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Eurogamer Top Five

Cinque giochi che vi faranno litigare con amici e parenti.

Prima di internet, prima dell'HD, del motion control e che alcuni di noi cominciassero a vietare ai proprio figli i videogame violenti che avevano giocato da piccoli, se volevi giocare con un amico, dovevi invitarlo a casa tua.

Certo, qualcuno già giocava in rete sperando che la madre non alzasse il telefono proprio quando il round stava per finire, ma il multiplayer era più una questione legata ai pacchetti di patatine che ai pacchetti di dati.

Questo vuol dire che il tuo avversario era lì, accanto a te, e quando subivi un gol o qualcosa che andava contro il vostro personalissimo codice di condotta, non dovevi limitarti a urlare in un microfono, potevi farlo direttamente nel suo orecchio.

La presenza degli avversari nel tuo stesso spazio permetteva una gamma di colpi bassi praticamente infinita. Potevi mettergli pressione durante un rigore, distrarlo o addirittura dargli una gomitata sul pad, se necessario, anche se questo era paragonabile a una dichiarazione di guerra vera e propria, la cui escalation avrebbe potuto portare alle conseguenze più estreme: l'arrivo dei genitori!

La verità è che ha ragione Tyler Durden: non conosci qualcuno finché non ci hai fatto a botte o non hai visto come reagisce a un guscio blu, una bomba santa o un gol di culo su rimpallo.

Ecco dunque i cinque giochi in grado di far uscire il peggio di ciascuno di noi. E ricordate: chi non porta il pad resta a guardare!

Mario Kart e Micro Machines V3

"Esiste forse un modo più efficace e crudele di Mario Kart per educare un ragazzino alle difficoltà della vita?"

Stai per raggiungere l'obiettivo a cui hai duramente lavorato, sconfiggendo gli avversari e la tensione, quando improvvisamente il fato, rappresentato da un guscio blu, o dalla scossa data un attimo prima di un salto molto lungo, decide di toglierti tutto con un colpo di mano, e tu puoi solo guardare i tuoi avversari che ti superano, cercando di non rosicare troppo, per non dargli soddisfazione. Esiste forse un modo più efficace e crudele per educare un ragazzino alle difficoltà della vita?

E quale metafora migliore del mondo del lavoro che dover guidare una Formula Uno sul tavolo della colazione, schivando tazze di caffè e chiazze di miele, in una corsa forsennata in cui gli ultimi scompaiono e i primi devono reagire rapidamente se voglio restare in testa?

Micro Machines e Mario Kart rappresentano due approcci diversi di intendere il mondo delle corse tra amici. Nel primo l'uso di power-up era minimo e le bastardate si basavano soprattutto sullo spingere l'avversario fuori dal tracciato, soprattutto nelle maledette piste sui tavoli da biliardo. Mario Kart invece fa dell'arma giusta al momento giusto uno stile di gioco, e spesso concede all'ultimo, se non il piacere della vittoria, qualcosa di anche più gustoso: rovinare la festa al primo.

Worms

"Giocare a Worms è un po' come giocare a scacchi con una scimmia"

Giocare a Worms è un po' come giocare a scacchi con una scimmia: è tutta una questione di mettere i pezzi giusti nel posto giusto, finché lei non si incazza, ribalta il tavolo e ti salta addosso.

Sì, perché hai voglia a calcolare con precisione millimetrica alzo, potenza e direzione del vento, cercando di non esporre più di tanto i tuoi vermi al fuoco nemico quando l'avversario si ritrova una di fronte una cassa di rinforzi contente una pecora esplosiva o una bomba santa.

O quando all'inizio del round la tua squadra è già stata decimata perché hai iniziato vicino all'acqua, o un verme scivolando ti ha trascinato in una pessima posizione, o adesso smetto perché se continuo finisce che ritorno con la memoria a quella volta in cui fui battuto da mio cugino di 11 anni con un Airstrike al primo turno, mi si tappa la carotide e muoio.

FIFA e PES

"Il calcio ha successo, perché sotto sotto è imprevedibile, perché la grande impresa e la partita orribile sono dietro l'angolo"

La bellezza del calcio è che niente è scritto nella pietra. Nella maggior parte degli sport la squadra più forte vince, sempre, e di tanto. Metti per 400 volte gli All Blacks contro l'Eurogamer Rugby Team e li asfalteranno 400 volte; metti i Miami Heat contro gli Eurogamer Joysticks, e i secondi non vedranno mai palla.

