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Genesis Noir - prova

Il Big Bang è un colpo di pistola in slow motion.

Steam Game Festival si conferma un'occasione ghiotta per esplorare lo straripante sottobosco indie. Tra le perle di quest'edizione estiva spicca Genesis Noir, un'opera stilisticamente decisa che ci trasporta nelle profondità di un cosmo dall'atmosfera (appunto) noir: chi avrebbe mai sospettato che la melodia degli astri, l'armonia delle sfere, fosse il Jazz?

Neppure un regista come Damien Chazelle. Eppure, le sequenze astrali, oniriche e metropolitane di quest'avventura grafica, paiono suggerirci proprio questo, a cominciare da una radiazione cosmica di fondo generata dalle corde del contrabbasso di un artista di strada.

Genesis Noir è stato sviluppato da Feral Cat Den, "un collettivo di artisti, animatori, designer e sviluppatori che sognano di nidificare in un fienile abbandonato". Al momento, fortuna per loro, si trovano a Brooklyn. Questo gruppo così eterogeneo ha trovato in Fellow Traveler (In Other Waters; Hiveswap; The Stillness of the Wind) l'editore di fiducia. A dar man forte anche un piccolo Kickstarter, conclusosi a maggio con poco più di 1500 backer e quasi 50.000 dollari.

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L'opera si presenta come un'esperienza principalmente estetica, che invoglia a cliccare per il piacere di scoprire tattilmente le trovate nascoste in ogni sequenza di gioco. Ci sono volantini da leggere, piccioni da scacciare, pianisti nascosti nelle stanze dei grattacieli di una pseudo-Manhattan cupa ma elegante. Intanto accompagneremo il protagonista No Man durante l'inseguimento di melodie misteriose, camminando tra le stelle e lo spazio-tempo.

C'è un beat di fondo, sempre differente, a cui si aggiungono i suoni delle nostre interazioni: non c'è scena che sia uguale all'altra, quasi fossimo in un fumetto interattivo. A tal proposito, le animazioni sono di qualità, le transizioni tra le scene avvengono senza interruzioni e la coerenza interna dell'opera si può dire, stando a quanto visto, totale. La grafica è a tratti minimal, ma nonostante ciò ricca di elementi che collaborano a costruire scenari ricchi e densi di oggetti.

Non ci sono puzzle veri e propri, almeno nella breve demo provata, se non piccole sequenze mnemoniche di azioni da ripetere per simulare una jam session. Non si resta mai bloccati, e quando questo avviene, spesso è in un minigioco musicale tale che da solo basterebbe a fare un ottimo mobile game (qualcuno ricorderà, a tal proposito, Electroplankton).

L'estetica noir è funzionale al surrealismo degli scenari.

Tutto si ridurrebbe a un piacere per gli occhi, l'udito e insomma le sinapsi, non fosse che esiste una trama a reggere questo nostro vagare fatto di strade buie, treni, lampioni e scale antincendio dal sapore newyorkese. Un comparto narrativo che farebbe pensare a un episodio musical di Ai confini della realtà.

Gli eventi avvengono "prima, durante e dopo il Big Bang", data che secondo Steam corrisponderebbe all'uscita del gioco. No Man, immischiatosi in un triangolo amoroso di proporzioni divine, dovrà fermare l'espansione dell'universo e salvare la sua amata. Il Big Bang, dopotutto, è soltanto un colpo di pistola a rallentatore.

Le promesse del Kickstarter, che sembrerebbero già ampiamente superate, includono viaggi all'interno di buchi neri e nebulose, esplorazione degli interspazi tra ciò che è microscopico e ciò che è infinito, campi d'asteroidi, terre primordiali o aliene. Insomma, surrealismo fantascientifico in salsa noir.

Un duello jazz in piena regola. Ogni pannello corrisponde a una nota e dovremo ripetere le mosse dell'avversario.

Se state pensando alle Cosmicomiche di Calvino, non è un caso, in quanto appare tra le fonti d'ispirazione degli sviluppatori. Altri modelli sono Windosill e Samorost, per quanto riguarda il gameplay; il musicista Sun Ra e lo scrittore William Blake per quanto riguarda ritmi e filosofia cosmica; la serie presentata da Neil deGrasse Tyson, Cosmos, per quanto riguarda il modo di presentare alcune nozioni scientifiche di riferimento.

Un esempio esplicativo del gameplay: durante un duetto con un sassofonista, abbiamo strappato frammenti di cielo per costruire grattacieli. In seguito, allo stesso modo, abbiamo generato delle finestre e costruito un vero e proprio quartiere circolare. In questa danza di pennellate bianche e nere, ogni nostro tocco della volta celeste corrispondeva a una nota musicale con sintetizzatore, che si mescolava al ritmo più acustico di sottofondo. Arte generativa dunque: dove le note, le immagini e i nostri impulsi e capricci ludici vanno di vari passo per costruire una melodia apparentemente omogenea.

Il merito del sound design è di Skillbard, team di compositori londinesi, a sua volta parte del collettivo Late Night Work Club. Nel complesso, quindi, tutta l'opera nasce da collaborazioni e dall'intrecciarsi di realtà piccole e comunitarie: incredibile che abbia una tale pulizia formale e unitarietà. Non resta dunque che aspettare la release definitiva, una volta che il Big Bang finirà.

Avatar di Antonino Fiore
Antonino Fiore: Classe 1993, in squadra dal 2018. Ha scoperto i videogiochi con i floppy dell’Amiga e da allora vive, sbalzato temporalmente, una generazione indietro. Dalle avventure grafiche agli horror, è un accanito retrogamer e un vorace escapista. Con gli anni ha realizzato d’essere, più che altro, un semplice Homo Ludens. Megaman e Suikoden sono i suoi punti deboli.
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