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History of Swear Words - recensione

Quando la parolaccia è liberatoria...

C'è un'attività che probabilmente in questi lunghi mesi di epidemia ci ha accomunati: dire parolacce orribili, imprecazioni accorate al variare della nostra situazione (e non parliamo mai di occasioni davvero drammatiche).

Arriva quindi a puntino la serie Netflix intitolata History of Swear Words, nella quale, condotti da un impeccabile Nicola Cage in veste simil-scienziato di Oxford, verremo edotti sulle origini delle più note parolacce della lingua anglosassone, apprendendone origini (storiche o fantasiose), vero significato e uso appropriato. Perché nei secoli molte cose sono cambiate e comunque nel pronunciare ogni parola conta l'intenzione e da chi viene detta e a chi.

Accompagnati da un gruppetto di noti personaggi dello spettacolo americano, di diverso colore e varia sessualità (molte facce note), e da altrettanti divertiti esperti di linguaggio e comunicazione, verremo anche a conoscenza della classifica degli attori che hanno detto più fuck nella loro carriera (sulla fiducia, potremmo mai controllare?), con esemplificazioni pratiche sulle circostanze in cui dare della "bitch" a una donna (o anche a un uomo) sia più o meno accettabile. Sapremo anche che a causa del famigerato Codice Hays, nel 1939 Clark Gable ha rischiato di non poter dire la sua più celebre battuta conclusiva.

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Passeremo anche dall'uso sboccato che hanno fatto di queste parole il rap e l'hip hop alle rivendicazioni dei movimenti femministi. E capiremo perché (comprensibilmente) il nome Richard ormai sia fra i meno usati.

Ci siamo spesso interrogati sulla genesi delle parolacce, che sono spesso legate a faccende sessuali (in Italia, paese a maggioranza cattolico, anche a questioni religiose, molto più che nei paesi anglosassoni), e ci sembra che noi abbiamo una maggiore ricchezza, più sfumature adatte a più occasioni. Ma alcune cose sono davvero simili nelle due lingue: ad esempio il più sfruttato insulto nei confronti di una donna è legato alla sfera sessuale, mentre altrettanto non si può dire per gli uomini.

History of Swear Words è un excursus veloce, sei episodi di venti minuti ciascuno, dedicato a sei termini ben noti come fuck, bitch, shit, dick, pussy, damn. Co-prodotto da Will Ferrel e Adam McKey (gente che per un certo genere è una garanzia), è un lungo documentario spassoso e anche coraggioso, in tempi come i nostri in cui solo riferire una parolaccia detta da qualcun altro può costare il pubblico ludibrio, se non l'ostracismo sociale.

Indovinate cosa sta dicendo?

E poi come rinunciare a godersi un compassato Cage, che con aplomb accademico ci intrattiene con voce grave, muovendosi composto in un elegante studio con le pareti in legno scuro foderate di tomi scientifici, mentre nel caminetto scoppietta un bel fuoco e su un tavolino a fianco della dottorale poltrona fa bella mostra di sé una bottiglia di cristallo piena di brandy?

Senza dimenticare però di esibirsi anche lui in un fuck da manuale, swear word che appunto in questo periodo chissà quante volte avremo pronunciato nel suo corrispondente termine italiano. Perché se ci viene spesso detto che dovremmo ridere almeno dieci minuti al giorno per stare meglio, anche tirare una bella imprecazione ogni tanto male non fa.

La serie è distribuita da Netflix in Inglese con sottotitoli, per la palese impossibilità di traduzione. Solo per fare un esempio, se fuck si poteva rendere con la nostra parola con due zeta, come si sarebbe poi tradotto dick, che ha ben altra valenza?

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A proposito dell'autore

Giuliana Molteni

Contributor

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