nella maniera più semplice possibile. Si uccidono nemici, si recuperano oggetti, armi e armature (vi consiglio di attivare l'opzione per equipaggiare automaticamente le cose migliori) e si passa di livello. Ogni level-up corrisponde al miglioramento di una caratteristica, che avviene con la scelta di una carta abilità.

Basta, tutto qui, ma personalmente non lo considero un difetto. Troppa profondità in questo ambito avrebbe compromesso la “leggerezza” del gioco, anche se ancora mi chiedo il perché di alcune scelte di game design. Il tasto per parare, ad esempio, l'ho trovato superfluo. Che me ne faccio in un gioco che garantisce generose dosi di pozioni e oggetti per ripristinare l'energia e dove ogni mappa è disseminata di “cabine” in cui si riappare in caso di morte?

La modalità co-op mette in gioco un personaggio decisamente divertente: Sparkle, una specie di nerd vestito da stregone.

Per chi volesse sperimentarla, c'è anche una modalità Co-op, ma non aspettatevi nulla di particolarmente attraente. Un secondo giocatore può entrare nella vostra avventura (e viceversa) controllando un personaggio non potenziabile e condividendo con voi la barra dell'energia. Eccitante, vero?

Nonostante i difetti appena descritti ero tentato di dare un 8 a Deathspank e, credetemi, lo avrebbe meritato se solo fosse stato un po' più vario dal punto di vista del gameplay e avesse permesso anche a chi non parla Inglese di godere del suo umorismo (non sempre facile da tradurre, lo ammetto).

Il mio consiglio è di provarlo. La demo dovrebbe arrivare a breve su PSN e XBLA e sono sicuro che molti di voi ne rimarranno conquistati. L'avventura principale vi terrà impegnati dalle 6 alle 8 ore, ma se vorrete scovarne i più reconditi segreti mettetene in preventivo quasi il doppio.

7 / 10