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Free Guy - recensione

“Non sei stanco di stare sempre nel background?”

Cosa c'è di peggio di non riuscire ad essere protagonista della propria vita? Essere un NPC in un videogame. E cosa succede se uno strano giorno questo NPC si ritrovasse fornito di consapevolezza e libero arbitrio? Presupposti intriganti, perché se il Sistema (il Destino, Dio) ti vuole vittima a vita, ha senso cercare di ribellarsi, di cambiare o è meglio rassegnarsi, trovare del buono dove c'è e andare avanti?

E se invece a uno viene il dubbio che ci sia, ci debba essere, qualcosa di più che alzarsi ogni giorno per timbrare il cartellino, sgobbare da mattino a sera, concedendoci quel poco divertimento che ci viene concesso e finire regolarmente in balia di altri, loro sì privilegiati, più potenti, che possono decidere della nostra vita?

Guy è un mite impiegato di banca, che quando inizia le sue giornate sembra un incrocio fra il protagonista di Truman Show e l'omino di Lego Movie, manca solo che dica "Buongiorno... e casomai non vi rivedessi, buon pomeriggio, buonasera e buonanotte".

Camiciola azzurra con l'eroina Molotov Girl.

La somiglianza non sta solo nell'ottimismo e nell'entusiasmo con cui si accinge ogni giorno ad affrontare la solita routine, ma proprio perché anche lui fa parte di una realtà fittizia, nel suo caso è un personaggio di un videogame di successo mondiale, giocato in contemporanea da milioni di utenti. Peccato che lui non sia un protagonista, uno degli avatar dei giocatori paganti, ma un semplice personaggio di sfondo, un NPC appunto, buono a riempire gli sfondi, a essere investito, sparato, carne da macello dunque, da sacrificare all'infinito per il proseguimento del gioco da parte degli utenti.

Ma un giorno dopo l'altro, come in una specie di Edge of Tomorrow, Guy sviluppa autonomamente una dote che gli consente di capire il meccanismo nel quale è costretto e di cominciare a interagire con i veri protagonisti del gioco, dietro i quali si nasconde "gente vera" (interpretati nel film da reali streamer famosi). Che si entusiasmano per quella che credono una variante del gioco, facendo diventare Guy una star mondiale, come divinità che dall'Olimpo assistono benevoli alle vicissitudini degli eroi mortali.

Un motore potente per questo salto di qualità per lui è stata però la cotta per un'eroina incontrata nel gioco, Molotov Girl, dietro la quale si nasconde Millie, una sviluppatrice che a suo tempo aveva collaborato con Antoine, potente proprietario della Soonami (chi vuole intendere, intenda). Lui però l'ha imbrogliato rubandole il codice dal quale Millie aveva sviluppato un fantastico e pacifico universo da esplorare e nel quale vivere serenamente, invece che passare il tempo ad ammazzarsi come nella versione stravolta che ne ha fatto lui.

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Nella storia c'è anche Keys, un socio della ragazza, da sempre di lei innamorato, che aveva equamente partecipato alla creazione di quel codice, ma si è arreso, andando a lavorare sotto chi lo ha derubato del suo mondo. Tutti questi personaggi hanno reazioni diverse di fronte al prodigio di un'intelligenza artificiale che si risveglia da sola e intraprende un percorso di crescita, capace di coinvolgere altri esseri umani. Millie e Keys comprendono che grazie a lui potrebbero trovare le prove dell'imbroglio che hanno subito e tornare in possesso di quel mondo magico che avevano costruito e perduto.

Il perfido Antoine intanto teme di venire smascherato e di fare una pessima figura davanti ai giocatori, agli investitori, al mercato insomma e li ostacola con metodi sempre più scorretti. Scatenerà contro Guy un mostrone incompleto però, definito Dude, una versione gigantesca ma vulnerabile del protagonista, in un epico scontro in cui finiranno per essere usate armi di ben altre saghe notissime (compreso un cameo eccezionale e un altrettanto eccezionale tema musicale), in un momento davvero WOW, a dimostrazione che Disney possiede tutto l'immaginario possibile e lo può pertanto usare quando e come vuole.

Dirige Shawn Levy, già produttore di Stranger Things (solo per citare un titolo notissimo), la storia è farina del sacco di Matt Lieberman (Qualcuno salvi il Natale 2), che scrive la sceneggiatura insieme a Zak Penn (Ready Player One).

I nerd della Soonami a confronto con il dittatoriale boss.

Non c'è solo bisogno di eroi, un mondo così popolato sarebbe scomodissimo, per avere un eroe ci vuole uno più debole da salvare, ci vuole una vittima, e se di un mondo vero parliamo, non possiamo essere tutti protagonisti, c'è bisogno anche di comprimari. Ma possibile che questo ruolo debba corrispondere a umiliazioni, infelicità e solitudine? Trama ricca di allusioni sociali e politiche volendo, che però non influisce sul puro divertimento che Free Guy fornisce, con l'ottimo cast che è composto dal sempre più spiritoso Ryan Reynolds, che nei panni di Deadpool aveva realizzato uno spassoso video promozionale per il film.

Qui ha la faccia perfetta per il suo tenerissimo personaggio, che quando da comparsa diventa protagonista, viene chiamato dal mondo Camiciola Guy, perché la sua divisa quotidiana è in pantaloni beige e camicia azzurra a maniche corte, da vero travet americano. Jodie Comer, la surreale ma spietata killer di Killing Eve, è Millie. Joe Keery che è diventato famoso con Stranger Things, interpreta il nerd con una coscienza (ma non sarà l'unico). Il simpatico regista Taika Waititi si diverte con il suo folle Antoine.

Siamo tutti pesci rossi in una vaschetta, viviamo in un mondo che sembra sterminato ma per noi "comparse" ha sempre limiti. Chi li ha fissati, chi decide fin dove possiamo arrivare e come deve essere questo mondo, che per noi, che non rinasciamo a ogni riavvio del gioco, è unico e irripetibile? Possiamo sopportare che sia sempre qualcun altro, che intanto non rischia niente?

Speriamo che l'uscita ritardata dal Covid non penalizzi un film davvero divertente e che in fondo i suoi bei messaggi li manda. Siamo sempre al vecchio slogan "L'immaginazione al potere" ma non si capisce perché per divertirsi si debbano immaginare sempre mondi ancora più brutali e spietati di quello in cui già viviamo. Certo, quando paghiamo per entrarci, pensiamo sempre di essere noi, i protagonisti, e così' andiamo avanti a farci imbrogliare. Noi, NPC della vita vera.