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Il 2015 di Xbox - editoriale

Un anno da manuale, ma adesso bisogna innovare ancora.

Forse è ora che tutti noi archiviamo nel cassetto una questione e smettiamo di parlarne: il terribile lancio di Xbox One ha avuto un enorme effetto sul futuro della console di Microsoft, ma è avvenuto ormai due anni fa ed è dunque un capitolo chiuso. Talmente chiuso che gli attuali manager di Xbox possono parlarne apertamente, magari con un sorriso sulle labbra e con un'incredula alzata di spalle. Per quanto riguarda la situazione attuale, dal punto dei vista dei gamer, tutto è completamente diverso rispetto ad allora.

Il controverso sensore di movimento Kinect è un accessorio opzionale (e dimenticato: andando a memoria, non mi viene in mente un singolo titolo rilasciato quest'anno che lo utilizzi). La console è competitiva con PS4 sia dal punto commerciale che da quello tecnico, è disponibile a prezzi contenuti in bundle piuttosto interessanti ed ha rapidamente creato una libreria di eccellenti titoli, ben ottimizzati. Gli utenti di Xbox Live possono contare su un servizio affidabile e colmo di benefici. Non ultimo, il nuovo Halo è finalmente uscito.

Da quando il nuovo boss Phil Spencer ha preso le redini del progetto, circa un anno e mezzo fa, l'Xbox sembra nuovamente una piattaforma gestita dai gamer per i gamer. Nel corso del 2015, Spencer non ha sbagliato quasi nulla, contenendo il più possibile i danni della gigantesca inversione a "u" iniziale e riportando la situazione alla normalità.

Mi chiedo perché Might & Magic: Clash of Heroes non abbia una posizione centrale in quest'immagine.

Ovviamente, la prima metà dell'anno è stata piuttosto piatta in quanto a titoli Xbox esclusivi: per un po' è sembrato che le release più attese, spesso poi rivelatesi deludenti, fossero dei semplici tentativi di rattoppare lo "strappo" causato dalla Master Chief Collection. Ma l'Xbox One è lentamente diventata una piattaforma sempre più interessante e attraente per quanto riguarda il gaming. Prima è arrivato lo splendido scaricabile Ori and the Blind Forest, poi l'interessante iniziativa di Forza Horizon 2 Presents Fast & Furious. Il progetto Games with Gold ha eguagliato e poi, a detta di molti, sorpassato il PlayStation Plus come qualità dell'offerta, affiancando indie come Massive Chalice a nomi più noti come Metal Gear e Tomb Raider. La decisione di Sony di non accogliere il programma EA Access, che a fronte di un pagamento mensile offre una libreria di titoli recenti dell'azienda oltre a demo delle future release, ha dato infine un ulteriore vantaggio all'ecosistema Xbox.

Poi, all'E3 di giugno, Phil Spencer ha lanciato un'operazione mirata a ricostruire la fiducia dei fan storici di Xbox, annunciando la retro-compatibilità con la vecchia 360. Il lento rilascio di titoli supportati ha innescato qualche critica, ma a nostro giudizio si tratta di polemiche non giustificate: il progetto è infatti molto ambizioso a livello tecnico, ed è offerto ai gamer in modo del tutto gratuito. Si tratta di un'offerta onesta, generosa e positiva, che surclassa quanto offerto dalla concorrenza (e ci consente di giocare ai nostri Hexic, Clash of Heroes e Pac-Man Championship Edition senza dover ricollegare l'Xbox 360).

L'annuncio della retro-compatibilità è stato la ciliegina sulla torta dell'E3 di Microsoft, ma non è bastato. Sony ha generato ben più scalpore con una serie di annunci romantici ma odoranti di vaporware: non abbiamo idea di quando giocheremo The Last Guardian, Shenmue 3 o il remake di Final Fantasy VII, ma probabilmente non nel 2016, e in alcuni casi non è ancora detto che lo faremo mai. Spencer, invece, ha fatto promesse sostanziali (al di là del miraggio di HoloLens): retro-compatibilità e programma early access entro la fine dell'anno; una serie di buoni titoli per il 2015 e altri ancora migliori per il 2016; infine la riabilitazione del più blasonato sviluppatore first party di Microsoft, quella Rare finalmente al lavoro su un titolo ambizioso come Sea of Thieves.

Phil Spencer sul palco all'E3 2015, ad annunciare la 'migliore line-up di giochi nella storia di Xbox'.

