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Ghost Pirates of Vooju Island

Pirati e rum ma senza scimmie...

Entrando invece in una disamina maggiormente tecnica, prendiamo nota che l’interfaccia ricalca ancora una volta lo stile di Monkey Island 3, come già visto con il precedente lavoro della casa californiana: per ogni oggetto avrete quindi a disposizione tre alternative (toccare/usare, esaminare e parlare), che riassumono alla perfezione tutte le azioni di cui avrete bisogno.

L'inventario è anch'esso retaggio dei precedenti lavori di Autumn Moon, con una struttura a scomparsa che memorizza gli oggetti ritenuti più interessanti per poi utilizzarli una volta trovata la loro giusta ubicazione; la cosa non dev’essere certamente presa sottogamba, visto che la maggior parte degli enigmi, considerate le poche locazioni con cui avrete a che fare di volta in volta, si incentreranno proprio sulla loro combinazione, delegando quindi la maggior parte dei vostri sforzi nell'indovinare quale sia l'incastro corretto.

Il comparto grafico invece non fa altro che rimarcare l’attenzione posta dalla casa di Tiller nel tratteggiare con la dovuta cura gli scenari, riprodotti con un 2d che sebbene sappia forse di antico, riesce ancora una volta a donare una magia irraggiungibile dalle moderne tecniche di animazione.

Il 2d è sempre il 2d...

Anche i modelli in 3d dei personaggi beneficiano poi di tale attenzione, confermando così che un budget non stellare può portare comunque a risultati di tutto rispetto; peccato che tali buone parole non possano essere spese anche per le scene di intermezzo, tanto che a volte rispetto al giocato vi sembrerà di assistere a filmati in bassa definizione. Un curioso paradosso considerando quanto avviene solitamente, ma tant'è.

Dove Ghost Pirates ha però una vistosa caduta di tono è nella verbosità di un gioco che a volte perde un po' del suo mordente all'interno di linee di dialogo che, per qualche misterioso motivo, non possono essere saltate: una scelta sinceramente disarmante che risulta incomprensibile, specialmente pensando all'offerta media nel panorama delle avventure grafiche.

Fortunatamente gli scambi fra i personaggi o le loro riflessioni sono il più delle volte delle frecciate precise condite dalla giusta dose di ironia e, salvo rare occasioni, non vi troverete a maledire in maniera anonima questi crudeli sviluppatori. Detto ciò, a Tiller manca ancora però la giusta amalgama fra azione e narrazione, nonostante a onor del vero sia stato fatto qualche passo incoraggiante.

Riprendere il possesso dei propri corpi sarà il vostro primo grosso obiettivo.

Di contro il sonoro e il doppiaggio (purtroppo rigorosamente in Inglese) mi hanno quasi commosso, con addirittura un paio di tracce audio che, come ad esempio quella che accompagna l'introduzione, non hanno niente da invidiare a produzioni più blasonate, comprendendo in questo insieme anche il cinema.

Bill Tiller, dopo la buona prova di A Vampire Story, decide quindi di riprovarci utilizzando una tematica delicata all’interno del variopinto mondo dei videogiochi: i pirati e i fantasmi sono infatti roccaforti del periodo classico delle avventure grafiche e il loro coinvolgimento all’interno di una storia dai forti contorni voodoo, è un azzardo che può essere considerato tutto sommato vinto.

Peccato per alcune pecche di design e nella composizione degli enigmi, raramente indimenticabili: in generale è evidente un’aria da “lavori in corso” nella costruzione del gameplay, quasi che si attenda il riscontro del pubblico per intraprendere in maniera decisa una strada al momento solo abbozzata.

Speriamo quindi che Vooju Island ottenga il successo atteso, così che possa rilanciare le sue carte con un probabile seguito, forte delle basi gettate in questo episodio: piratesco.

7 / 10

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Roberto Bertoni

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Proveniente dalla ridente Brianza, è cresciuto a pane e Amiga. Ama inoltre in maniera viscerale il retro, ma solo videoludico. Piatto preferito: pollo con la carrucola in mezzo.

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