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Gabriel Knight: Sins of the Fathers 20th Anniversary Edition - review

I misteri di New Orleans tornano dopo vent'anni.

Ah, la nostalgia di un tempo migliore, agrodolce emozione che abbiamo tutti, dai nonni che bofonchiano e scuotono la testa quando dici che scrivi di videogiochi per mestiere, agli universitari che guardano i ragazzini delle medie con sconcerto. È chiaro, una volta qui era tutta campagna, e le mezze stagioni se ne sono andate con gli ultimi treni in orario, e le avventure grafiche sì che erano videogiochi fatti col cuore, non come i blockbuster senz'anima che ci propinano oggi, che poi siamo tutti in metrò chini sullo smartphone perché non abbiamo giocato a Monkey Island.

La nostalgia, oltre a tanti bei momenti, può procurare anche un sacco di soldi, e lo sanno bene i produttori di videogiochi spesso rapaci allo scadere di un anniversario importante. Sono passati vent'anni da quel gioco amatissimo che tutti collegano alla spensieratezza pre adolescenziale?

È tempo di fare un remake con qualche ripulita ai dettagli e rivenderlo, magari coinvolgendo anche chi se lo era perso e vuole recuperare. A volte il risultato è positivo, altre il fan service sfiora i limiti della legalità, quale delle due sarà per questo Gabriel Knight 20th Anniversary Edition?

L'atmosfera non manca in alcune scene, ma i personaggi sembrano appiccicati sui fondali, e si muovono poco naturalmente.

Siamo nella golden age delle avventure grafiche e la scrittrice Jane Jensen orchestra una trama succosa e sceneggiata decisamente bene, recitata da personaggi ottimamente caratterizzati e ambientata in una terra di confine. Non parliamo di un confine geografico, ma della sottile linea che separa credenze popolari, superstizioni e realtà in una New Orleans in bilico tra religione, vodoo e crimini terreni.

Dal punto di vista della trama è rimasto tutto invariato, e ancora si fanno apprezzare gli scambi di battute tra lo scrittore squattrinato che impersoniamo e la sua sveglia segretaria, mentre sul fronte degli enigmi c'è giusto qualche piccola modifica che però non altera l'equazione finale, risultando piuttosto superflua.

Le sfide che ci vengono proposte affondano dunque le radici in un gameplay che farà la gioia dei nostalgici, ma potrebbe cogliere di sorpresa i giocatori più giovani, e proprio per loro è stato studiato un sistema di suggerimenti non invasivi da attivare nel momento del bisogno.

In realtà basta sedersi con calma ed ascoltare bene i tanti dialoghi (sottotitolati in italiano), e soprattutto esaminare gli scenari perché difficilmente le soluzioni sono impossibili, anche se non sempre l'interfaccia ci viene in aiuto e si sente il peso degli anni.

Proprio da qui incomiciano le critiche alla conversione, che alcune cose le fa bene, e altre no, chiedendo però un esborso non indifferente ai giocatori. 20 Euro non sono pochi per il remake di un gioco con vent'anni sulle spalle, e per una cifra del genere ci saremmo aspettati un lavoro più attento su tutti quei particolari che, se aggiornati, avrebbero fatto davvero la differenza.

Partiamo allora da un'interfaccia legnosa e non sempre sul pezzo nel rispondere alle nostre sollecitazioni, proprio come ci si aspetterebbe da un'avventura del passato, ma come non vorremmo più vedere oggi perché certo non erano scelte stilistiche, ma conseguenze di limiti tecnici.

La necessità di dover selezionare in anticipo lo strumento col quale si intende interagire porta a snervanti sequenze di saltelli dentro e fuori i menù, che non sono neanche veloci come dovrebbero vista l'irrilevante quantità di dati spostata.

Anche i movimenti del protagonista risultano macchinosi, e non mancano brevi e romantici caricamenti addirittura all'interno della stessa schermata. Si fa fatica a capire se queste legnosità anacronistiche siano presenti per far scattare l'effetto amarcord, o per pigrizia tecnica, di certo c'è che non sono adatte al pubblico odierno.

Per risolvere gli enigmi è fondamentale ascoltare e leggere. La qualità della scrittura rende le indagini un piacere.

Dal punto di vista grafico del remake, poi, dobbiamo riscontrare una realizzazione con alti e bassi. Da un lato abbiamo apprezzato l'atmosfera di alcuni scenari, capace di rievocare quella del titolo originale pur aggiornandola, ma dall'altro non è che l'opera degli sviluppatori trasformi il tutto in un titolo al passo coi tempi, sembrando quasi un lavoro fatto a metà.

Si fossero lanciati verso un restauro più coraggioso avremmo apprezzato, e invece il balzo temporale sul fronte grafico non è di vent'anni, ma di dieci, e allora tanto valeva lasciare tutto com'era o semplicemente aggiungere il supporto all'alta definizione.

Quando ci si trova a valutare questi remake di titoli tanto amati si rischia da un lato di farsi soggiogare dal timore reverenziale verso l'opera originale, e dall'altro di lasciarsi trasportare dai ricordi verso il fiume di nostalgia che porta ad approdare verso i lidi dei votoni dall'otto in su. Fino a che punto è il caso di rimaneggiare vecchi giochi? Quanta percentuale del titolo di partenza deve rimanere intatta?

Si tratta di domande alle quali ognuno risponde con le sue preferenze personali e con il suo personale legame col gioco in questione, anche se proviamo ora ad essere oggettivi e tirare le somme su Gabriel Knight 20th Anniversary Edition. Cominciamo dicendo che il materiale di partenza è più che ottimo, si tratta di una storia scritta come raramente si vede nei videogiochi e recitata da personaggi curati e con personalità, ma cosa aggiunge questa riedizione?

Tornare nella libreria farà scattare l'effetto nostalgia, ottimi gli scambi tra Gabriel e la sua segretaria.

Troviamo un approccio più moderno sul fronte degli aiuti e dello svilupparsi degli eventi, anche se la giocabilità originale è rimasta praticamente intatta. Il nuovo doppiaggio è buono, ma sul fronte tecnico poteva essere fatto decisamente di più, soprattutto per quanto riguarda animazioni e pulizia dell'interfaccia, che risulta a volte macchinosa.

Il prezzo, poi, non è certo basso se paragonato a cosa si trova su Steam nella stessa fascia, e allora ci si chiede se davvero valga la pena o se sia meglio giocare direttamente all'originale.

La risposta dipende da cosa cercate: volete rivivere le emozioni di un tempo, ma proprio non ce la fate a reggere una grafica di vent'anni fa? Non avete mai giocato ad un'avventura grafica e volete provare un grande classico con qualche limatina? Allora Gabriel Knight 20th Anniversary Edition è quello che fa per voi, ma se siete solo mossi dalla nostalgia, o la vostra curiosità è a livelli accettabili, l'impressione è che sia più interessante recuperare il titolo di partenza per godere al 100% dell'esperienza originale.

7 / 10

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A proposito dell'autore
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Alessandro Arndt Mucchi

Contributor

Giocatore cronico, lettighiere notturno, cuoco discreto, giurisprudente perplesso, musicista part-time, giornalista dal 2006. Da sempre esperto di versetti.

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