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Divinity Original Sin 2 - recensione

Uno dei migliori RPG, di sempre.

Divinity Original Sin 2 corona un modo di fare RPG iniziato vent'anni fa: un picco qualitativo di gameplay e di valori di produzione.

Baldur's Gate è un RPG prodotto nell'ormai lontanissimo 1998; nato dalle menti di quella splendida fucina che erano i Bioware/Black Isle Studios, Baldur's Gate fu il punto di inizio di un nuovo modo di interpretare il gioco di ruolo in formato digitale. Visuale isometrica con scenari disegnati a mano, personaggi dal look tridimensionale, grande cura per i testi (drammatici ma anche ironici), combattimenti tattici; il tutto in salsa di regole D&D, con grande attenzione alla progressione, agli incantesimi e alla gestione degli inventari.

Si trattava di un passo avanti incredibile per un pubblico che considerava il gioco di ruolo su PC una nicchia a cui erano dedicati sforzi molto più contenuti e, soprattutto, budget più limitati. Invece Baldur's Gate riuscì a portare il genere degli RPG a un pubblico più ampio, soprattutto grazie agli ottimi valori di produzione e a una giocabilità immediata convogliata tramite un'interfaccia finalmente amichevole e comprensibile.

Da allora il genere è solo andato avanti e, costruendo sulle basi di quel capolavoro, si è progredito piano piano con minime variazioni sul tema. Insomma Baldur's Gate è stato più un videogioco-piattaforma che un titolo a sé stante: ha insegnato molto e ha offerto una struttura su cui appoggiarsi per creare prodotti che parlassero a questo 'nuovo' pubblico sfruttandone le convenzioni e il linguaggio.

Ciò che è mancato, dal 1998 a questa parte, è stato un titolo che sapesse portare questa formula al massimo della sua potenzialità, premere sull'acceleratore fino a mostrarne i limiti ma, al contempo, facendoci divertire come nessun altro gioco del genere ha fatto dal 1998. Certo non possiamo lamentarci quando riceviamo nel giro di pochi anni la produzione Obsidian, Inxile e il primo sforzo di Larian Studios (per citare solo alcuni studios), ma il picco qualitativo non c'è effettivamente mai stato.

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Il termine del 2017, quasi vent'anni dopo BG, pare essere l'anno giusto perché la seconda fatica di Larian Studios, Divinity: Original Sin 2, sembra voler rispondere proprio a questa sfida con un gioco che pare avere tutti i crismi dell'opus magnum del genere.

Divinity: Original Sin 2 (d'ora in poi DOS2), oltre a essere il sequel dell'apprezzato titolo originale, è un RPG a prima vista tradizionale. Si inizia con la creazione del proprio personaggio, e già qui è evidente la cura nell'offrire ai giocatori una scelta molto ampia in termini di razze, classi e abilità. Le scelte classiche sono ricche di sfumature: guerrieri, ladri, arcieri, maghi si moltiplicano in una miriade di classi particolareggiate che sfruttano tutto il classico armamentario RPG. In particolare il comparto magico offre una scelta molto profonda basata su diverse scuole di magìa.

Più importante però è il fatto che il gioco offra sei personaggi in parte già costruiti che saranno i protagonisti delle vicende; se sceglierete uno di questi (scelta ampiamente caldeggiata, soprattutto nella prima run, in considerazione della ricchezza dei dialoghi riservata a questi personaggi) gli altri cinque si presenteranno comunque, presto o tardi, come potenziali elementi del vostro gruppo.

Insomma c'è un cast di attori principali in DOS2 e potete scegliere il vostro personaggio all'interno di questo insieme. Ognuno di questi sei personaggi ha una ricca storia precedente, degli obiettivi personali e un modo unico di affrontare le vicende, grazie a personalità ben definite che si aggiungono alla caratterizzazione basata su punteggi e abilità.

La modalità arena PVP, giusto in caso vi annoiaste con tutto il resto degli incredibili contenuti…

Compiuta questa scelta (di fondamentale importanza) inizia l'avventura, ed è subito chiaro che DOS2 è, comunque e assolutamente, un RPG che non fa sconti rispetto alla sua natura; questo vuol dire che il mondo che viene cucito intorno a noi è ricco di storie, personaggi e avventure la cui esplorazione è una parte fondamentale del divertimento offerto dal gioco. DOS2 ci catapulta subito, piuttosto violentemente a dir la verità, nel mezzo di vicende burrascose, potenzialmente letali, comunque fitte di conflitti ma, soprattutto, molto interessanti.

