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Forgive Me Father Recensione – L'FPS raccomandato da Lovecraft

Ritinteggiamo le pareti di rosso sangue!

Negli ultimi tempi stiamo assistendo ad un profondo rigurgito di FPS della vecchia scuola, contraddistinti da grafiche retro condite da colori sparatissimi. Una miriade di sviluppatori indie si sono sbizzarriti per realizzare giochi folli e velocissimi, capaci di far schizzare l'adrenalina oltre i livelli di guardia ma soprattutto... violenti e tinti di un bel rosso sangue. Roba da far impallidire il buon Frankie Hi-NRG MC e i suoi “nasi bianchi come Fruit of the Loom che diventano più rossi d’un livello di Doom” (credo si riferisse ad altro… ndSS).

L'ultimo esponente di questa nouvelle vague si chiama Forgive Me Father e al sangue di cui sopra aggiunge una generosissima dose di atmosfere dark/horror chiaramente ispirate agli scritti di Howard Phillips Lovecraft. A differenza di titoli come The Sinking City e Call Of Cthulhu, qui non esiste una premessa narrativa: verrete immediatamente proiettati all'interno di una tetra magione abitata da non morti. Neanche il tempo di gridare “wow, what a mansion” e il vostro personaggio, un prete più abile coi proiettili che con l'aspersorio, si ritroverà cacciato dai morti viventi.

Un'orda di mostri famelici fa subito capire l'impronta del gioco, il cui livello di difficoltà è fin da subito tarato verso quote piuttosto alte. Questo non è Doom, qui non avrete proiettili in avanzo, anzi dovrete cercare di piazzarne il più possibile sui bersagli che mireranno alla vostra carne. I nemici standard non si muovono molto velocemente ma sopperiscono a questa mancanza di agilità con il numero.

Lo stile grafico ricorda quello di Darkest Dungeon e di certo gli sviluppatori non hanno lesinato sul sangue e gli arti mozzati.

Quando meno ve lo aspettate una porta si aprirà e vi vomiterà contro una decina di mostri chiudendo magari gli accessi proprio dietro di voi. Sono “trucchetti” che chi ha più di 30 anni conosce benissimo ma già dopo un paio di livelli diventa facile prevedere cosa sta per accadere.

Sfruttare i barili esplosivi è l'ABC del genere, così come piazzare in mezzo alle orbite un bel colpo di shotgun. Non mancano chiavi necessarie ad aprire porte del colore corrispondente, medikit e power-up momentanei capaci se sfruttati a dovere di cavarvi fuori dai guai. Siamo insomma in pieno revival anni 90 e sapete che c'è... ci piace ancora da morire.

Ogni singolo stage può essere completato mediamente in una decina di minuti, con una valutazione finale che vi svelerà quanta “roba” avete lasciato indietro. Se siete dei perfezionisti potete provare a rigiocarli per migliorare la prova cronometrica e ripulire ogni stanza, cosa che aumenterà un po' le circa 8 ore sufficienti ad arrivare ai titoli di coda. I cinque livelli di difficoltà invitano ad una seconda e anche terza run, ma se avete voglia di una piccola variante alla campagna principale è stata aggiunta una modalità Endless che consiste in cinque arene, da sbloccare completando i livelli principali, nelle quali si combatte... senza sosta!

Maciullando e spappolando mostri otterrete esperienza, che potrete spendere in nuove abilità da sbloccare nell'apposito albero. Questa è l'unica feature pseudo-RPG che Forgive Me Father concede al di fuori del suo genere d'appartenenza: non aspettatevi chissà quale profondità perché le skill sono piuttosto basilari (munizioni più numerose, maggiore efficacia degli oggetti curativi, immortalità temporanea e via dicendo) ma comunque utili a provare qualche run un po' più estrema.

Gli sviluppatori si sono divertiti a nascondere alcune citazioni da celebri opere horror. Chi riconosce questa?

A questo punto probabilmente starete pensando che un gioco ispirato a Lovecraft non può prescindere dal concetto di follia e dal progressivo decadimento della sanità mentale dei suoi protagonisti. Avete ragione e in effetti a schermo è presente un'icona che tiene d'occhio tale aspetto, ma se state gongolando al pensiero di trovare qualcosa di simile agli Insanity Effects di Eternal Darkness, siete purtroppo fuori strada. La decisione degli sviluppatori è andata anzi completamente controcorrente, visto che uccidendo nemici e bevendo l'alcool sparso per i livelli riempirete progressivamente il suddetto indicatore ottenendo in cambio un boost di potenza e resistenza.

Le atmosfere horror e la narrativa Lovecraftiana sono accompagnate da un comparto grafico dai colori accesi e uno stile fumettoso assai ispirato. Ci piace e ci piace anche l'accompagnamento sonoro, contraddistinto da una colonna sonora “noisy” che mette il giocatore nel giusto mood per spappolare mostri. Qualcosina in più si poteva fare per l'arsenale di armi a disposizione, un po' pochine, e per il level design fin troppo lineare e senza particolari guizzi creativi.

Lascia un po' perplessi anche il posizionamento dei checkpoint, fin troppo frequenti in alcuni casi e distantissimi in altri. Esiste la possibilità di salvare ma anche qui la scelta degli sviluppatori lascia qualche dubbio: non è possibile salvare alla fine di ogni livello, si può fare solo in determinati punti contraddistinti dalla presenza di una sorta di barbone accasciato sotto una colonna. Fino alla fine abbiamo pensato che tale scelta avrebbe avuto un risvolto narrativo o qualcosa di simile ma così non è stato... rimane solo una scelta bizzarra.

Spesso vi troverete di fronte a visioni folli in puro stile Lovecraft, ma le pazzie di Eternal Darkness sono purtroppo solo un lontano ricordo.

È un vero peccato la presenza di questi nei, che in parte rendono il risultato non soddisfacente come avrebbe potuto. Forgive Me Father è un'esperienza horror ispirata sotto il profilo “atmosferico”, ha i suoi bei momenti ma per tutta la durata del gioco si ha la sensazione che le sue feature più interessanti siano state inserite con l'intento di diversificare il gameplay senza però riuscirci.

6/10

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Daniele Cucchiarelli

Contributor

Lavora nel giornalismo videoludico da oltre 20 anni. Anche se tutti quelli che lo conoscono gli hanno consigliato di "trovarsi un lavoro serio", resta sempre fedele al suo primo amore.
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