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The Last of Us Parte 1: tutte le modalità di performance testate, quale scegliere?

Modalità 60Hz, 120Hz e VRR sotto al microscopio.

The Last of Us su PS3 era un titolo all’avanguardia che spingeva al limite delle potenzialità grafica e animazioni per quella generazione. Nuove tecniche, come capsule shadow e illuminazione di rimbalzo in tempo reale, insieme a un’attenzione maniacale al dettaglio, hanno fatto sì che diventasse uno dei traguardi tecnici più riusciti dell’epoca, anche se faticava spesso a mantenere il target dei 30fps, con frame-rate spesso nella sfera dei 20fps durante combattimento e spostamenti.

A nove anni e mezzo dalla release originale su PS3, arriva The Last of Us Parte 1, un remake completo che fa uso delle tecnologie moderne e che può contare sulla potenza hardware della PS5. Con un notevole refresh della grafica, il frame-rate è in grado di spingersi in alto senza compromessi? O Naughty Dog ha dovuto fare dei bilanciamenti tra grafica e prestazioni?

The Last of Us Parte 1 offre ai giocatori cinque modalità grafiche, accessibili tramite varie opzioni e impostazioni a livello di sistema. Con la PS5 impostata a un output di 60Hz, si ha accesso a una modalità 4K a 30fps e ad una modalità performance che può andare a 4K dinamico o 1440p, a seconda della risoluzione di output scelta. Impostando l’output a 120 Hz su schermi compatibili, si ha accesso alle stesse opzioni ma la modalità fedeltà adesso promette un frame-rate target di 40fps. Se il vostro TV lo supporta, potete attivare il VRR coi 120 Hz e ‘sbloccare’ le opzioni 120Hz. Queste massimizzano il frame-rate utilizzando il VRR per appianare le performance incostanti.

Cover image for YouTube videoThe Last Of Us Part 1 - All Performance Modes Tested on PlayStation 5!
Oliver Mackenzie alle prese coi test di tutte le modalità di renderering per investigare sulle performance di The Last of Us remake per PS5.
Modalità a 60Hz Modalità a 120Hz Modalità a 120Hz + VRR
Fidelity (4K, 30fps) Fidelity (4K, 40fps) Fidelity con fame-rate sbloccato (4K, 40fps+)
Performance (1440p, 60fps) Performance con frame-rate sbloccato (1440p, 60fps+)

Quindi analizziamo queste opzioni, iniziando con quella performance su output 4K. Essenzialmente, questa modalità performance offre un aggiornamento a 60fps molto convincente. Se avete già giocato a The Last of Us Parte 2 su PS5 saprete grosso modo cosa aspettarvi: un gameplay a 60fps molto fluido e stabile anche nelle scene intense, con sole poche occasioni in cui si verificano cali di fotogrammi durante il gameplay (una in particolare a un terzo del gioco in cui si scende a 50-55fps). Le cut-scene sono caratterizzate da un taglio di fotogramma prima del cambio d’inquadratura in modo da dare al TAA dati su cui lavorare per la ricostruzione temporale, ma è una sbavatura difficile da notare in modalità performance.

Adesso passiamo alla modalità fedeltà a 60Hz. Questa promette un’impostazione a 4k30, dimezzando quindi il frame-rate per incrementare la qualità grafica e raddoppiare il numero di pixel renderizzati. La fluidità nel gameplay naturalmente ne risente, quindi gli input sono meno immediati e le animazioni più goffe per via del frame-time aumentato, ma i cali di fotogrammi qui sono meno frequenti. Abbiamo sostanzialmente il frame-rate bloccato a 30fps, salvo un singolo caso in cui abbiamo avuto, durante un incontro, un calo a 26fps. Non è una modalità perfetta, in quanto ci sono spesso alcuni fotogrammi renderizzati con tempo irregolare, ma non è qualcosa che verrà notata dall’utente medio. C’è comunque spazio di manovra con eventuali patch future.

La modalità performance gira a 60fps bloccati, salvo durante alcuni incontri.

Anche se un’immagine a pieno 4K è gradita e appare molto pulita, la perdita di fluidità rispetto alla modalità performance è problematica. E se ci fosse una modalità che facesse da punto d’incontro tra le due? Sulla carta è esattamente ciò che promette la modalità fedeltà a 40fps, con risoluzione 4K e frame-rate potenziato. Eppure, anche se le modalità a 40fps si sono dimostrate efficaci su altri titoli PS5, qui non c’è abbastanza potenza residua per raggiungere quel target, e spesso il frame-rate si attesta invece intorno ai 35fps. La risoluzione dinamica non sembra essere impiegata, quindi il motore di gioco non può abbassare la risoluzione e liberare risorse per le scene più pesanti. La nota positiva è che a 120Hz le fluttuazioni del frame-time non sono così evidenti come a 60Hz.

