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Eurogamer Top 5

Cinque segnali che siete vecchi per i videogiochi.

Se c'è un indice della vostra età mentale, questo è la prima volta in cui avete detto "ai miei tempi era meglio". Questa frase è come il nero, sta bene su tutto. Società, costumi, moda, musica, film, e ovviamente i videogiochi, ed è un perfetto indicatore del fatto che, sì, state invecchiando e che la realtà non è più modellata sui vostri interessi.

Fateci caso: la maggior parte delle lamentele sugli attuali videogame viene generata da una fascia ben precisa di persone, che fino a qualche anno fa si limitavano a giocare tutto ciò che capitava loro sotto mano senza preoccuparsi troppo.

E nonostante la maggior parte di noi viva serenamente la propria vita da giocatore over-30, qualcosa è sicuramente cambiato, e non sto parlando solo del numero di frag che si assottiglia a causa dei riflessi più lenti.

Ecco quali sono i principali indicatori che possono farvi capire che siete a un passo dal sostituire i videogiochi con l'attenta osservazione dei cantieri stradali.

Torna a piacerti il single player

Andando con la memoria a dieci, dodici anni fa, ricordo che erano tempi in cui a una serata non chiedevo altro che stare col cronometro in mano per calcolare il tempo di percorrenza dalla zona di respawn al punto in cui era più probabile che beccassi un nemico alle spalle; o a cercare i punti migliori per lanciare una granata, a imparare a memoria le mappe, ad allenarmi con i compagni di clan, tutti momenti che non torneranno mai più. E per fortuna, perché adesso piuttosto che stare una sera a farmi dire da un ragazzino tedesco quanto faccio schifo, preferirei andare a raccogliere saponette a Sodoma.

Prova a ridere su questo, piccolo bastardo!

Se siete giocatori di una certa età, e molto probabile che nella vostra carriera un gioco vi abbia completamente risucchiato nel suo universo per parecchi giorni. Il mio ad esempio è stato Final Fantasy VII. Ricordo di aver passato su quel titolo un monte di ore che sarebbe stato sufficiente a scoprire un vaccino contro i giochi tratti dai film, e quando sono uscito dal tunnel del multiplayer, la prima cosa che mi sono chiesto è stata: "dove sono finite le belle avventure single player di un tempo? Perché questa parola adesso è associata a cinque ore di gioco che posso concludere in un fine settimana?".

Ma ovvio, perché ormai il multiplayer non è più un'esperienza aggiuntiva rispetto ai contenuti del gioco, ma ne è diventata la parte fondamentale. Non solo perché elimina la pirateria quasi alla radice, ma soprattutto perché è una sorta salvacondotto che non obbliga più gli sviluppatori a creare bei giochi. Chi se ne frega di IA, storia, varietà e colpi di scena, quando tutti ciò che la massa chiede sono delle mappe in cui spararsi finché non finisce il round? Arrivati a questo punto, il resto diventa solo un condimento insipido con cui guarnire la buona vecchia routine "nasci, spara uccidi, muori e rinasci".

Se a questo aggiungete il fatto che la maggior parte dei server son pieni di gente che fa del bullismo una ragione di vita, che gestisce i proprio rapporti umani in base a quanto sei niubbo e che spesso è dotato di una vocetta stridula, la situazione non si fa entusiasmante.

Finiremo tutti così, lo sapete, vero?

E perché questo prima non ti dava noia, vi chiederete voi?

Sbagliato miei cari, l'ho sempre odiato, ma è per questo che hanno inventato i clan, che rappresentano il modo migliore per passare del tempo con persone che stimi, ridendo come scemi per una granata lanciata male o mandando a quel paese chi si ostina a camperare.

E qui arriva il succo del problema.

Perché, proprio come in una partita di pallone al campetto, tutto ciò è molto facile finché sei a scuola. Quando s'invecchia, riuscire a trovare un giorno libero che vada bene a quattro adulti contemporaneamente prevede una pianificazione machiavellica basata su cene romantiche di perdono, litigate, babysitter corrotte, compromessi storici e stoviglie lavate il giorno dopo.

E una volta giunti online di cosa vi rendete conto? Che il multiplayer è diventato uno sport. E voi fate schifo, ma schifo sul serio, così schifo che l'unica cosa con cui avete familiarità è la schermata di respawn. Per continuare la metafora calcistica, siete esattamente ciò che siete: dei vecchietti che arrancano dietro al pallone mentre i più giovani vi irridono con la loro velocità.

E a loro non importa niente se gli dite che sono solo vittime di un sistema che sta rovinando il mondo dei videogiochi, sono troppo impegnati a colpirvi in mezzo alla fronte mentre saltano, cambiano arma e vi danno del niubbo di merda.

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Lorenzo Fantoni

Contributor

Dentro un rugbista di 110kg dedito agli stravizi, batte il cuore di nerd vecchio stampo con lo sguardo perennemente abbronzato da uno schermo, anche d'estate.

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