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Deus Ex: Human Revolution

La rivoluzione arriverà nel 2011.

Proprio come le Hong Kong, Parigi e New York dell'originale Deus Ex, la Shanghai di questo sequel fungerà da snodo centrale per l'avventura. Potremo esplorare gli appartamenti e i locali della città in cerca di indizi, ma ovviamente dovremo stare attenti alla malavita locale, sempre pronta a farci sparire chissà dove.

Questo non sarà comunque il primo posto che visiteremo nel gioco. Le ore iniziali di questa nuova avventura saranno ambientate a Detroit, nel Michigan, città natale del protagonista Adam Jensen.

Ovviamente stiamo parlando di una Detroit del futuro. Siamo nel 2027, all'incirca 25 anni dopo gli eventi del primo Deus Ex: le modifiche bio-meccaniche non sono più in fase di sperimentazione e ora vengono regolarmente vendute a chi se le può permettere.

Gigantesche corporazioni come la Sarif Industries vendono i propri "prodotti" a facoltosi personaggi che vogliono arrivare dove nessun umano è mai arrivato prima. A fare da contrappeso a queste industrie senza scrupoli troviamo fazioni liberiste come la Humanity Front Campaign, composta dai poveretti che non possono permettersi neanche una modifica al proprio computer neurale.

Jensen è uno specialista di sicurezza privata. Il suo ultimo cliente è David Sarif, guru delle mutazioni genetiche e presidente dell'omonima società, che gli ha affidato l'incarico di proteggere il suo staff da possibili "interventi esterni".

Può esistere un Deus Ex senza un livello ambientato in una fogna? Stavolta però il nostro eroe ha a disposizione un sistema di copertura che ci sembra di riconoscere.

Il gioco si apre con Jensen (non ancora "modificato") impegnato a difendere i suoi assistiti da un gruppo di mercenari, geneticamente modificati. Si fanno chiamare Black Ops e dalle loro braccia spuntano armi che sembrano prolungamenti delle vene.

La situazione è disperata e in questo caso conviene battere in ritirata. L'unico modo per affrontare minacce del genere consiste nel modificare il corpo di Jensen presso le Sarif Industries. La scena successiva vede Adam risvegliarsi dall'operazione, il passo successivo è scoprire chi (o cosa) abbia architettato l'attacco.

Come nei precedenti episodi, non potremo fidarci di nessuno e la politica del "prima spara e poi fai domande" sarà spesso la migliore. Dietro a tutto questo si nasconde una cospirazione mondiale e come al solito il destino dell'umanità sarà nelle nostre mani. Come ve la cavate sotto pressione?

Il mondo in cui ci muoveremo durante la nostra ricerca della verità sarà vasto e pieno di insidie. La ricerca inizia proprio nelle strade di Detroit, ma porterà il nostro amico Jensen molto, molto lontano.

La palette di colori del gioco ruota attorno alle tonalità nere e dorate. Il risultato è di sicuro effetto.

Lo stile architettonico scelto per queste prime location sembra un incrocio tra quello rinascimentale di Leonardo Da Vinci e quello futuristico di Blade Runner e Il Quinto Elemento di Luc Besson. Costruzioni simili a castelli e cattedrali si alternano a palazzi che sembrano usciti dal cyber-spazio di Tron. Lo stesso appartamento di Jensen sembra un cocktail di stili messo insieme da un architetto brillo: finestre ad arco e soffitti con volte fanno da cornice a un arredamento moderno ma contraddistinto da contrasti piuttosto violenti... come i candelabri affiancati a un enorme schermo televisivo in stile Minority Report.

Ovviamente non tutto il gioco sarà così. Anche il passaggio del protagonista ai livelli più bassi delle città sarà contraddistinto da un cambio radicale dello stile grafico del gioco. Quello che non cambierà sarà invece la cura per i particolari, a tratti davvero maniacale.

Tanto per fare un'esempio: quando Jensen ritorna dalla sua missione alla Sarif Industries (con delle belle braccia e gambe nuove), le piante nel suo appartamento sono morte perché nessuno si è occupato di dargli dell'acqua. Piccoli particolari che però fanno la differenza.

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Deus Ex: Human Revolution

PS3, Xbox 360, PC, Mac

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Daniele Cucchiarelli

Contributor

Lavora nel giornalismo videoludico da oltre 20 anni. Anche se tutti quelli che lo conoscono gli hanno consigliato di "trovarsi un lavoro serio", resta sempre fedele al suo primo amore.

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