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E3 2017: Days Gone - anteprima

È la versione open world di The Last of Us o c'è qualcosa di più?

Cos'è veramente Days Gone? Difficile dare una risposta univoca. Il gioco narra di un virus che ha ucciso larga parte dell'umanità e trasformato milioni di persone in zombie, in cui i superstiti devono lottare per la sopravvivenza guardandosi le spalle anche dagli altri uomini sopravvissuti. E allora verrebbe da accostarlo a The Last of Us.

Poi però si realizza che il gioco è un open world, laddove l'esperienza proposta dai Naughty Dog era strettamente lineare, il che fa prendere a Days Gone una direzione tutta sua. Ma quando lo si vede giocato all'E3 nel booth di Sony, e si nota che il personaggio si accuccia per prendere i nemici alla sprovvista, spara e combatte in corpo a corpo come faceva Joel, allora si torna sui propri passi e si giunge alla conclusione che definire Days Gone la versione open world di TLOU non è poi così sbagliato.

Anche se così facendo s'introduce necessariamente un certo margine di errore, perché quella di Neil Druckmann è una delle storie più belle e intense mai raccontate nella storia dei videogiochi, mentre è tutto da vedere che gli sceneggiatori di Bend Studio siano altrettanto ispirati.

Stando ai Ben Studio, I giocatori potranno costruire nuovi oggetti per migliorare la loro efficienza nei combattimenti. Il sistema di crafting di Days Gone non ci è però stato mostrato nel corso della demo.

E allora torniamo al punto di partenza e limitiamoci a ciò che è sicuro: Days Gone è un "open world, action adventure, survival horror" sviluppato appunto dai Bend Studio, che non creavano una nuova proprietà intellettuale dai tempi di Syphon Filter (1999) e che non sviluppavano un titolo console sin da Syphon Filter: Logan's Shadow (2010).

Il gioco, che si basa sul motore grafico Unreal Engine 4, ci permetterà di vestire i panni di Deacon St. John, un ex cacciatore di taglie e membro di una gang motociclistica, che vive la sua vita spostandosi per il nord degli Stati Uniti, piuttosto che provando a sopravvivere negli accampamenti dei superstiti. La sua moto, sotto certi punti di vista, è paragonabile a Rutilia, il cavallo di Geralt di Rivia in The Witcher, visto che è in sella ad essa che si muoverà tanto lungo le strade quanto per i boschi.

Stando a quello che ci è stato mostrato durante la dimostrazione, però, dovremo premurarci di trovare la benzina necessari a farla funzionare e le parti di ricambio con cui ripararne il motore. Difficile dire con quale facilità esso si usurerà, ma lo staff dei Bend Studio ha affermato che di tanto in tanto ci converrà aprire i cofani delle macchine abbandonate e fare scorta.

Il fatto che il gioco sia un open world con un sistema dinamico del tempo e l'ormai classico ciclo giorno-notte, comporta due cose: la prima è che le missioni potranno essere affrontate in modo diverso a seconda del punto da cui ci avvicineremo al nostro obiettivo, la seconda è che le diverse condizioni climatiche influiranno su molteplici fattori.

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La prova di quanto appena affermato ci deriva dalla demo mostrata a porte chiuse in una saletta privata di Sony nella West Hall del Convention Center, dove i Bend Studio ci hanno mostrato esattamente la stessa missione vista alla PlayStation Conference, solamente affrontata in un altro modo e con diverse condizioni climatiche.

Ebbene, le differenze sono state notevoli, anche perché i Freaker, ossia gli zombi in cui s'è trasformata gran parte dell'umanità, variano a seconda che sia notte o che sia giorno. E siccome anche la tenuta della moto varia dipendentemente dalle condizioni climatiche, ecco che la stessa missione affrontata di giorno col bel tempo o di notte con la pioggia, giusto per fare un esempio, assumerà connotazioni del tutto diverse. Perché è inutile dire che i nostri affamati nemici di giorno saranno più lenti e più deboli, mentre la notte saranno più veloci e più forti.

