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Hell Fest - recensione

Per me si va nella città dolente…

Fin dai primi fotogrammi ci si chiede se si sentiva il bisogno di un altro assassino mascherato, nel mondo dell'horror. Pare che non se ne possa fare a meno, come non bastassero le riprese dei personaggi storici (Ghostface, Michael Myers, Jason Voorhees e, per estensione Leatherface, il killer di So cosa hai fatto e pure, perché no, Il fantasma dell'Opera).

Sarà per mancanza di fantasia o semplicemente per omaggio/citazione/nostalgia dei vecchi tempi d'oro dell'horror, i gloriosi e sempre rimpianti anni '70/80. Ma le maschere inquietano sempre, come ben sanno i fan di Pennywise e i cultori della serie di film The Purge.

Nella solita cittadina di provincia, un gruppetto di adolescenti dalle consuete tipologie (la saggia, la frivola, l'imprudente, l'innamorato, lo sciocco, l'allegrone), sciama lietamente in un parco di divertimento dell'orrore in occasione di Halloween (inevitabile pensare a Il tunnel dell'orrore di Tobe Hooper dell'81). Si spaventeranno molto più del previsto e per quasi tutti sarà l'ultima volta.

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Perché nel parco, favorito dalla particolare, favorevole situazione, si aggira un efferato serial killer, mascherato come tanti spettatori e come i molti figuranti che vivacizzano le attrazioni. L'uomo ammazza con gli attrezzi che trova a portata di mano, del tutto invisibile nella massa di ragazzi scatenati. E la morte en plein air sembra solo una ben riuscita messa in scena. Finalino spiritoso, dallo humor nerissimo.

Se ogni tanto si parla di divertimento ignorante, allora questo Hell Fest è un horror "ignorante" che magari non entrerà nella storia ma che assicura i suoi sobbalzi, pur ottenuti con metodi platealmente brutali.

Dopo una prima parte che nella sua convenzionalità un poco annoia, perché si prevede lo sviluppo passo dopo passo (gli scambi di battute fra i personaggi e l'intreccio della trama sono a basso grado d'interesse), il film decolla poco alla volta nella progressiva mattanza dei ragazzi, tutti adeguatamente sciocchi e pertanto meritevoli di fare una bruttissima fine, come prevedono i canoni di genere.

Brooke ha capito che il posto non è divertente.

E si salva per l'elementare ferocia dell'azione e soprattutto per l'originalità della scenografia. Perché il parco dei divertimenti è davvero un luogo labirintico e angosciante, dove nei capannoni a tema succedono cose inquietanti, complici anche le terrorizzanti comparse in carne ed ossa, dove i ragazzi, braccati dal mostro, sono facili prede.

Gli ambienti "di paura" ricreati con maschere, travestimenti e trovate scenografiche degne di nota, materializzano un universo di sevizie e mostruosità davvero originale (opera di Michael Perry), versione enhanced di tutti i baracconi visitati da ogni spettatore almeno una volta nella vita, i tunnel della paura, le case dell'orrore, i castelli infestati dei tanti Luna Park.

Due dei ragazzi stanno cominciando a capire ccosa li aspetta.

Del resto al lavoro sul film c'è un sacco di gente di tutto rispetto, e si nota. Dirige Gregory Plotkin, promettente "affiliato" alla Blumhouse, lunga carriera da montatore in film come Game Night, Get Out - Scappa, la serie Paranormal Activity di cui ha diretto l'episodio Dimensione fantasma nel 2015. E fra i produttori c'è un nome storico, nientedimeno che Gale Anne Hurd, personaggio di spessore, negli anni formativi assistente di Roger Corman, ex moglie di James Cameron e poi di Brian De Palma, attivissima come produttrice di serie tv, fra cui The Walking Dead e adesso l'originale Lore.

Nel cast, fra i ragazzi visti qua e là in qualche serie ma senza farci troppo caso (la protagonista Amy Forsyth in The Path, e poi Reign Edwards, l'amica fidata, in MacGyver e Snowfall, un'altra, Bex Taylor-Klaus, nella serie Scream), compare in un cameo il mai dimenticato Tony Todd (Candyman), garanzia che se qualcosa di brutto deve succedere, succederà.

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A proposito dell'autore

Giuliana Molteni

Contributor

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