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Dota: Blizzard e Valve discutono ancora

Ma Blizzard sarebbe pronta a farsi da parte...

Blizzard ha deciso che la questione in ballo con Valve, per i diritti sul nome Dota, non dovranno intralciare il lancio del suo DOTA mod per Starcraft 2, ed è pronta a fare un passo indietro.

Secondo il vicepresidente e cofondatore di Blizzard, Frank Pearce, Blizzard è infatti pronta a cambiare il nome del mod, piuttosto che vederne ritardato il lancio a causa di una disputa legale sui diritti di utilizzo.

L'anno scorso il Rob Pardo, altro vicepresidente della società, affermò che il tentativo di Valve di appropriarsi del marchio DOTA era "una mossa scorretta".

Pardo all'epoca disse che Blizzard era confusa dalla mossa di Valve, e pensava di avere il legittimo diritto di utilizzare il termine per il suo mod gratuito di StarCraft II.

Per i pochi che non sanno cosa voglia dire, DOTA deriva dall'acronimo di un popolarissimo gioco multiplayer nato da una costola di Warcraft 3, Defense of the Ancients, e creato da un enigmatico personaggio che si nasconde sotto il soprannome di "IceFrog".

Valve sta attualmente sviluppando Dota 2 per il suo Source engine, proprio con l'aiuto di IceFrog, e dopo aver assunto i membri più illustri della comunità di sviluppatori di DOTA.

Alla Gamescom, dove Valve ha svelato Dota 2 attraverso un torneo a inviti, Pearce ha ribadito la posizione di Blizzard sulla vicenda.

"Dal mio punto di vista, DOTA è al momento un genere ben definito, anzi più precisamente potrebbe essere visto come un sottogenere degli RTS - ha spiegato - non sembra proprio qualcosa su cui qualcuno possa vantare dei diritti, ma il sistema legale degli Stati Uniti permette alle persone di provare qualunque cosa abbiano in mente".

Quindi se Blizzard procederà con il lancio di Blizzard DOTA, pianificato poco prima dell'uscita di StarCraft 2: Heart of the Swarm, che dovrebbe avvenire in un momento imprecisato del prossimo anno, Valve avrà qualcosa da obiettare?

"Questa è un'ottima domanda - ha replicato Pearce - ma io non conosco la risposta, spero proprio di no".

"Non posso parlare da una prospettiva legale, ma a nome del team di sviluppo dei dirigenti Blizzard posso dire che vogliamo semplicemente fare ottimi giochi, e vogliamo che questi giochi arrivino ai nostri fan".

"Alla fine dei giochi, il nome e l'etichetta che attribuiamo al nostro mod di StarCraft 2 non è importante come il gameplay che vogliamo creare e regalare ai fan. Non priveremo il nostro pubblico di questo prodotto solo a causa di una disputa legata al suo nome. Troveremo un altro modo per farlo arrivare a più gente possibile"

"Non credo sia importante avere DOTA nel nome, personalmente la mia priorità è far sì che il titolo arrivi nelle mani dei giocatori".

E non è finita qui. Finalmente, per la prima volta, Valve ha spiegato perché ha registrato il marchio Dota.

"Il problema è nato quando, parlando con IceFrog, lui ha espresso il desiderio di creare un sequel di DOTA - spiega Gabe Newell, boss di Valve - quindi chiamarlo Dota 2 è una scelta precisa, è perfetto per comunicare ai giocatori che tipo di gioco si troveranno di fronte".

"Se un utente guarda questo gioco, e gli chiedi se è Dota 2, ti risponderà di sì. Questo ha perfettamente senso perché è il gioco vuol essere esattamente questo".

Newell, che ha accumulato ben 800 ore di gioco a Dota 2, ha rimandato al mittente le accuse di Pardo, secondo cui i diritti ostentati da Valve strapperebbero il gioco dalle mani della comunità che l'ha creato.

"La comunità è di solito molto ambigua riguardo al materiale proposto, adesso che hanno avuto la possibilità di vedere il gioco, potranno dirci in maniera abbastanza chiara qual'è il nome più appropriato".

"Per adesso nessuno ha reagito in maniera negativa a questo nome. Tutti sembrano abbastanza a loro agio con questa decisione".

Forse con questa affermazione Newell vuole anticipare la battaglia legale che potrebbe avere luogo il prossimo anno, quando entrambi i giochi vedranno la luce?

"Non lo so - replica - non è un campo di mia competenza. Sono sicuro che ci sarà un un discreto scambio di battute tra le parti, ma sono più interessato a occuparmi del gioco che di qualsiasi altra cosa".