Grazie a queste solide basi, Microsoft ha affrontato la fine dell'anno con determinazione e sicurezza. PlayStation 4 ha continuato a vendere più di Xbox One, ma Sony ha faticato (e fatica ancora) ad offrire una ricca line-up di prodotti first-party, con molti dei suoi titoli ancora arenati in fase di sviluppo. Xbox non ha avuto di questi problemi: Forza Motorsport 6, Halo 5, Rise of the Tomb Raider e il remake di Gears of War sono tutti usciti nei tempi, rivelandosi ottime produzioni. L'unico vero inciampo è stato la release della nuova avventura di Lara Croft nella stessa finestra in cui è uscito anche Fallout 4, uno scontro tra titani che non c'era speranza di vincere. Ironicamente, sembra che Rise of the Tomb Raider avrà più chance di brillare sul mercato quando verrà rilasciato su PC e PS4, diversi mesi dopo la release esclusiva per Xbox One.

Ciò nonostante, nel complesso è comunque stato un anno da manuale per Xbox. Eppure, nonostante tutte le mosse azzeccate, Microsoft non è riuscita a recuperare il terreno perso nei confronti di PlayStation 4 in termini di vendite, lasciandosi soffiare accordi di marketing come Call of Duty, Destiny e Star Wars Battlefront. A fronte di una simile situazione, non sorprende che l'azienda sia sempre meno disposta a rilasciare dati di vendita precisi e concreti. D'altronde, a meno che l'Xbox One non sia un disastro delle proporzioni del Wii U o del Dreamcast (e certamente non lo è), cosa può importare a tutti noi dei numeri?

Il problema più grande, a mio giudizio, è che l'attuale gestione della piattaforma, nel tentativo di recuperare l'immagine di macchina da gioco "classica" nei confronti dei gamer, ha adottato una posizione in qualche modo conservatrice. Si tratta di una scelta comprensibile, ma forse poco fruttuosa. Un'esecuzione da manuale è una spada a doppio taglio: funziona sicuramente, ma al tempo stesso elimina ogni occasione di sorpresa e innovazione. Non a caso, a fine anno è uscito un tris di super-esclusive che però non sono riuscite a fare sfaceli come i loro altisonanti nomi avrebbero suggerito.

La nuova dashboard, rilasciata a novembre, è un'opportunità persa: risulta ancora poco fruibile e l'esperienza nel complesso è meno piacevole di quanto dovrebbe.

Forza 6 ha semplicemente corretto gli errori di Forza 5, Rise of the Tomb Raider è un titolo ben realizzato ma al tempo stesso generico, e Halo 5 ha solo in parte prestato fede all'ingombrante reputazione della serie. A questo punto, è opportuno chiedersi: le esclusive first-party tripla-A riescono ancora a vendere una console? Non abbiamo alcun esempio recente di un simile fenomeno. La strategia di Sony di inseguire il plauso di gamer e critica con titoli più esotici come Bloodborne e No Man's Sky, lasciando che siano gli sviluppatori third-party a fare il lavoro pesante con i blockbuster, comincia a mostrare tutto il suo senso, per quanto possa essere nata in modo più o meno accidentale.

Fortunatamente, ci sono tutte le ragioni per ritenere che anche Microsoft se ne accorgerà. Oltre ad un nuovo Gears of War, la line-up di future esclusive Xbox One conta un nuovo episodio di Crackdown (molto interessante dal punto di vista tecnico) ed una serie di titoli originali, alcuni dei quali piuttosto particolari: Below, Cuphead, Inside, Scalebound, Quantum Break, Recore e infine Sea of Thieves, che non solo promette un ritorno alla grande di Rare, ma suggerisce anche un futuro al di là del mondo console per il brand Xbox, dal momento che consentirà il cross-play con i PC Windows. Pur dovendo spingere innanzi tutto la sua console, infatti, nel corso del 2015 Spencer non si è tirato indietro dal promuovere anche la piattaforma di Windows 10: un intelligente atteggiamento a fronte di un futuro che può riservare di tutto.

Alla fine dei conti, l'Xbox One ha sicuramente scontato il suo "peccato originale": Spencer e il suo team hanno riguadagnato la nostra fiducia. Adesso è ora per Microsoft di spingere nuovamente sul pedale dell'innovazione, come ha fatto con tanto successo con le sue prime due console. Per fortuna, ci sono tutti i segnali che è proprio questo che il 2016 ci riserverà.

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Oli Welsh

Contributor

Oli was Eurogamer's MMO Editor before a seven-year stint as Editor. He worked here for a colossal 14 years, shaping the website and leading it.

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