La storia è infatti un sapiente mix di classici conflitti umani (vendette, avidità, amicizie, amori) e di tematiche più profonde (razzismo, accoglienza, comprensione). Questa formula produce storie in cui è facile entrare (soprattutto perché i testi sono sapientemente limitati) ma da cui uscire è invece ben più complesso perché abbondano i dilemmi morali, le scelte ricche di conseguenze e, in generale, c'è una profondità di relazione con il mondo circostante che rende ogni sessione di gioco un'avventura memorabile.

Questa caratteristica è fondamentale in DOS2. Abbiamo assistito negli anni all'esplorazione di entrambi gli estremi, per quanto riguarda il tipo di narrativa in un RPG: dai titoli che riprendono piuttosto banalmente il classico armamentario di avventure fantasy trito e ritrito a tentativi (in verità molto coraggiosi) che cercano di inserire tematiche più profonde nel gioco di ruolo (Tyranny è un buon esempio), passando a narrative più sperimentali che fanno di tutto per spiazzare il giocatore (la serie Torment).

DOS2 decide invece di percorrere la strada del compromesso con il suo mix e, nel farlo, capisce che ai giocatori interessa soprattutto divertirsi con l'universo che li circonda e che, per farlo in maniera interessante, serve una trama che stuzzichi la mente, ma che non la distragga troppo affaticandola in temi più adatti ad altri medium.

Durante la creazione del personaggio possiamo scegliere anche lo strumento musicale utilizzato durante I momenti di maggiore tensione…

Il tema del 'giocare', più che del leggere, è centrale in DOS2 perché anche quando si esplora un ambiente per la prima volta (e quindi si parla un po' con tutti e si osserva lo scenario intorno a sé) il gioco riesce a dare un'esperienza godibile e mai troppo pesante, anche se le linee di dialogo esplorabili sono letteralmente infinite. Come ci riesce? Fondamentalmente raccontando storie intriganti che vanno a completare i puzzle delle varie missioni (centrali e collaterali) e offrendo strade alternative alla progressione del gruppo e della narrativa.

Il tutto tramite una quantità limitata di testo che è anche SEMPRE parlata, e anche questo è un elemento fondamentale: eliminando completamente i lunghi testi da leggere, Larian Studios immerge i giocatori in un'esperienza RPG finalmente autentica. I numeri sono incredibili: più di un milione di parole, 74.000 linee di testo e un cast di 1000 NPC, tre diversi studi di doppiaggio. Se questo aspetto sembra secondario, credetemi, non lo è. L'esperienza scorre molto più fluida rispetto a un RPG classico e l'intera esperienza assume una vitalità totalmente inedita.

Ma oltre a parlare, in DOS2 si menano le mani, e molto anche, perlomeno potenzialmente. La stragrande maggioranza delle situazioni è infatti sempre risolvibile a parole (a patto di avere i giusti skill, di riuscire nella persuasione e di comprendere la strategia corretta per farlo), ma il gioco tende a premiare i combattimenti, soprattutto perché generano l'estremamente necessaria esperienza (non basta quella proveniente dall'esplorazione e dal risolvere le quest).

Il sistema di combattimento segue una struttura a turni rigida che si basa sul punteggio di iniziativa di ogni personaggio; non si tratta quindi del tempo reale mettibile in pausa come nei titoli Obsidian, ad esempio. In ogni combattimento si genera una coda di personaggi che agiscono in base ai punti-azione di cui dispongono. Ci si muove, si attacca, si usano abilità, si lanciano incantesimi, si evocano creature, si utilizzano oggetti, il tutto considerando variabili quali i nemici, lo scenario circostante, le nostre abilità.

Durante i combattimenti è d'obbligo studiare i propri avversari per capirne i punti deboli e costruire una strategia adeguata.

Se questa descrizione sembra generica sappiate che, invece, a questo giro, questa descrizione è esattamente corrispondente alla realtà. Innanzitutto i nemici: ognuno di loro ha una barra di salute e due distinte barre di armatura, magica e fisica, una volta consumata una di queste due barre si passa ad attaccare la salute.

Questo vuol dire che attacchi fisici e magici vanno rispettivamente indirizzati su nemici che hanno meno punti nella corrispondente armatura. Ma non basta: oltre ai normali attacchi, infatti, i nostri personaggi dispongono di abilità di 'crowd control' (rallentamenti, stun, silenzio magico...), ma anche questi utilissimi attacchi affliggono solo i nemici che hanno almeno un'armatura a zero. Ora, questa struttura comporta sia la composizione del gruppo, sia l'organizzazione nei combattimenti, visto che è chiaro fin da subito che aggredire un nemico con entrambi i tipi di attacco è semplicemente un inutile, e dannoso, spreco.

