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Medal of Honor

Storie di single player.

La sequenza scriptata è semplice ma efficace. Mentre cerchiamo faticosamente di tenere il mirino sui bersagli i nostri compagni di squadra Patterson, Hernandez e Ybarra ci incoraggiano in continuazione e ci forniscono indicazioni appena rilevano un contatto visivo con il nemico.

Con i bersagli segnati, tutto quello che resta da fare è aspettare l'arrivo della cavalleria, che infatti non tarda. Un'esplosione sorda e poi il silenzio, mentre l'aria si riempie di polvere e fumo e gli aerei scompaiono nuovamente all'orizzonte. Avete bisogno di un altra incursione, chiede il quartier generale alla radio? Negativo, per oggi basta così. "Non voglio mai più trovarmi così vicino al nemico", commenta un Ranger mentre riacquista piena consapevolezza di sé.

Ora i Ranger scendono con estrema cautela verso la nuova zona di atterraggio. Non vogliono correre rischi, e prima di proseguire decidono di ripulire due piccoli edifici che appaiono decisamente sospetti.

Prendiamo posizione fuori dalla porta. La meccanica, almeno nella realtà virtuale, è ben nota: un soldato da ogni parte dell'ingresso, un altro abbatte la porta, mentre il protagonista si prepara a rovesciare fiumi di piombo nell'interno dell'edificio. Ma all'improvviso squilla il telefono. e questo potrebbe essere un problema.

I compagni trascinano violentemente il protagonista al riparo, proprio nell'istante in cui la copertura si disintegra sotto la forza d'urto di un'esplosione. Il kevlar ha assorbito l'impatto, ma c'è altro di cui preoccuparsi, considerato che dozzine di combattenti nemici stanno scendendo dalle colline adiacenti.

L'azione raggiunge livelli di adrenalina assoluta. Gli RPG tracciano solchi sul fango della capanna nella quale si rifugia il protagonista e ondate di nemici arrivano da tutte le direzioni. Il supporto aereo non è più disponibile, poiché gli F.15 hanno quasi esaurito la scorta di carburante. Gli eventi prendono una piega drammatica: i Ranger stanno chiedendo supporto a quelle stesse unità alle quali avrebbero in realtà dovuto garantirlo ripulendo la zona di atterraggio. Mentre le munizioni iniziano a scarseggiare, diciamo loro di non preoccuparsi più.

All'improvviso spuntano dal nulla gli elicotteri Apache, pronti a riversare il loro carico di morte con mitragliatori pesanti e razzi. Riusciamo ad allontanarci dalla zona calda del conflitto, tanto da poter guidare il fuoco degli Apache verso il nemico in tutta sicurezza.

A questo punto Medal of Honor mostra un altro lato del conflitto, il cameratismo. Tra una serie di battute che nascono più che altro dallo scampato pericolo ci ritroviamo a bordo di un Apache; mentre maneggiamo una mitragliatrice fissa cerchiamo di eliminare gli operatori che stanno devastando l'area con i mortai.

Quando i dialoghi accattivanti non riescono a trascinarci nel mezzo dell'azione, è la tecnologia stessa a farlo. I mitraglieri sono in grado di vedere a centinaia di metri di distanza e possono eliminare gli operatori nemici senza che questi si accorgano della nostra presenza. Appena visualizziamo un bersaglio ci prepariamo a eliminarlo tenendo premuto un pulsante in modo da far caricare una barra: dopo un paio di secondi i missili Hellfire iniziano il loro viaggio di morte.

Successivamente ci troviamo invischiati in una lotta senza quartiere in un villaggio ai piedi di una collina che il quartier generale aveva dichiarato sicuro. Danzando tra le montagne, l'elicottero evita gli RPG prima di far piazza pulita scaricando i missili sui nemici.