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Diablo II Resurrected - recensione

Le fiamme di Diablo incendiano una nuova generazione.

Una delle frasi più popolari della serie TV "The Boys" è senza dubbio "Never meet your heroes" ("non incontrare mai i tuoi eroi"), che per chi ha seguito le vicende dei personaggi della serie ha un significato ben preciso di aspettative disilluse (talvolta letali).

Spesso questo mantra si applica a personaggi famosi, che una volta incontrati dal vivo risultano essere diversi da come ce li aspettavamo, distruggendo l'immagine idilliaca che ci eravamo creati nella nostra testa.

Lo stesso si può dire per i videogiochi, soprattutto quando vengono inondati di hype dai media e dai vari influencer che ne diventano promotori, portandoci ad acquistare prodotti solo per poi scoprire che forse avremmo potuto spendere i nostri risparmi in maniera diversa.

Per Diablo 2 Resurrected però il discorso è ben diverso. I giocatori di vecchia data, che hanno consumato mouse e tastiere su questo storico Action RPG, hanno un ricordo ben preciso: un gioco leggendario, innovativo, che ha letteralmente creato una dipendenza quasi "diabolica", con un gameplay brutale, senza pietà, una sorta di Dark Souls isometrico che ha fatto passare infinite notti insonni a milioni di giocatori.

Cover image for YouTube videoDiablo II: Resurrected | Cinematic Trailer

Tutti questi giocatori si sono fatti la stessa domanda quando hanno messo le mani su Diablo 2 Resurrected: "ma era davvero così epico e difficile, oppure ero io ad essere un principiante?".

La risposta a questa domanda è più complessa di quanto possiamo immaginare. Da un lato, certamente non avevamo lo stesso bagaglio di esperienze che possiamo vantare oggi. Il mondo degli Action/RPG non era ancora esploso e l'unico metro di paragone che avevamo era senza dubbio il diretto predecessore, Diablo.

Le guide erano pressoché inesistenti (stiamo parlando del 2000, quando internet era ancora un mito e ci affidavamo alle riviste mensili), e per proseguire era necessario affidarsi al sempreverde trial and error.

Ma era così difficile? Decisamente. Diablo 2 era (ed è tuttora) un gioco davvero ostico, figlio di un'idea di gameplay che non vuole prendere per mano nessuno, senza lunghi tutorial a spiegarti ogni aspetto del gioco. Diablo 2 è un gioco che ti mette in mano un personaggio e ti urla nelle orecchie "Vai e uccidi tutto quello che si muove", con una voce da band growl metal. Un gioco che ti costringe a capire sul campo che direzione dare al tuo personaggio per non diventare un puntaspilli sotto i colpi di porcospini demoniaci o cadere sotto gli attacchi di decine di zombie famelici.

I menu dell'inventario e della scheda del personaggio. Entrambi di facile accesso con tutte le informazioni che ci servono. Preparatevi ad un sano Tetris per incastrare tutti gli oggetti raccolti nell'inventario.

Diablo 2, però, non è solo ricordato per le ore passate a triturare demoni su demoni, ma anche per una storia, una lore, che è diventata un cult per la nutrita community del gioco. La trama comincia subito dopo la fine del primo Diablo: il Signore del Terrore viene sconfitto e, con una mossa da vero salvatore del mondo, il nostro eroe raccoglie la pietra dell'anima (uno strumento che viene utilizzato per imprigionare lo spirito di demoni o angeli) e la inserisce nel suo stesso corpo, compiendo un sacrificio non da poco con l'intento di contenere il male per l'eternità.

Ma il male, si sa, non riposa mai e presto la corruzione di Diablo attraverso la pietra comincia a farsi strada nel profondo dell'anima del nostro eroe. Nella scena di apertura del gioco, infatti, possiamo vedere Marius (il narratore della storia) mentre osserva l'eroe (conosciuto come il Viandante Oscuro) perdere completamente il controllo, rilasciando i demoni dell'inferno in una taverna. Ma con una mossa in parte spinta dalla curiosità, Marius decide di seguirlo, forse sperando di offrirgli sollievo.