Poi dobbiamo considerare abilità e poteri dei nostri personaggi; incantesimi e abilità possono infatti combinarsi in maniera splendidamente efficace. Pozze d'olio che prendono fuoco, acqua che reagisce con l'elettricità, non morti che aberrano le pozioni curative, nemici ghiacciati sul posto, sono solo alcuni esempi delle moltissime possibilità a nostra disposizione. Queste possibilità si mescolano con l'ambiente circostante: barili d'acqua e d'olio, mare, massi ma anche strutture interne degli edifici nascondono sempre una miriade di possibilità d'interazione da sfruttare per aumentare il dolore inflitto agli avversari.

Soprattutto va considerato che DOS2 richiede sempre uno sforzo creativo e intellettuale di un certo livello nei combattimenti. Per intenderci, non basta entrare in un combattimento e sparare quel che si ha sul bersaglio più vicino. La difficoltà dei combattimenti è infatti tutt'altro che banale, ma non per una questione di punteggi e di bilanciamento, ma proprio perché è assolutamente necessario conoscere quanto vi abbiamo illustrato e sfruttare tutti gli elementi di cui si dispone per sconfiggere anche solo i primi nemici che si incontrano.

La storia di Divinity Original Sin 2 è interessante ma mai troppo invadente.

A livello di valori di produzione siamo sugli stessi altissimi standard qualitativi. La grafica isometrica è splendidamente dettaglia, molto colorata e dal look scanzonato quanto basta; DOS2 è un gioco che non si prende mai troppo sul serio e lo fa anche attraverso una palette un po' cartoon che dona a tutti gli ambienti una giocosità piacevole. Ma è l'abbondanza di dettagli a colpire visto che ogni locazione è stata costruita con una cura estrema e sembra solo attendere un'esplorazione curiosa e accurata: è sempre un piacere esplorare una nuova locazione, ma anche percorrerne una già vista alla ricerca di segreti non è mai una fatica.

L'interfaccia è buona, anche se forse è l'aspetto in cui Larian ha voluto intervenire di meno, sia rispetto al titolo originale, sia rispetto alle classiche convenzioni del genere. Ad ogni modo ci si trova a proprio agio abbastanza in fretta, anche se il numero di clic per raggiungere certe informazioni poteva essere inferiore.

Il parlato è, oltre che quantitativamente incredibile, anche ottimo a livello qualitativo con personaggi interpretati da attori chiaramente professionisti le cui prestazioni sono cariche delle giuste sfumature emotive; anche questo non è scontato, ma è un valore che aumenta tremendamente l'immersione del gioco. Non contenti i Larian hanno anche aggiunto il parlato di un narratore esterno che descrive certe situazioni: lo sforzo nel comparto audio è semplicemente stellare.

Oltre alla campagna singola, DOS2 permette ai giocatori di giocare in cooperativa e nel farlo concede una libertà assoluta che sorprende e genera, anche qui, interessanti novità. Se infatti si affronta la storia insieme, i giocatori sono sempre liberi di farsi i fatti propri e di interferire sia con la storia in modo diverso dal proprio compagno sia con il compagno stesso! Questo genera situazioni potenzialmente caotiche ma anche estremamente divertenti; serve forse un pizzico di apertura mentale per divertirsi in questa modalità, ma lo spirito delle avventure dei giochi di ruolo è perfettamente ricreato.

Tutte le locazioni sono ricche di dettagli più o meno importanti; nessun compromesso è stato fatto riguardo al realismo delle locazioni.

A proposito di gioco di ruolo, i Larian hanno incluso nel gioco anche la possibilità di creare nuove avventure e giocare in modalità 'Dungeon Master' ovvero creando scenari e tirandone i fili mentre i nostri amici ci si avventurano. Questa modalità sembra essere secondaria al momento (soprattutto perché la campagna principale offre già moltissimo in ottica cooperativa/competitiva), ma si tratta di un'ottima base per fare di DOS 2 una piattaforma per nuovi moduli più che un semplice gioco a sé stante. In ultimo è presente anche un'arena PVP in cui sfidare i propri amici e le loro build preferite.

Divinity Original Sin 2 è un gioco incredibile per quanto riesce a portare la formula a un picco qualitativo francamente inimmaginabile fino ad oggi. Tutto quello che i titoli di questo genere sono riusciti a fare fino a oggi viene innalzato a un nuovo standard che alza l'asticella e crea un nuovo punto di riferimento per l'intero genere. Siamo di fronte a un capolavoro, e chiunque, dagli appassionati hardcore a chi ha anche solo un minimo interesse nei giochi di ruolo, dovrebbe giocare Divinity Original Sin 2.

9 / 10