Il calcio è diverso, il calcio ha un ritmo tutto suo, una casualità tutta sua: se metti il Barcellona di Messi contro la Dinamo Eurogamer la seconda perderà mille volte, ma una volta potrebbe centrare il gol di culo, dopo un fallo dubbio, dopo aver difeso tutta la partita in condizioni pietose.

Per questo il calcio ha successo, perché sotto sotto è imprevedibile, perché la grande impresa e la partita orribile sono dietro l'angolo, perché tutte le volte in cui ti vanti di essere un mago della Master League finisce che a un secondo dalla fine subisci un gol su respinta corta del portiere, dal tizio che ha iniziato a giocare da mezz'ora. E ancora non sai come sei riuscito a non sfasciargli in testa un vaso di fiori mentre ti esultava a due centimetri dalla faccia.

Perché il dio del calcio ama chi osa, ma detesta chi esagera.

Mario Party

"L'aspetto gentile dei giochi di Nintendo è un cavallo di Troia, serve solo a farvi abbassare la guardia"

Avete fatto caso che quando si parla di giochi che rischiano di causare tragedie familiari c'è spesso di mezzo Nintendo? A voler essere gentili potremmo dire ciò accade grazie alla filosofia della Grande N, che rimane molto legata al giocare insieme più che in rete, ma la verità è molto più subdola.

L'aspetto gentile dei suoi giochi è un cavallo di Troia, serve solo a farvi abbassare la guardia. Così quando siete belli tranquilli la competitività può iniziare a sussurrarvi nell'orecchio che, forse, il vostro compagno di una vita si merita ciò che gli state facendo, alla fine è meglio lui che voi.

La summa di tutto ciò è Mario Party. Già il nome è una fregatura: la parola "party" fa pensare a un gruppo di persone che si divertono bevendo aranciata e indossando cappellino idioti, mentre tutto ciò che troverete in questo gioco è competizione, l'umiliazione del più debole e sordide macchinazioni. Party? Lo dovevano chiamare Mario Divoramicizie.

Mario Party racchiude in sé i punti chiave che un gioco da tavola deve rispettare per trasformare il vostro salotto in una locanda del west piena di gente pronta a spararsi: un tempo di gioco estremamente lungo e basato sulla fortuna, occasioni di cooperazione forzata con compagni di squadra incapaci, momenti di scontro diretto che spesso avvantaggiano un terzo soggetto, che farà di tutto per mettere in competizione gli altri due.

Insomma una sorta di Frankenstein che racchiude il peggio di Risiko, Monopoly, Pictionary, Il Gioco dell'Oca o qualunque altro passatempo abbia riempito i vostri pomeriggi post pranzo di Natale.

Puzzle Bobble

"Nel migliore dei casi, potete scordarvi di vedere la sua biancheria intima per una settimana, anche se perdete"

Il bello di una coppia è fare le cose assieme, ma durano veramente le coppie che hanno capito che non è obbligatorio fare proprio tutto assieme. Ad esempio, se la vedete giocare a Puzzle Bobble, sorridente e tranquilla, e tenete molto all'immagine che avete di lei, non dovete intervenire, non dovete giudicare e soprattutto mai e poi mai dovete chiederle di giocare un doppio.

Il rischio è d'iniziare a giocare con una donna e finire la partita ritrovandosi accanto un demone che vi descrive minuziosamente cosa intende fare coi vostri testicoli e un ferro arrugginito non appena sarà finita la partita. O, nel migliore dei casi, potete scordarvi di vedere la sua biancheria intima per una settimana, anche se perdete.

E guai, GUAI fare finta di perdere.

Perché voi siete gli appassionati di videogiochi ma quello è il suo territorio, voi siete solo ospiti che farebbero bene a non farle notare che si arrabbia più lei per dei draghetti che lanciano bolle che voi quando vi finisce male una partita a un torneo di LoL.

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A proposito dell'autore
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Lorenzo Fantoni

Contributor

Dentro un rugbista di 110kg dedito agli stravizi, batte il cuore di nerd vecchio stampo con lo sguardo perennemente abbronzato da uno schermo, anche d'estate.

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