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Global Game Jam 2011

Appunti, cronache e aneddoti dalla tappa veronese.

"Non esiste mestiere più bello dello sviluppatore di videogame". Ammettetelo, quante volte l'avete detto, magari osservando i titoli di coda del vostro gioco preferito?

Quante volte avete sognato di essere pagati per fratturarvi le dita delle mani in sessioni di bug-hunting a Guitar Hero, per valutare se la BFG del nuovo Quake è abbastanza Big e F.. per i vostri scopi o, infine, per scrivere le battute degli indomabili Raving Rabbids?

Cosa sareste disposti a fare, pur di trasformare la vostra passione più grande nel vostro lavoro?

Meglio non correre troppo con la fantasia e, soprattutto, con l'ottimismo. Certo, l'obiettivo è allettante e foriero di molteplici soddisfazioni, ma la strada per raggiungerlo è costellata di difficoltà.

Gli effetti inattesi di 48 ore di programmazione, rinchiusi in una stanza universitaria...

Non ci credete? Provate a chiederlo ai 60 jammers (incluso chi vi scrive) che lo scorso weekend hanno preso parte alla terza edizione della Global Game Jam, tenutasi presso la facoltà di Scienze dell'Università di Verona. Un esercito di ragazzi armati di sogni e ambizioni, accomunati dal profondo amore per il videogioco e, più di ogni altra cosa, pronti a passare un intero weekend in bianco (o quasi) su documenti di design, tastiere e Photoshop.

I meno esperti dell'underground indie, così come i casual gamer più giovani, si chiederanno cosa sia questa Global Game Jam. Trattasi di un evento internazionale, ideato e tenuto in vita da volontari appartenenti a IGDA (International Game Developer Association), che nasce nel 2009 e che ogni anno permette a migliaia di giocatori, stipati nelle principali università del mondo, di creare un videogioco nell'arco di sole 48 ore.

I partecipanti, suddivisi in gruppi di lavoro spontanei, sono chiamati a realizzare demo giocabili più o meno complesse relative a uno specifico tema, il cui annuncio sancisce ufficialmente l'inizio dei lavori. Non c'è ombra di competizione all'interno della Jam, che anzi favorisce non solo le meccaniche di gruppo tra compagni di squadra ma addirittura la collaborazione e la "contaminazione di idee" tra team differenti.

Una Xbox 360 sullo sfondo con tanto di proiettore: l'ancora di salvezza per gli irriducibili sviluppatori della notte.

Tema di questa edizione, tenuto gelosamente segreto dagli organizzatori nonostante i tentativi di malcelata corruzione da parte dei concorrenti più "spavaldi", è l'estinzione: un soggetto non certo raro nell'universo dei videogame (mai sentito parlare di Lemmings e Popolous?) e, proprio per questo, capace di solleticare il genio malato di designer e soci alla ricerca di concept innovativi da realizzare entro l'impietoso tempo di gara.

E se da quest'ultimo andiamo a sottrarre pause di varia natura (siamo pur sempre esseri impotenti di fronte alla fisiologia), brevi momenti di relax per i jammers più viziosi e, se possibile, pisolini di almeno un paio d'ore in comodi sacchi a pelo, la tanto temuta deadline non sembra più così lontana.

L'avventura dei jammer ha inizio con un video di Gordon Bellamy, patron di IGDA, che fornisce una rapida carrellata sulla mission e sui numeri di Global Game Jam per poi passare la palla a Keita Takahashi (game designer della serie Katamari) e al nostro Paolo Pedercini (Molleindustria), impegnati in due brevi filmati motivazionali e ricchi di consigli su come affrontare la tanto attesa sfida. Sono le 18.00 di Venerdì 28 Gennaio, l'adrenalina scorre a pieni flutti nelle vene e tutto è pronto, partecipanti inclusi: let's jam!