Questo filmato, come tutti quelli presenti in Diablo 2 Resurrected, è stato incredibilmente rimasterizzato, permettendo a Vicarious Visions di compiere il primo di molti miracoli presenti in questa versione del gioco: ognuna delle cinematiche è stata infatti ricostruita frame per frame, adattando la veste tecnica del gioco ad un mercato che, in oltre vent'anni, si è evoluto parecchio.

I personaggi a nostra disposizione per fermare il ritorno di Diablo sono 7: 5 della versione base e 2 dell'espansione Lord of Destruction, inclusa ovviamente in nel pacchetto di Diablo 2 Resurrected.

Una cattedrale sconsacrata. Sangue ovunque. Siamo vicini ad Andariel, il boss del primo atto.

Il Paladino rappresenta il classico archetipo fantasy del guerriero religioso. Dotato di forza e prestanza fisica, rappresenta il vero e proprio tank. Unica classe a padroneggiare lo scudo con abilità specifiche, il Paladino unisce attacchi rapidi grazie a Fanatismo e Fervore, ad un set di aure offensive e difensive per fornire a sé stesso e al gruppo potenziamenti vitali per la lotta contro i demoni. La sua predilezione per il danno ad energia sacra risulta vitale per la lotta contro i non-morti.

L'Incantatrice è forse la classe più visivamente spettacolare del team. È una maga che padroneggia fulmini, fuoco e freddo a seconda del ramo di specializzazione scelto. I fulmini, sebbene dotati di un danno individuale più basso rispetto agli altri elementi, ad alti livelli risultano utili per contrastare nemici con immunità a freddo e fuoco (le più comuni). Le magie basate sul ramo di fuoco sono devastanti come impatto ed area ad effetto, ma a lungo andare non aggiungono molto di più se non puro danno. Il freddo risulta essere pertanto l'elemento più utile per la progressione e per le difficoltà più alte: congelare e rallentare i nostri nemici ci permette di controllare le orde di mostri mentre corriamo a destra e manca, riducendoli poi in cubetti di ghiaccio.

L'Amazzone può essere definita una classe ibrida, in quanto offre l'opzione di usare armi da mischia come lance e giavellotti, ma anche i più classici archi e balestre, aggiungendo inoltre danni elementali ai nostri attacchi, e con la possibilità di evocare vere e proprie valchirie per combattere al nostro fianco. Fra i due stili di gioco, vista la natura del titolo, l'opzione a distanza risulta forse essere la migliore in quanto, ad alti livelli, frecce e dardi a ricerca e attacchi penetranti vi permettono di eliminare facilmente ogni boss o avversario d'elite.

Il Barbaro è forse la classe "di copertina" dell'intero franchise. Votata al combattimento corpo a corpo, può specializzarsi nell'uso di diverse categorie di armi, unendo all'incredibile output di danno anche un uso sapiente delle urla di battaglia che, a differenza delle aure del Paladino, possono essere usate in sequenza per ottenere potenziamenti maggiori. La sua mobilità è garantita dalla possibilità di effettuare balzi chilometrici in modo da allontanarsi rapidamente nel caso venisse circondato da demoni affamati.

Il Negromante è indubbiamente la classe più iconica e amata dalla community, capace di fare crollare il framerate di ogni PC (anche i più moderni) a causa all'abilità di creare un'armata di scheletri dai corpi dei nostri nemici, per assisterci in battaglia. Questi ossuti alleati non solo aumentano in numero di livello in livello, ma anche di qualità affiancando maghi ad arcieri, e aggiungendo inoltre golem al nutrito gruppo di companion. Il tutto aggiungendo lance d'ossa ed esplosioni di cadaveri. Insomma, è facile capire perché sia una delle classi più amate!

Analisi comparativa. A sinistra il gioco nella versione originale, a destra la versione restaurata: un gran bel lavoro!

L'Assassina, una delle classi introdotte in Lord of Destruction, può essere considerata l'antenata del Demon Hunter visto nel terzo capitolo della saga. Quest'ultima unisce notevoli doti di combattimento corpo a corpo con le lame da polso ad uno un sapiente e letale di trappole che le consentono di allontanarsi dal nemico rapidamente e con agilità.