Le altre versioni delle modalità a frame-rate sbloccato potrebbero essere d’aiuto, e sono accessibili quando output a 120Hz e VRR sono attivati dalle impostazioni della dashboard PS5. Il frame-rate girerà sbloccato e il VRR si occuperà di livellare le performance. Si ha un bell’incremento di performance, con frame-rate variabili tra 60-100fps ma più spesso sta nella finestra dei 70-80fps. Il vantaggio di questa modalità è un frame-rate generalmente più alto con meno cali, ma si perde qualcosa in reattività di input e animazioni. Vale la pena giocare così solo se avete una TV con VRR che però non vada a disattivare il local dimming.

La modalità fidelity a 4K e 40fps è instabile senza VRR attivato, non si mantengono i 40fps.

La modalità fedeltà sbloccata è notevolmente migliore della sua controparte con V-sync. Il frame-rate è prevalentemente nella sfera dei 30-45fps ma il VRR aiuta a mantenere la stabilità dei fotogrammi. Riteniamo che qui il frame-rate sia più mutevole rispetto alla modalità performance sbloccata, ma nel complesso preferiamo questa modalità, persino rispetto a quella sincronizzate.

C’è anche un’opzione per attivare il VRR a livello di sistema e un interruttore per disattivare il ‘frame-rate sbloccato’. In questo caso tutto funziona come ci aspettiamo: la modalità performance gira a 60fps praticamente quasi bloccati. La modalità fedeltà sembra funzionare allo stesso modo, ma con minori capacità di compensare i cali di performance. Alla fine si somigliano molto queste due modalità.

Infine, vorremmo fare un confronto veloce con le versioni precedenti di The Last of Us, iniziando dalla travagliata release PS3. Il remake ha enormemente migliorato le performance rispetto alla versione del 2011. Anche nelle sezioni pesanti di combattimento la nuova release riesce mantenere i suoi target di 30fps o 60fps, non si scende più a 20-25fps come su PS3. Le performance sono solide ma essendo la tecnologia grafica pressoché in linea con l’esclusiva PS4 The Last of Us Parte 2, questo non sorprende più di tanto. Ma il remake PS5 potenzia sia la grafica che le performance. Queste ultime saranno consistenti, a meno che non scegliate la modalità fedeltà a 40fps con V-sync, che è abbastanza fallata.

C’è una bella differenza di performance e qualità grafica tra il gioco su PS3 e il remake per PS5, e ci mancherebbe altro...

Il confronto con il porting per PS4 del 2014, denominato The Last of Us Remastered, dà invece risultati più controversi. The Last of Us Remastered offre un perfetto 1800p 60fps di default, con un’opzione a 4K e 30fps pure disponibile. La grafica è più antiquata e non è possibile sbloccare il boost di frame-rate non essendo supportato il VRR, ma i livelli di performance e di fluidità sono nel complesso simili.

A questo punto è ora di dare il nostro verdetto finale. Delle cinque modalità grafiche di fatto disponibili, sconsigliamo solamente quella a 4K e 40fps senza VRR, per via della sua forte instabilità di performance. Le altre modalità offrono vari gradi di fluidità e stabilità, ma ognuna di esse ha pro e contro. Noi preferiamo le modalità performance, visto il 4K a distanza non dà quel grande boost alla fedeltà guardando lo schermo a distanza da giustificare i compromessi nel frame-rate. La nostra scelta assoluta è però quella con frame-rate sbloccato e VRR, a patto che abbiate uno schermo compatibile.

Per un’analisi tecnica più approfondita che copra anche il gameplay, consigliamo di leggere nostra recensione tecnica, che copre anche i vari upgrade grafici nel dettaglio.

Ci sarebbe piaciuto che questo remake andasse anche più in profondità nel gameplay, visto che alcuni vecchi trucchi ed exploit usati dai giocatori per completare il gioco a livelli di difficoltà maggiore sono ancora sfruttabili. Comunque ci sono upgrade a grafica, frame-rate, IA e animazioni, oltre che nuove eccellenti e gradite opzioni di accessibilità, quindi questa release è enormemente migliore rispetto all’originale per PS3.

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Oliver Mackenzie

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