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Geralt di Rivia: un protagonista disabile

"Non ho smesso di pensare a questa questione".

"[Geralt] notò che Regis lo stava fissando intensamente. 'Quella è una ferita fresca?'

"'In realtà no. Ma mi sta tormentando. Hai qualche erba in grado di alleviare il dolore?'"

- Il Battesimo del Fuoco di A. Sapkowski, pp.128

Geralt di Rivia è una persona disabile.

È sempre interessante vedere come le persone reagiscano a questa affermazione, soprattutto i fan, e ho ricevute alcune di queste reazioni quando una discussione che ho creato è diventata virale su Twitter.

Geralt è diventato un'icona fantasy tanto amata specialmente dopo il successo di The Witcher 3: Wild Hunt di CD Projekt RED e della serie The Witcher targata Netflix, ma ogni volta che pensiamo a lui le nostre menti vanno istantaneamente al rude ma adorabile cacciatore di mostri dei videogiochi. Ora, sull'onda della premiata serie TV sentivo fosse importante alzare la voce riguardo la mia personale esperienza con i romanzi di Sapkowski e magari attirare l'attenzione su ciò che è stato tralasciato nel corso degli anni spesi a rivisitare la storia di Geralt.

Sono una persona con disabilità e lavoro professionalmente come consulente su questioni legate alle disabilità, come sensitivity reader (professionisti che analizzano scritti non ancora pubblicati per scovare inaccuratezze culturali, ndR), scrittrice e designer per giochi di ruolo da tavolo e altri media. Ho iniziato a mostrare sintomi a 12 anni e la mia infanzia è stata una di quelle caratterizzate dalla difficoltà di 'integrarsi', non essendo in grado di fare cose che riuscivano ai miei amici. Sono cresciuta sola e arrabbiata, sentendo che nessuno capisse il mio dolore cronico o che fosse interessato ad esso. Fu a 20 anni che mi imbattei nei romanzi di Sapkowski dopo aver visto alcuni amici giocare a e parlare di The Witcher 3 e diventai rapidamente una fan accanita sia dei libri che dei videogiochi.

Quando arrivai al romanzo Il Tempo della Guerra e Geralt rimase ferito gravemente iniziai inconsciamente la mia strada verso l'accettazione e la pace. Per quanto guarito dalle acque magiche della Foresta di Brokilon, Geralt continuò a lamentare costantemente dolori a ginocchio, anca e gomito.

Improvvisamente ero affascinata.

Diversamente da altri romanzi fantasy, in cui il cliché della magia che elimina qualsiasi malattia, ferita o disabilità è dilagante, la cura che Geralt ha ricevuto non ha negato né sminuito il suo infortunio. Ha iniziato ad affliggerlo sul lungo periodo e ha dovuto imparare a compensare e ad accogliere la sua appena scoperta disabilità. Gli ha richiesto del tempo, era arrabbiato e frustrato con se stesso e con il mondo e questa situazione lo ha spinto a sfogarsi anche sugli amici.

In quel momento mi resi conto che era come me.

È il lungo percorso di Geralt per accettare la sua disabilità che mi ha aiutato ad accettare la mia. Più e più volte è stato mostrato di essere ancora capace, forte e di avere un valore come persona, tutte cose inusuali nella rappresentazione della disabilità con cui avevo interagito prima e che viene proposta molto spesso ancora oggi. Questo non significa che i libri siano perfetti nella loro rappresentazione (l'insulto "storpio" viene usato in abbondanza come se nulla fosse) ma hanno perfettamente catturato e rappresentato la mia esperienza personale, un'esperienza fatta di rabbia e discriminazione interiorizzata verso i disabili.

Quando ho creato la mia discussione, sapevo perfettamente di essere in procinto di scoperchiare il vaso di Pandora. La disabilità è ancora ampiamente non accettata, non solo nei media ma anche nella società e in larga parte ho ricevuto la reazione che mi aspettavo.

"Geralt non è disabile".

"Questo tipo di demagogia deve finire".

"In realtà Fringilla Vigo lo ha risanato in La Signora del Lago quindi non è disabile". (Un punto che ho già smentito su Twitter, spiegando che Geralt ha delle disabilità canoniche che vanno al di là del suo ginocchio e gomito. Cose come la sterilità, il grave trauma mentale, la bassa tolleranza all'avvelenamento dovuta all'abuso di pozioni, il danno ai nervi causato da vecchie ferite e cicatrici. La parola "healed" (guarito), non va confusa con la parola "cured" (curato). Non hanno lo stesso significato.)

All'improvviso, io venni tacciata di "rovinare" The Witcher perché sottolineavo disabilità scritte da Sapkowski che i videogiochi sceglievano in larga parte di ignorare. Ho avuto persone che mi prendevano in giro affermando che la "disabilità nei videogiochi non avrebbe funzionato", non sapendo riconoscere che il protagonista del videogioco di Mad Max usava un tutore per le gambe e camminava zoppicando. La disabilità "non funziona" nei media perché in un campo largamente dominato da persone "normodotate" a nessuno interessa provarci o assumere professionisti con disabilità che potrebbero lavorare per farla "funzionare".

Mentre sono felicissima per la risposta della showrunner della serie Netflix, sono anche estremamente nervosa. L'industria televisiva e cinematografica non ha i precedenti migliori quando si tratta di rappresentazione della disabilità, nella peggiore delle ipotesi siamo rappresentati come cattivi, nella migliore come creature di cui avere pietà piuttosto che come esseri umani. Per quanto abbia fatto chiaramente la mia offerta come consulente professionista in ambito disabilità (che attualmente sta lavorando sull'RPG cartaceo di The Witcher di R. Talsorian Games) , non posso alimentare troppo le mie speranze sul fatto che ne ingaggeranno davvero uno. Spesso l'industria fa per conto proprio pensando che la disabilità sia qualcosa di "facile" da rappresentare e come risultato riceviamo invece una grossa dose di abilismo.

Spero con tutto il cuore che Netflix e il team di The Witcher coinvolgano un consulente per aiutarli a catturare una parte così importante e sensibile del personaggio di Geralt. Sono stata presa in giro, ridicolizzata e accusata di essere "eccessivamente critica" e di "non essere una vera fan". Ma le persone hanno dimenticato per strada su cosa si incentrasse davvero il mio thread: mi hanno vista definire Geralt una persona con disabilità e sono arrivati cercando scuse per rimuovere ancora una volta quella parte della sua identità, esattamente come hanno fatto i videogiochi.

Ma è importante che riconosciamo il fatto che Geralt sia un protagonista con disabilità e smettiamo di cancellare quella sua parte. Dovremmo farci avanti per rappresentare e gestire quella parte della sua storia in maniera corretta, esplicita e sensibile. Perché la fuori ci sono persone con disabilità che in questo momento hanno bisogno di sapere che non sono sole nel loro dolore e nelle loro esperienze. Persone che hanno bisogno di sapere che sono ancora individui con un valore e una vita. Persone che hanno bisogno di rappresentazioni positive.

Persone che hanno bisogno di qualcuno come Geralt di Rivia.

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Sara Thompson

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