Il Druido, infine, è forse la classe più originale del gioco, in quanto permette non solo di intraprendere una via da "mago degli elementi", ma anche di utilizzare le nostre abilità da mutaforma per trasformarci in un Lupo Mannaro (centrato sul DPS e velocità d'attacco) o in un Orso Mannaro (più lento ma resistente), rendendo questa classe assai divertente e mai monotona.

Il gameplay è rimasto giustamente immutato, un punta e clicca intuitivo e per nulla complesso, che ci permette di navigare le enormi ambientazioni del gioco (e tutte generate casualmente, con alcune eccezioni per le boss room) e di uccidere orde su orde di nemici usando le nostre abilità. O meglio, LA nostra abilita.

Sì, perché Diablo 2 è pur sempre un gioco con 21 anni sulle spalle, e sebbene il terzo capitolo ci abbia abituato a una pletora di abilità e rune a modificarle, Diablo 2 può risultare limitativo e restrittivo: possiamo infatti assegnare solo 2 poteri, uno al tasto destro e uno al tasto sinistro del nostro mouse, forzandoci a usare altri tasti (i tasti funzione sono perfetti allo scopo) per cambiare al volo alcune skill, per poi ritornare con i nostri attacchi principali. Una limitazione, questa, per cui la vecchia guardia non avrà alcun problema, ma che forse potrebbe rappresentare un ostacolo per le nuove leve.

Un fotogramma del filmato introduttivo rimasterizzato. Un altro piccolo capolavoro.

Limitazioni che non finiscono con le skill ma che riguardano anche gli oggetti: non è raro infatti usare oggetti di qualità bianca o blu per molti livelli, persino per boss fight. Ogni strumento conta e la pioggia di equipaggiamenti rari e leggendari a cui Diablo 3 ci ha abituato, qui è pressoché inesistente.

Persino i venditori nelle varie città sono importanti, non solo per acquisire equipaggiamento per i nostri seguaci ma anche per ottenere oggetti con castoni per le nostre gemme e, soprattutto, per le nostre rune che, se combinate in maniera ben precisa, possono trasformare tali oggetti in armi e armature di livello unico. Tutto serve, e non si butta via nulla.

Graficamente, il lavoro svolto su Diablo 2 Resurrected è davvero mozzafiato ed è qui che Vicarious Visions compie il secondo miracolo, con un completo restauro nemmeno fosse un affresco della Cappella Sistina. Il secondo, immortale capitolo di Diablo è un'autentica gioia per gli occhi, con effetti di luce incredibili sia per oggetti come torce e falò, sia per quanto riguarda incantesimi e riflessi nelle pozzanghere. E la possibilità di alternare fra versione originale (in rigoroso 800x600 super pixel) e versione moderna, fa capire quanta passione sia stata riposta in questa remaster.

Il multiplayer ovviamente è presente, e nell'era moderna di internet si è spostato dal TCP/IP e LAN a lobby pubbliche e private usando le connessioni di rete che permettono, come di consueto, di avere fino a otto giocatori nel team collegati allo stesso tempo. La cosa che vi consigliamo è comunque di creare stanze solo per voi e i vostri amici, in quanto in Diablo 2 Resurrected il loot non è personale ma di gruppo: chi clicca per primo ottiene il loot, con un esercito di ninja pronti a soffiare da sotto il naso l'oggetto che forse stavate farmando da ore!

In definitiva Diablo 2 Resurrected dovrebbe essere usato come manifesto per le remaster future. È la dimostrazione di come un gioco con ben 21 anni sulle spalle possa sembrare uscito da poco. Certo, le meccaniche sono rimaste quelle di un tempo ma è esattamente ciò che la fanbase chiedeva a gran voce.

Siamo ancora una volta al cospetto del leader degli action RPG: complesso nei sistemi ma facile da maneggiare, brutale e spietato se giocato con disattenzione, ma estremamente gratificante quando tutto va per il verso giusto.

Abbiamo incontrato il nostro eroe, e non ci ha deluso.

8 / 10

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Alberto Naso

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Appassionato di videogiochi fin dall'infanzia, non sembra voler smettere da adulto. Streaming, articoli e la gestione di un negozio di giochi riempiono le sue giornate, col desiderio di giocare sempre un'altra partita. Potreste incontrarlo molto probabilmente nelle vaste terre di Azeroth.

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