Per cui, rispetto a quanto ammirato dal palco dello Shrine Auditorium di Los Angeles, stavolta è mancato il lupo che ci inseguiva per assaltarci quando eravamo in moto, mentre non sono mancati gli umani che ci hanno teso una trappola tendendo una fune da un lato all'altro della strada. Ma Deacon St. John non è certo uno sprovveduto, per cui è bastato posteggiare la moto qualche metro prima e sistemare i due predoni con un combattimento invero piuttosto violento.

Durante la presentazione dell'anno scorso, Days Gone poneva un forte accento sulla grande massa di zombie che il gioco poteva gestire simultaneamente. Alla PlayStation Conference di quest'anno, però, questa feature ha avuto un ruolo meno centrale, salvo essere del tutto assente nel corso della nostra demo.

Sempre strizzando l'occhio a The Last of Us, il protagonista ha successivamente usato una vista particolare, chiamata Survival Vision, che se nel caso di Joel permetteva di acuire i nostri sensi, in quello di Deacon St. John ci permetterà di osservare gli indizi presenti nei paraggi e di visualizzare addirittura gli avvenimenti accaduti. Si tratta di una feature piuttosto comoda in termini narrativi ma apparentemente poco realistica, che gli sviluppatori non sono riusciti a giustificare in modo convincente dopo che gli abbiamo posto una specifica domanda in merito.

Da notare poi che a ogni uccisione un indicatore posizionato in alto a destra dello schermo mostrava una progressione di due punti percentuali. Anche in questo caso abbiamo posto una domanda al dimostratore, che però non ha voluto commentare limitandosi ad affermare che si tratta di una feature che verrà svelata prossimamente.

Per cui, dopo aver sistemato i nostri potenziali assalitori a tubi in faccia e accette nei fianchi, Deacon St. John s'è sbarazzato in maniera piuttosto ingegnosa di quel gruppo di nemici visto anche durante la conferenza di Sony, spingendo uno di loro a mettere il piede in una trappola per orsi, e poi finendo gli altri a colpi di molotov e pistolettate nella confusione venutasi così a creare.

Successivamente, abbiamo potuto vedere non solo il classico menu radiale per le armi, ma anche il protagonista fabbricare dei dardi per la propria balestra, raccogliendo dei rami da un cedro nei paraggi. Stando a quanto dicono gli sviluppatori, però, il sistema di crafting presente in Days Gone sarà ben più articolato e profondo: staremo a vedere.

Siamo così arrivati all'accampamento nemico dov'era tenuto prigioniero un nostro compagno, che abbiamo liberato con la stessa sequenza vista in conferenza stampa. Ovviamente, affrontando l'accampamento da un'altra direzione il combattimento che ne è risultato è stato del tutto diverso, e tra takedown stealth e sparatorie con una sorta di bullet time, anche la nostra dimostrazione è giunta a una conclusione.

Stando a quanto affermato dagli sviluppatori, Days Gone si suddividerà tra missioni principali e secondarie. Le prime avverranno generalmente in condizioni prefissate, mentre le seconde potranno essere affrontate in fasi del giorno e in condizioni climatiche differenti.

In conclusione, non restano che alcune considerazioni. E cioè che Days Gone, pur essendo una delle nuove IP più interessanti di Sony, dimostra un'impostazione alquanto derivativa, facilmente riconducibile a quel gioco piuttosto che a quell'altro. Sia chiaro, ormai il nostro medium è giunto a una maturità tale per cui è sempre più difficile inventare qualcosa di nuovo, e sempre più facile rimaneggiare ciò che invece è già stato creato.

Ma Days Gone, che a prima vista rischia di essere riassumibile come la versione open world di The Last of US, dovrà necessariamente mostrare qualcosa in più per evitare un paragone potenzialmente schiacciante con uno dei mostri sacri capaci di lasciare un segno indelebile nella nostra industry.